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Gli evasori andranno in paradiso? Panama Papers, paradiso fiscale di ricchi e potenti

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Shutterstock/Jeff Wasserman

Ary Waldir Ramos Díaz - Aleteia - pubblicato il 05/04/16

Un'indagine globale denuncia l'evasione fiscale di leader mondiali, imprenditori e stelle del calcio

Un’indagine pubblicata da una coalizione internazionale di oltre 100 media spiega come politici, imprenditori, sportivi e altre persone famose utilizzino banche, aziende legali e imprese di facciata nei paradisi fiscali per nascondere le proprie ricchezze.

In pieno Anno della Misericordia, papa Francesco ha esortato alla conversione che “arriva alle tasche”, e questo fine settimana è stata diffusa un’indagine giornalistica internazionale sull’evasione fiscale, già nota come Panama Papers (documenti di Panama).

Secondo la BBC, i documenti mostrano legami con 72 Capi di Stato attuali e del passato, inclusi dittatori accusati di saccheggiare i propri Paesi.

“Il corrotto è colui che pecca e non si pente, colui che pecca e finge di essere cristiano, e con la sua doppia vita dà scandalo”, colui “che si lamenta per la scarsa sicurezza nelle strade, ma poi truffa lo Stato evadendo le tasse”, ha affermato papa Francesco nel libro-intervista “Il nome di Dio è misericordia”.

Parole che hanno un’eco attuale per via dello scandalo da prima pagina che fa tremare i clienti benestanti e potenti dello studio panamense Mossack Fonseca, una delle compagnie leader nel costruire imprese di facciata.

Si tratta di 11 milioni di documenti che stanno provocando scalpore nei mezzi di comunicazione tirando fuori la lista di ricchi evasori.

In modo diretto o indiretto sono coinvolti personaggi del calibro di Leo Messi, calciatore del Barcellona che ha annunciato denunce alla stampa spagnola, il Presidente argentino Mauricio Macri, che ha sminuito le accuse, l’infanta Pilar di Borbone, il Presidente russo Vladimir Putin, la famiglia del premier inglese David Cameron e del Presidente cinese, Xi Jinping, il re saudita e migliaia di personaggi famosi di varie nazionalità.

I documenti confidenziali di Mossack Fonseca sono stati ottenuti dal quotidiano tedesco Süddeutsche Zeitung, che ha condiviso la base dati con il Consorzio Internazionale dei Giornalisti d’Inchiesta (ICIJ, dalle iniziali in inglese), che a sua volta ha coordinato un’indagine con 370 giornalisti di 107 media in 78 Paesi.

Evasione fiscale, tra legalità e immoralità

L’evasione fiscale fa parte di una realtà al limite tra legalità e immoralità. A quanto sembra, il 30% della ricchezza di tutto il continente africano è stato depositato in conti offshore, e si calcola che circa 14 miliardi di dollari all’anno non entrino nell’erario.

Con queste risorse, potrebbero ottenere assistenza sanitaria gratuita, e con la cifra totale ogni bambino africano potrebbe andare a scuola.

In questo senso, un rapporto recente di Oxfam ha chiesto ai leader e alle organizzazioni mondiali di “definire regole immediate per impedire la sottrazione di risorse alla collettività attraverso l’uso di sofisticati meccanismi di evasione fiscale”.

Secondo l’organizzazione senza scopo di lucro, a uscire perdenti dall’evasione fiscale sono i cittadini del mondo.

Il miscuglio di delocalizzazione, evasione fiscale e fuoriuscita di capitali gioca contro la redistribuzione della ricchezza.

Il conto è pagato dai cittadini in generale e dai più poveri in particolare. A causa dell’evasione fiscale, mancherebbero per i servizi pubblici (scuole, ospedali, acqua potabile, cibo, infrastrutture, sviluppo…) 170 miliardi di dollari.

“Dopo dopo gli scandali Luxleaks e Swissleaks, l’inchiesta Panama Papers di International consortium of investigative journalists (ICIJ), che sta coinvolgendo trasversalmente nomi eccellenti del mondo della politica, bancario, finanziario, imprenditoriale, dello sport e dello spettacolo, getta nuova luce su subdole pratiche elusive e sulla pervasività degli abusi fiscali”, ha affermato la direttrice della campagna di Oxfam in Italia, Elisa Bacciotti.

Quanto costa aprire un’impresa per evadere le imposte?

Aprire un’impresa nel Registro Pubblico di Panama costa 350 dollari. 10.000 dollari è il capitale minimo.

Il primo beneficio è che non figura il nome del proprietario del denaro. Nei registri non appaiono gli azionisti, solo i direttori prestanome.

L’impresa nel paradiso fiscale può avere un conto bancario a Panama o all’estero. Costa 1250 dollari tra iter e consulenza. Aprire un’impresa di facciata nelle Isole Vergini Britanniche ha un costo di 900 dollari, più 400 dollari annuali.

E le opzioni sono ampie. Un evasore può aprire un’impresa internazionale che faccia rete con altre a Panama, nel Regno Unito, a Hong Kong, nelle Isole Vergini, in Lussemburgo o alle Seychelles.

Si perde così la cosiddetta “efficienza tributaria”, perché diventa difficile rintracciare i capitali. L’elusione si compie ugualmente attraverso servizi come la “rifatturazione” prestata dalle imprese nei paradisi fiscali, un altro modo per truffare lo Stato.

Legale ma immorale

“Il vero scandalo è che molti dei casi scoperti dall’ICIJ sono moralmente deplorevoli ma non illegali”, ha aggiunto la Bacciotti.

“L’illegalità è come una piovra che non si vede: sta nascosta, sommersa, ma con i suoi tentacoli afferra e avvelena, inquinando e facendo tanto male”, ha ricordato il papa nel suo incontro con il Movimento Cristiano dei Lavoratori, il 16 gennaio scorso.

Papa Francesco: “Peccatori sì, corrotti no”

A questo proposito, il pontefice ha toccato anche il tema attuale dell’evasione fiscale e della sua distanza dalla morale cristiana, perché come dicono gli antichi giuristi romani “non tutto ciò che è lecito è morale”.

“Peccatori sì, corrotti no”, chiede papa Francesco. Durante l’intervista con il giornalista Andrea Tornielli, il papa parla di una corruzione che scandalizza perché il corrotto fa della corruzione un’abitudine mentale, uno stile di vita.

E questo atteggiamento tocca vari ambiti: imprenditoriale, politico, giudiziario ed ecclesiastico. Francesco invita a distinguere tra peccatore e corrotto, visto che se il primo riconosce con umiltà di essere peccatore e chiede continuamente il perdono per potersi rialzare, il corrotto eleva la corruzione a sistema – diventa un’abitudine mentale, uno stile di vita.

Non è facile, osserva il papa, per un corrotto uscire da questa condizione per compiere una riflessione interiore. In genere il Signore lo salva attraverso grandi prove di vita, situazioni che non si possono evitare. E allora bisogna ribadirlo: “Peccatori sì, corrotti no!”.

[Traduzione dallo spagnolo a cura di Roberta Sciamplicotti]

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