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Lettera alla signora infastidita dai miei figli a Messa

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Jaromir Chalabala/Shutterstock-245260207

TOMMY TIGHE - pubblicato il 07/01/16

A volte troviamo strumenti sorprendenti dello Spirito Santo che ci pregano di diventare santi

Buongiorno!

Non ci conosciamo, ma mi sono sentito in dovere di scriverle questa lettera dopo la nostra breve conversazione dopo la Messa domenica scorsa.

Sono certo che si ricorda di me: sono il direttore del circo trasandato che non aveva fatto la doccia, faceva spuntare snack da ogni dove, aveva mille giocattoli e cercava di fare da paciere proprio di fronte a lei.

Noi siamo il motivo per il quale la gente si perde l’omelia. Noi siamo l’“Amen!” pronunciato ad alta voce al momento sbagliato, la stretta di mano piena di muco al momento dello scambio del segno della pace, la distrazione durante la consacrazione… e potrei andare avanti per un bel po’.

Non sono sicuro che lo sappia, ma siamo anche qualcos’altro: siamo profondamente consapevoli del modo in cui possiamo influire sul modo in cui gli altri vivono la Messa.

Sono sicuro che da fuori non si vedrà, ma ogni volta che uno dei nostri “preziosissimi doni del matrimonio” parla a voce troppo alta, gioca con l’inginocchiatoio o riempie il pannolino siamo del tutto imbarazzati e terrorizzati all’idea che possa distrarre altri dall’adorazione di Dio Onnipotente.

Capisco ora che non debba sembrare così, perché domenica scorsa lei si è sentita ispirata dallo Spirito Santo (credo) a farmi sapere che stavo gestendo la situazione in modo del tutto sbagliato.

Non sapevo che c’era una stanza in cui avrei potuto lasciare i miei figli scorrazzare come volevano? La volta dopo potevo portare fuori il bambino che gridava? Perché non avevo detto ai miei figli che non avrebbero dovuto ballare sui banchi durante il Vangelo? Non sapevo che la gente stava cercando di pregare?

Mi dispiace di non aver avuto abbastanza risposte per lei quando mi ha offerto questo utile feedback. Ad essere onesti, sono rimasto così annientato dai suoi commenti che non sono riuscito a dire altro se non “Mi dispiace”.

Mentre tornavamo al nostro minivan, la mia mente ha iniziato a pensare a tutto quello che avrei potuto replicare.

Vorrei averle detto che le occhiatacce e i commenti critici sui bambini fanno chiedere ai genitori se dovrebbero portarli o meno a Messa.

Vorrei averle ricordato Marco 10, quando i discepoli rimproveravano i genitori perché portavano i figli da Gesù. Vorrei averle chiesto se ricordava la reazione di Gesù:

Gesù, al vedere questo, s’indignò e disse loro: ‘Lasciate che i bambini vengano a me e non glielo impedite, perché a chi è come loro appartiene il regno di Dio‘”.

Era indignato!

Vorrei averle ricordato le parole di papa Paolo VI nella Gaudium et Spes, in cui ricorda a tutti noi che i figli sono il “preziosissimo dono del matrimonio”.

La verità che tutti dobbiamo accettare è che uno dei modi in cui i figli sono un preziosissimo dono sono proprio le ragioni che frustrano lei (e me) a Messa. Ci distraggono, ci infastidiscono, ci rendono difficile concentrarci sulle nostre priorità, e per tutto questo stanno lavorando sodo per trasformarci in santi.

Vorrei averle detto che i miei figli che la infastidiscono a Messa possono essere esattamente quello che Dio voleva per lei, come modo per aiutarla a superare il suo pensiero centrato su di sé e diventare la santa che Dio aveva in mente quando l’ha creata! So che è quello che fa con me attraverso i miei figli.

Vorrei averle infine ricordato che la nostra fede cattolica è pro-vita, e per quanto possa essere difficile, i bambini fastidiosi e i bebè esigenti sono lo splendido risultato di queste convinzioni pro-vita.

Quando penso a Gesù che guarda la nostra parrocchia, me lo immagino con un ampio sorriso quando sente l’omelia del sacerdote interrotta da balbettii, risate e grida di bambini.

Mentre mi vestivo per la Messa di questa domenica, mi sono assicurato di tenere a mente queste risposte, finalmente pronto a farle sapere cosa pensavo davvero dei suoi commenti della settimana scorsa.

Ed è allora che sono rimasto colpito.

E se lei non fosse la persona eccentrica che odia i bambini che penso che sia? E se le sue lamentele sul comportamento della mia famiglia a Messa non avessero assolutamente nulla a che fare con noi? E se ci fosse un dolore molto più profondo di quello che potrei mai immaginare che l’ha portata a fermarmi dopo la Messa la scorsa settimana?

Una citazione della lettera di San Paolo ai Filippesi mi aiuta a ricordare di mettere un freno al pensiero centrato solo su di me: “Ciascuno di voi, con tutta umiltà, consideri gli altri superiori a se stesso, senza cercare il proprio interesse, ma anche quello degli altri”.

Mi sono mai fermato a pensare che i suoi commenti potrebbero essere venuti da un luogo di profonda sofferenza a causa di un’esperienza di infertilità?

Mi sono mai fermato a pensare che i suoi commenti potrebbero essere venuti da un luogo di tristezza per via di un coniuge distante, senza amore o poco coinvolto?

Mi sono mai fermato a pensare che i suoi commenti potrebbero essere venuti da un luogo di rimpianto per non aver reso la Messa una priorità per i suoi figli, che ora si sono allontanati dalla fede?

Ammetto di non averlo fatto.

Ho invece fatto ruotare tutto intorno a me, e, cosa peggiore, mi sono lasciato consumare dai pensieri su cosa avrei potuto dire per “rimetterla al suo posto”.

E così, se suggerisco che Dio metta una famiglia rumorosa e fastidiosa davanti a lei a Messa per trasformarla in una santa, devo anche riconoscere che ha fatto lo stesso con me facendo entrare lei nella mia vita.

Sta a me decidere se prendere quello che mi offre attraverso di lei e permettere che rovini il mio rapporto con lui o considerarlo un’opportunità per dire di sì a lui e a tutto ciò che ne deriva.

Non è sicuramente facile, ma sceglierò la seconda opzione.

Prego per lei, e le chiedo di pregare per me.

Come può vedere dalla follia che c’era nel banco davanti a lei, ne ho bisogno.

——

Tommy Tighe è un marito e padre di quattro figli maschi. Potete seguirlo su Twitter: @theghissilent. Questo articolo è apparso in origine su CatholicMom.com.

[Traduzione dall’inglese a cura di Roberta Sciamplicotti]

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