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Papa Francesco: “Le suore martiri nello Yemen uccise anche dall’indifferenza”

Papa no Angelus de 18 de agosto de 2013 – it

© VINCENZO PINTO / AFP

Papa no Angelus de 18 de agosto de 2013

Giacomo Galeazzi - Vatican Insider - pubblicato il 07/03/16

All’Angelus il Pontefice afferma che le quattro religiose assassinate in un attentato sono “martiri in cielo con Madre Teresa”. E benedice i corridoi umanitari per i profughi

«Dobbiamo rigettare ogni compromesso col male». All’Angelus il Papa benedice i corridoi umanitari per i profughi e sottolinea come le suore martiri nello Yemen siano state uccise anche dall’indifferenza. «Questi sono i martiri di oggi, e non sono copertine dei giornali, non sono notizie», dice a braccio ai fedeli che gremiscono piazza San Pietro. Sull’attentato in Yemen in cui sono state uccise quattro suore di Madre Teresa che assistevano anziani, insieme ad altre dodici persone, evidenzia: «Queste danno il loro sangue per la Chiesa, sono vittime dell’attacco di quelli che le hanno uccise e anche dell’indifferenza di questa globalizzazione dell’indifferenza, a cui non importa».

Francesco indica la Quaresima come “strada di conversione” e scandisce: «Nessun compromesso con il peccato», prendendo spunto dalla parabola del figlio prodigo «o meglio del padre misericordioso», precisa. Parole cariche di emozione e attualizzate alla luce dei drammi di oggi. Spiega il Pontefice: «Accanto al figlio minore che il Padre aspettava salendo ogni giorno sul terrazzo per vedere se tornava e al figlio maggiore che si sentiva giusto, un atteggiamento anche quello cattivo, che il Padre voleva perdonare andando incontro anche a lui». Quindi nella parabola del Figliol prodigo «si può intravedere anche un terzo figlio, nascosto! È quello che non ritenne un privilegio l’essere come il Padre, ma svuotò sé stesso, assumendo una condizione di servo».

E’ la catechesi della misericordia. «Questo Figlio-Servo è l’estensione delle braccia e del cuore del Padre- precisa papa Bergoglio- Lui ha accolto il prodigo e ha lavato i suoi piedi sporchi; Lui ha preparato il banchetto per la festa del perdono. Lui, Gesù, ci insegna ad essere misericordiosi come il Padre». Francesco descrive il comportamento che ha “Dio con noi» e cioè «ci lascia liberi, anche di sbagliare, perché creandoci ci ha fatto il grande dono della libertà, sta a noi farne un buon uso».

E aggiunge: «Questo dono della libertà che ci dà Dio mi stupisce sempre, ma il distacco da quel figlio è solo fisico; il padre lo porta sempre nel cuore; attende fiducioso il suo ritorno; scruta la strada nella speranza di vederlo”. Quindi «bisogna accogliere con gioia il fratello che finalmente è tornato a casa. Quando uno si sente peccatore, si sente davvero poca cosa. Ho sentito alcuni dire “padre mi sento una sporcizia”, questo è andare dal Padre. Ma quando uno si sente sempre giusto, allora è superbo».

Francesco, poi, indirizza lo sguardo allo scenario internazionale. Esprime la sua vicinanza alle Missionarie della Carità «per il grave lutto che le ha colpite due giorni fa con l’uccisione di quattro religiose ad Aden, nello Yemen, dove assistevano gli anziani». Madre Teresa «accompagni in paradiso queste sue figlie martiri della carità, e interceda per la pace e il sacro rispetto della vita umana».

Il Papa rivolge, inoltre, “apprezzamento e ammirazione» per «l’iniziativa dei corridoi umanitari per i profughi, avviata ultimamente in Italia». Un progetto-pilota che «unisce la solidarietà e la sicurezza, consente di aiutare persone che fuggono dalla guerra e dalla violenza, come i cento profughi già trasferiti in Italia, tra cui bambini malati, persone disabili, vedove di guerra con figli e anziani». Francesco lo ha definito «un segno concreto di impegno per la pace e la vita”. E si rallegra «anche perché questa iniziativa è ecumenica, essendo sostenuta da Comunità di Sant’Egidio, Federazione delle Chiese Evangeliche Italiane, Chiese Valdesi e Metodiste».

Infine Francesco chiede «per favore un ricordo nella preghiera per me e per i miei collaboratori, che da stasera fino a venerdì faremo gli esercizi spirituali» ad Ariccia. E si è congedato dai fedeli con il solito saluto informale. «A tutti auguro una buona domenica. Buon pranzo e arrivederci”.

Resta l’eco della sua invocazione. «In questo tratto di Quaresima che ancora ci separa dalla Pasqua, siamo chiamati ad intensificare il cammino interiore di conversione. Lasciamoci raggiungere dallo sguardo pieno d’amore del nostro Padre, e ritorniamo a Lui con tutto il cuore, rigettando ogni compromesso col peccato, la Vergine Maria ci accompagni fino all’abbraccio rigenerante con la Divina Misericordia”.

QUI L’ARTICOLO ORIGINALE

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