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Ecco chi sono i profughi a cui il Papa lava i piedi

LAVANDA DEI PIEDI

R. Gino Santa Maria/shutterstock

Marinella Bandini - Aleteia - pubblicato il 24/03/16

Sono 8 uomini e 4 donne (cristiane) ospiti del C.A.R.A. di Castelnuovo di Porto. Tra loro anche una operatrice del Centro

Undici giovanissimi, con una vita già difficile alle spalle, segnata dalla fuga da paesi in cui la guerra e le persecuzioni sono pane quotidiano. Fedi diverse – islam, induismo, cristianesimo -, lingue e razze diverse, uomini e donne, ma un unico desiderio: la pace, a costo di abbandonare la propria terra e a rischio della vita. Sono profughi, sbarcati sulle coste italiane, ora ospiti del C.A.R.A di Castelnuovo di Porto (Roma) su cui Papa Francesco si china a lavare i piedi nella Messa “in Coena Domini”, inizio del Triduo pasquale. La dodicesima è una operatrice del Centro. Lo rende noto il Pontificio consiglio per la Nuova Evangelizzazione. Tre sono i musulmani che partecipano al rito: Sira, 37 anni, viene dal Mali, ed è giunto in Italia da meno di due anni, dopo essere passato per il Niger e la Libia. Mohamed, che oggi compie 22 anni, è in Italia da appena due mesi. È nato in Siria, terra dalla quale è scappato varcando i confini della Libia fino ad approdare a Lampedusa lo scorso 11 gennaio. Il terzo è Khurram, un ragazzo di quasi 26 anni. Per raggiungere l’Italia ha attraversato otto paesi: è partito dal Pakistan, attraversando Iran, Turchia, Grecia, Macedonia, Serbia, Ungheria e Austria fino all’arrivo a Caltanissetta l’1 settembre 2015. L’unico profugo di religione hindù, Kunal, 29 anni, è partito dall’India e ha seguito le stesse tappe.

Le donne a cui il Papa lava i piedi sono tutte cristiane. Tre donne sono di religione copta e di nazionalità eritrea. Tutte e tre sono hanno seguito lo stesso itinerario: Etiopia, Sudan, Libia e Italia. Luchia, 26 anni, è arrivata il 7 ottobre scorso, Kbra, 23 anni il prossimo 1 aprile, è approdata in Sicilia il 5 novembre e Lucia, 20 anni, il 4 dicembre. L’altra donna è Angela Ferri, 30 anni, di Stigliano (Matera), operatrice del Centro di accoglienza per richiedenti asilo. I restanti sono quattro cattolici nigeriani, tra cui due fratelli, arrivati in periodi diversi in Italia ma con lo stesso tragitto. Tutti e quattro sono studenti. Partiti dalla Nigeria hanno attraversato il Niger e la Libia. I due fratelli sono Shadrach Osahon ed Endurance rispettivamente 26 e 21 anni. Il maggiore è arrivato in Italia il 16 agosto 2014, il fratello minore due mesi dopo, il 17 ottobre. Gli altri due profughi sono Miminu Bright, 27 anni il prossimo 15 giugno e il ventiduenne Osma, già laureato in fisica. “Un gesto semplice ma eloquente – l’ha definito monsignor Rino Fisichella, presidente del Pontificio consiglio per la Nuova Evangelizzazione –: Papa Francesco si inchinerà e laverà loro i piedi come segno di servizio e attenzione alle loro condizioni”.

Il C.A.R.A. di Castelnuovo di Porto ospita 892 persone, di cui 554 musulmani, 337 cristiani e due hindù. Oltre ai dodici ospiti che partecipano alla lavanda dei piedi, il Papa incontra anche tre famiglie di profughi.La famiglia degli Amin è giunta in Italia lo scorso gennaio a bordo di un “barcone della speranza”. Originaria della Palestina, è composta dalla bisnonna Taqia, che nel 1948 si era rifugiata in Iraq e poi nel 2012 in Siria, dal figlio Hassan che è sposato con Sawsan con cui ha avuto una figlia, Tahani. Tahani a sua volta si è sposata con Dardir con il quale ha avuto due figli di otto e sei anni, Roshdi e Mohammad. Infine, la bisnonna Taqia ha anche un altro nipote di nome Hani. Anche la famiglia Haron è giunta dall’Eritrea su un barcone. Un viaggio difficilissimo per Hassen e Luchia, visto che lei era incinta. Arrivati al Centro il 29 gennaio in due, sono diventati tre il 12 marzo scorso, con la nascita di Saber. Papa Francesco incontra quindi la famiglia Mesfun, dell’Eritrea composta solo dalla madre Luchia e dalla piccola Merhawit. Madre e figlia sono state protagoniste, nell’ottobre passato, di un altro viaggio pericoloso e difficoltoso: Luchia ha affrontato la traversata proprio nei giorni del parto: arrivata in Italia il 7 ottobre, due giorni dopo ha dato alla luce Merhawit, nome che in italiano significa libertà.

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