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Aleteia tra i rifugiati siriani appena arrivati a Roma

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Aleteia edizione araba/Wael Salibi

Wael Salibi - Aleteia - pubblicato il 19/04/16

Accolto in Italia da Papa Francesco, Rummy sogna la pace e un ritorno in patria

Il Centro di Sant’Egidio di Roma ha ricevuto tre famiglie arrivate con Papa Francesco dopo la sua visita in Grecia. Giornalisti, famiglie italiane e volontari della Comunità di Sant’Egidio hanno fatto di tutto per farli sentire ben accolti, con petali di fiori e uno striscione con su scritto, in italiano e in arabo: “Benvenuti in Italia”.

Uno dei piani del centro, che si trova a Trastevere, è stato designato interamente a dimora delle famiglie siriane. Il centro ha contribuito a preparare piatti siriani per il pasto serale.

Rummy è uno di questi rifugiati. Proviene dalla regione di Deir el-Zor, attualmente controllata dallo Stato Islamico. Insieme a lui anche la moglie e i tre figli, giunti con l’aereo che ha riportato a Roma il Papa. Aleteia ha avuto un breve ma intenso dialogo con lui, dopo il suo arrivo.

Quando e come sei arrivato in Grecia?

Siamo arrivati in Grecia 50 giorni fa, via mare. Ci siamo registrati tramite un’associazione specializzata nell’assistenza per chi è dislocato. Quando ci è stato detto che 10 persone sarebbero state invitate a tornare con Papa Francesco, hanno registrato i nostri nomi e siamo partiti con lui.

Hai avuto modo di parlare con il Papa?

Papa Francesco è una persona davvero straordinaria e umile. Siamo andati subito d’accordo. Quest’accoglienza è stata fantastica. Siamo molto grati, e speriamo che il nostro paese possa presto vivere in sicurezza, in modo da poterci andare insieme a lui, in futuro.

Dove vivevi in Siria, e di quante persone è composta la tua famiglia?

La nostra famiglia è fatta di cinque persone: mia moglie, i nostri tre bambini, ed io. Vivevamo a Deir el-Zor, prima di fuggire in Turchia e poi in Grecia.

E invece il resto dei parenti è con te oppure è rimasto in Siria?

Sono ancora in Siria.

Cosa speri per il futuro?

Spero che presto la pace possa tornare in Siria, e se anche dovesse essere impossibile per noi tornare indietro, chiediamo ai governi europei di aiutarci a costruire un futuro migliore per i nostri bambini. I miei figli non vanno più a scuola. Mio figlio ha sempre sognato di diventare un dottore. Spero che realizzerà il suo sogno.

LEGGI ANCHE:I rifugiati sono “la carne di Cristo”. Nuovo appello di Papa Francesco

[Traduzione dall’inglese a cura di Valerio Evangelista]

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