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Pietro Maso, assassinò i genitori: “Papa Francesco ha avuto compassione di me”

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Gelsomino Del Guercio - Aleteia - pubblicato il 20/01/16

In carcere incontra Dio e si pente dell'omicidio efferato. Poi decide di scrivere al Pontefice. E riceve una telefonata inaspettata...

«Mi chiamo Pietro Maso, a luglio compio 45 anni e sono stato in carcere 22 anni per aver ucciso i miei genitori il 17 aprile 1991. Io ero il Male. Eppure Papa Francesco ha avuto compassione di me. Gli ho scritto una lettera che gli è stata consegnata dal mio padre spirituale, monsignor Guido Todeschini. E dopo pochi giorni il Papa mi ha telefonato. Lui e don Guido sono persone sante».

Così inizia la lunga intervista-memoriale rilasciata da Pietro Maso in esclusiva al settimanale Chi, in edicola da mercoledì 20 gennaio. Maso massacrò i genitori il 17 aprile 1991 aiutato da tre complici. E nell’intervista rivela per la prima volta un clamoroso episodio: la telefonata ricevuta da Papa Francesco al quale aveva scritto una lettera per esprimergli il suo pentimento.

“SONO PAPA FRANCESCO!”

«Era il 2013 – racconta Maso – avevo scritto al Papa dicendogli: “Chiedo scusa per quello che ho fatto, chiedo preghiere per i miei colleghi di lavoro che mi hanno accettato nonostante quello che ho fatto, chiedo una preghiera per chi opera per la pace”. Don Guido, mio padre spirituale gliela aveva consegnata, e qualche giorno dopo il Pontefice mi ha chiamato».

“SANTITA’, NON VALEVO NULLA”

Erano le dieci del mattino, «e suona il telefono. Ero con Stefania, la mia compagna, rispondo e sento: “Sono Francesco, Papa Francesco”. Preso dall’emozione dico ad alta voce: “Santità”. Poi gli ho detto: “Quello che andava al bar John con gli amici non vale niente rispetto al Pietro di oggi, se lo avessi saputo mi sarei comportato bene fin dall’inizio”».

IN CARCERE L’INCONTRO CON DIO

Nell’intervista, Pietro che incarcere ha avviato un processo di avvicinamento alla fede, racconta di aver goduto anche dell’intercessione di un altro Pontefice, Giovanni Paolo II. «Il mio delitto è stato così orrendo che tutti volevano cancellarmi, anche quando ero in carcere. Solo monsignor Todeschini mi tese una mano. Solo lui mi difese contro tutti. Dalle frequenze di Telepace, lui disse: “Ora dobbiamo chiederci che fine faranno questi ragazzi e soprattutto Pietro Maso , che è il più odiato. Lo seppelliamo vivo come meriterebbe o gli tendiamo la mano e cerchiamo di recuperarlo, tenuto conto della sua giovane età? Se noi lo lasciamo lì in carcere, dimenticato, commettiamo lo stesso delitto“. Le sue parole arrivarono a Papa Giovanni Paolo II che quando seppe cosa stava facendo con me gli disse: “Vai avanti”».

“HO PERSO TUTTO”

Pietro Maso ora ha deciso di cambiare radicalmente vita e dedicarsi agli altri. È solo, perché il suo legame con la moglie Stefania è in crisi. «Con lei è finita e non perché l’abbia tradita o perché abbiamo litigato, sono cambiati dei valori, sono cambiate tante cose. Ho perso il lavoro e la mia donna contemporaneamente, ho perso tutto. Ma questa volta non per colpa mia, ho cercato di dare il bene, di dare i massimo».

IL TRASFERIMENTO IN SPAGNA

Ora Maso si è trasferito in Spagna, dove vuole aprire una comunità di recupero. «Voglio creare a Valencia una casa che accolga quelli che hanno sbagliato con la società e sono in mezzo alla strada. Voglio dare un senso diverso alla mia vita. Solo chi è straniero capisce chi è straniero, solo chi è stato in carcere capisce chi è stato in carcere, solo chi ha sbagliato capisce chi ha sbagliato. Io non valgo niente, ma questa idea merita più di me».

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papa francescotestimonianze di vita e di fede
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