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Dominique, che da 30 anni cura i senzatetto

Clochard in St. Peter

© AWR / ALETEIA

Catholic Link - pubblicato il 13/02/16

Una splendida testimonianza di carità

di Alvaro Diaz

Dominique è un medico generico, padre di famiglia di origine francese che ci racconta come esercita la sua professione nei sobborghi di Parigi. Tra i tanti insegnamenti che offre la vita di questo medico, vorrei sottolinearne tre che mi sembrano particolarmente importanti, non solo per i professionisti della salute o per coloro che stanno a contatto con i malati, ma per chiunque voglia condurre una vita cristiana.

In questa Giornata Mondiale del Malato possiamo chiedere a Gesù misericordioso, attraverso l’intercessione di Maria, Madre sua e nostra, che conceda a tutti noi questa disposizione al servizio dei bisognosi, e concretamente dei nostri fratelli e delle nostre sorelle malati. Talvolta questo servizio può risultare faticoso, pesante, ma siamo certi che il Signore non mancherà di trasformare il nostro sforzo umano in qualcosa di divino. Anche noi possiamo essere mani, braccia, cuori che aiutano Dio a compiere i suoi prodigi, spesso nascosti” (Messaggio di papa Francesco per la Giornata Mondiale del Malato 2016).

1. Siamo chiamati ad essere testimoni di misericordia

La pratica della misericordia è un invito per tutti, perché è l’amore che dà senso alla nostra vita. Non si richiede di essere un professionista molto preparato o di avere un’occasione (come questo medico che è quotidianamente a contatto con i malati). Serve un cuore convinto, disposto e aperto agli altri. Un cuore che voglia testimoniare l’Amore di Cristo ai più bisognosi e che si apra all’altro come se questo fosse Cristo stesso. Un cuore che vuole vivere la carità. Richiede che apriamo gli occhi, che ci guardiamo intorno, e tutti i giorni – ne sono certo – avremo chi assistere, consolare e servire. A cominciare dai nostri familiari, amici, vicini e compagni di lavoro, per poi andare nelle periferie, da chi è lontano, da quelli che non conosco, anche da quelli che mi è più difficile amare.

2. La preghiera è l’ossigeno che ci incoraggia

Ogni giorno sperimentiamo che il tempo non basta, che siamo pieni di lavoro e di attività. Chi pensa di avere un momento per pregare? Quando? Con tante cose che ci sono da fare! A volte vorremmo pregare di più. In questo senso, Dominique risulta esemplare: pur essendo medico e dovendo far fronte a tante situazioni, destina un momento della sua giornata a incontrare il Signore, a stare da solo con Lui, per rendergli grazie, pregare per i suoi malati e offrire il proprio lavoro. Sa che senza il Signore i suoi sforzi sono vani. È la Grazia di Dio che sostiene il nostro lavoro, che ci incoraggia e ci dà forza. Siamo creativi per cercare uno spazio, per cercarlo nella Parola, nei sacramenti. Colui che ci ha dato tutto non merita un po’ della nostra attenzione?

3. Santità nella vita quotidiana

Siamo abituati a stupirci per gli esempi di grandi santi che hanno fatto cose straordinarie. Pensiamo che la santità sia solo per alcuni, che sia riservata a un piccolo gruppo di eletti, ma ricordiamoci che Dio ha chiamato tutti. La cosa più importante è vivere ciò che ci spetta con coerenza, con fedeltà, con amore e seguendo gli insegnamenti del Vangelo. Ci sono tanti santi della vita ordinaria! Iniziamo a poco a poco a fare bene le cose ordinarie e scopriremo che stiamo facendo cose straordinarie. Contiamo sull’aiuto di Dio, dobbiamo solo permettere che Egli ci guidi. Lasciamo che Dio faccia fruttificare il seme che gettiamo.

Una piccola condivisione

Vorrei solo invitarvi a tener viva la speranza del fatto che vivere come il Signore ci propone è possibile. Anche se dobbiamo farlo in mezzo al mondo, in mezzo alle difficoltà e con un ritmo accelerato. La misericordia è possibile solo con il Signore. Come consacrato e medico, a volte vivo questa esperienza (con un orario molto esigente, a volte giorno e notte). Una delle cose che mi inquietano di più è come si possa resistere a questo ritmo. E alla fine fuggo nella cappella dell’ospedale e ringrazio Dio perché mi dà l’opportunità di stare lì a servire. A volte gli dico che mi costa e che è difficile, e che ho bisogno del suo aiuto; a volte lo prego per i miei pazienti perché li aiuti, li conforti e mi orienti per poterli consolare. Questo è il mio ossigeno, è il mio motore, il Signore è colui che mi ha sostenuto e mi sostiene tutti i giorni.

[Traduzione dallo spagnolo a cura di Roberta Sciamplicotti]

QUI L’ARTICOLO ORIGINALE

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