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Che cos’è la Forza? E qual è la filosofia di Star Wars?

Lucandrea Massaro - Aleteia - pubblicato il 15/12/15

Alla vigilia dell'attesissimo Episodio VII "Il Risveglio della Forza" cerchiamo di capire la filosofia che sostiene la saga

Il mondo è divisibile grossomodo in due parti: chi conosce Star Wars e chi lo confonde con Star Trek (la tipica frase di questo secondo gruppo umano è “Si si, quello con il dottor Spock!” che poi cosa ci facesse il noto pediatra a bordo dell’Enterprise non è chiaro…). Sperando che tutti quelli che ci leggono conoscano la differenza (altrimenti avete tempo fino a domani per vedervi circa 12 ore di film e mettervi in pari) può essere interessante ripensare alla saga come ad un piccolo compendio di filosofia morale e di metafisica. In Guerre Stellari, come spesso viene nominato in italiano, non si è di fronte al classico film di fantascienza, anzi per molti aspetti esso non lo è affatto, è più un fantasy ma più ancora prende spunto dal genere epico. In Guerre Stellari si parla di Bene e di Male con la maiuscola, il resto è sullo sfondo. Perfino il davvero malvagio imperatore Palpatine in Episodio VI ha quasi più a cuore la conversione al Lato Oscuro di Luke Skywalker che non la distruzione della flotta dei Ribelli che da anni sfianca l’Impero Galattico nel tentativo di rovesciarlo e tornare alla Repubblica. In Guerre Stellari al di là dei duelli, dei siparietti comici e delle battaglie tra astronavi, si parla soprattutto di bene, male, dedizione, sentimenti, egoismo e altruismo, ci sono due livelli in cui queste “guerre” vengono combattute: quello degli eserciti e quello tra gli ultimi “usufruitori della Forza”: Obi-Wan Kenobi (in originale interpretato da Alec Guinnes), Yoda, Palpatine e i due Skywalker, padre e figlio. Tutti gli sforzi degli eserciti sono nulla paragonati ai passaggi tra coloro che sono impegnati totalmente nel campo morale del Lato Chiaro e del Lato Oscuro della Forza, tutto ruota attorno a loro. Ma andiamo con ordine, lo faremo grazie anche ad una serie di articoli di Aldo Vitale sul settimanale Tempi, sull’argomento.

Che cos’è la Forza?

Secondo il maestro Jedi Obi-Wan Kenobi «la Forza è quella che dà al Jedi la possanza. È un campo energetico creato da tutte le cose viventi. Ci circonda, ci penetra, mantiene unita tutta la galassia».

Per il verdognolo maestro Yoda, il grande saggio della saga, la Forza è più precisamente quell’energia che «la vita essa crea ed accresce, la sua energia ci circonda e ci lega; illuminati noi siamo, non questa materia grezza! Tu devi sentire la Forza intorno a te, qui, tra te, me, l’albero, la pietra, dovunque!». La Forza dunque un qualcosa di metafisico, che agisce sull’universo corporeo definendo un ordine, in senso assoluto è il “cosmos”, cioè l’ordine naturale che si contrappone al caos che è per sua natura distruttivo e perverso.

E il Lato Oscuro?

Si arriva così ad uno dei concetti più sbandierati: il Lato Oscuro. Manifestazione della Forza che si potrebbe dunque definire come l’abisso più profondo e cieco della tenebra, il baratro oltre i limiti, la potenza annichilente del male, cioè, in definitiva, il male in sé e per sé.

Il Maestro Yoda così descrive il Lato Oscuro:

«Rabbia, paura, violenza: sono loro il Lato Oscuro! Veloci ti raggiungono quando combatti! Se anche una sola volta la strada buia tu prendi, per sempre essa dominerà il tuo destino! Consumerà te, come ha consumato l’apprendista di Obi-Wan».

Il Lato Oscuro è il fascino del male, è l’idea che l’uomo possa farsi da sé, è l’estrinsecazione della prometeica mania di onnipotenza dell’uomo che travalica i propri limiti morali, è la negazione del bene, è la negazione della possibilità di distinguere tra bene e male, è, in definitiva, la scelta del male che sceglie se stesso, che si aggroviglia su se stesso.

Il Cancelliere Palpatine esplicita meglio cosa è il Lato Oscuro della forza: «Il lato oscuro della Forza è la via per acquistare molte capacità da alcuni ritenute ingiustamente non naturali».

Tramite il Lato Oscuro, insomma, l’uomo abbatte i limiti della sua natura. Il Lato Oscuro consente di operare scelte che contrastano con la natura stessa dell’uomo e del cosmo. Il Lato Oscuro sovverte il cosmos in caos.

Ecco quindi che la Forza è la via del bene, della luce della verità, praticata con saggezza dai Cavalieri Jedi, mentre il Lato Oscuro, è la via del male, del buio della menzogna, praticata dai loro rivali secolari: i Sith.

Ma chi sono i Jedi e i Sith?

In entrambi i casi abbiamo quasi due ordini monastici che si confrontano. In entrambi i casi abbiamo persone che dedicano la loro intera esistenza allo studio della Forza. Tuttavia per scopi – e dunque con mezzi – diametralmente opposti. I Jedi sono i più assimilabili ad un ordine monastico-militare, si appoggiano ad un Tempio (ai tempi della trilogia originale ormai distrutto e l’ordine soppresso militarmente) e ad una gerarchia. I più più piccini vengono raccolti in giro per la Galassia ovunque vengano individuati bambini con le giuste caratteristiche, la Forza deve scorrere potente in loro per essere scelti e portati al Tempio per essere allevati e addestrati. I giovanissimi (youngling nell’originale) imparano le basi tutti insieme, in una vita cenobitica fatta di gioco e allenamento fisico e mentale, poi una volta pronti diventano Padawan e affidati alle cure esclusive di un unico Cavaliere esperto, saranno in qualche modo il suo scudiero, obbediranno e impareranno finché il Consiglio, l’apice della gerarchia dei Jedi, non li reputerà degni di essere a loro volta Cavalieri. I Maestri infine sono coloro che hanno portato a termine almeno due addestramenti completi di un Padawan. Questo per la gerarchia, che ci dice però che – similmente ai carabinieri e ai discepoli di Cristo – i Jedi vengono mandati nel mondo a coppie, perché si possano aiutare l’un l’altro, confortare e perché lo scopo che si prefiggono non è mai individuale, ma di servizio alla comunità. I Jedi lottano per mantenere gli altri nella libertà. La loro controparte, i Sith si votano all’egoismo, al potere, alla violenza sono sempre e solo due, e spesso il maestro diviene vittima dell’apprendista quando questo si sente sufficientemente forte. Non esiste reale solidarietà interna tra di essi. In Episodio V, Darth Vader (chi scrive è un purista e non lo chiamerà mai Dart Fener, Ndr) promette a Luke di defenestrare l’imperatore suo maestro, a patto che egli lo segua e condivida con lui il potere “Domineremo la Galassia come padre e figlio”, in una perversa scimmiottatura del rapporto del Padre col Figlio nel cattolicesimo, il regnare di Dio è santo e giusto, non è una spartizione del potere, non è un dominio dispotico. Ma appunto qui si parla di Lato Oscuro…

Lo stesso giovane Anakin Skywalker che studia come padawan al seguito di rinomati e saggi Maestri jedi come Qui-Gon Jinn e Obi Wan Kenobi, riconosce, prima di cedere nella propria determinazione passando al Lato Oscuro per diventare il temuto sith Darth Vader, braccio destro dello spietato Imperatore, che «i sith traggono il loro potere dalle passioni, sono egocentrici, pensano solo a se stessi; i jedi sono altruisti, si interessano solo agli altri».

Un sith opera per la guerra e per la discordia, per alimentare l’odio che discende e riconduce all’un tempo al Lato Oscuro, cioè agisce per diffusione del male; un Cavaliere jedi, invece, opera per la pace e la libertà, per alimentare la Forza e garantire la libertà di tutti gli esseri della galassia, cioè, in sostanza, per il bene.

Il sith ha una visione che si potrebbe definire coincidente con quella di Thomas Hobbes, per cui homo homini lupus; un Cavaliere jedi, invece, crede che l’uomo sia fatto per vivere in armonia con i suoi simili e con tutte le creature della galassia, coincidendo la sua visione con quella aristotelico-tomista del bene comune.

La Filosofia Politica dei due lati della Forza

Come riferisce Tempi:

Per Obi Wan Kenobi la Forza scorre in un Jedi, come la Verità scorre nell’uomo per S. Agostino.

L’etica Jedi è, dunque, un’etica razionale e relazionale, di apertura nei confronti dell’altro, del prossimo, riconoscendo in tale apertura l’impossibilità di soggiogare gli altri esseri viventi della galassia per raggiungere i propri scopi o per accrescere il proprio potere, cioè in definitiva l’impossibilità di negare la verità costitutiva dell’esistenza.

Diversamente per chi usa e si lascia usare dal Lato Oscuro, come i Sith.

Il maestro Yoda, infatti, insegna che «il Lato Oscuro è menzogna, inganno, diffondere il sospetto», cioè il germe di ogni divisione e di ogni inimicizia, quasi riecheggiando le parole di Dante che rinveniva la causa delle discordie e delle faide fiorentine “nelle tre faville c’hanno i cuori accesi, cioè la superbia, l’invidia e l’avarizia” (Inf. VI, vv. 74-75).

La profonda differenza etica tra Jedi e Sith si può evincere considerando la logica del sacrificio.

Un jedi crede nel proprio sacrifico (così il vecchio Obi Wan Kenobi si lascerà uccidere da Darth Fener sulla prima stazione da battaglia imperiale – la Morte Nera – dinnanzi al giovane Luke Skywalker), poiché solo così può dimostrare di anteporre il prossimo a sé evitando l’orgoglio del Lato Oscuro; il maestro, addirittura, si sacrifica per il proprio padawan, cioè per il proprio discepolo.

Un sith, invece, uccide e sacrifica il proprio maestro per prenderne il posto e accrescere il proprio potere (così ammette lo stesso Lord Sidious, ancora sotto le mentite spoglie del Cancelliere Palpatine, allorquando racconta al giovane Anakin Skywalker la fine del suo potente maestro sith Darth Plagueis da lui ucciso).

Il jedi sacrifica se stesso per gli altri; il sith, invece, sacrifica gli altri per se stesso; si ripropone quel confronto ideale tra l’etica di Kant, per cui l’umanità dell’altro deve sempre essere considerata un fine e mai un mezzo, e quella di Nietzsche, per cui il superuomo per affermarsi come tale può, anzi deve sopraffare gli altri (in ciò consistendo il suo non essere soggiogato alla mediocrità umana).

In questa dinamica bipolare anche la politica della galassia, cioè della Repubblica, assume rilevanza.

I sith, infatti, cercano di introdurre la discordia tra i vari sistemi planetari e le diverse popolazioni della galassia, per minare la stabilità politica e sociale della Repubblica.

Il Cancelliere Palpatine userà ogni mezzo come l’inganno, la menzogna, la reticenza, i complotti, la violenza epurativa contro l’ordine dei cavalieri jedi, per riuscire a scatenare una guerra e condurre il Senato della Repubblica a conferirgli poteri speciali per porre fine alla crisi, dopo aver formato un apposito esercito, l’esercito di cloni della Repubblica con cui riportare ordine nella galassia.

Si scopre, tuttavia, ben presto che il Cancelliere Palpatine è in effetti il Signore Oscuro dei sith, Lord Sidious, il quale, una volta concentrato tutto il potere su di sé, con il consenso unanime del Senato, sancirà la fine della Repubblica e la nascita del Primo Impero galattico auto-proclamandosi, appunto, Imperatore: «Nell’intento di garantire la sicurezza e una durevole stabilità la Repubblica verrà riorganizzata, trasformandosi nel primo Impero galattico per una società più salda, e più sicura».

Si scorgono le tinte della filosofia politica di Hobbes secondo cui il consenso di tutti i consociati serve a conferire il potere al leviatano che lo eserciterà per tutelare la pace e la sicurezza di tutti e di ciascuno.

I jedi, invece, si battono per la libertà e la democrazia; dichiara, infatti, lo stesso maestro jedi Obi Wan Kenobi al giovane Luke Skywalker: «Per oltre mille generazioni i Cavalieri jedi sono stati i guardiani di pace e giustizia nella vecchia Repubblica, prima dell’oscurantismo, prima dell’Impero».

Il Lato Oscuro è dunque la prometeica pretesa dell’umanità di essere padroni della vita e della morte senza remore, senza alcun limite rappresentato dalla vita altrui. E’ un umanesimo contraffatto, che rende schiavo sempre qualcun altro, rendendo tuttavia schiavi del Lato Oscuro, cioè del Male, chi ragiona in questo modo.

Anche la pace è diversa…

La differenza tra Jedi e Sith su questo punto è la stessa che c’è tra la pace degli uomini e quella di Dio, o più prosaicamente tra la pace e il pacifismo. Per i servi del Lato Oscuro la pace è l’assenza di conflitto e l’estensione del loro dominio su tutta la Galassia, sul mondo, Anakyn ebbro della sua “conversione” al male dirà al suo maestro, dopo aver sterminato gli oppositori: «Niente prediche, Obi-Wan. Io vedo oltre le bugie dei Jedi. Non temo il Lato Oscuro come voi. Ho portato pace, libertà, giustizia, e sicurezza nel mio nuovo impero». Io, mio, no. Per i Jedi è simboleggiata dalla conservazione della Repubblica, cioè della possibilità del confronto e della sopravvivenza dei punti di vista anche delle piccole minoranze. E’ il principio democratico, ma più ancora, ritornando all’inizio, è l’assicurazione che l’ordine poliedrico del Creato resista e non venga sterilizzato dall’omologazione imperiale. I Sith infatti predicano il relativismo e praticano l’assolutismo, i Jedi custodiscono il cosmo come intreccio di vita e bellezza. Alla domanda “come riconosco il lato chiaro da quello oscuro?”, Yoda risponde: «Lo imparerai! Quando sei calmo, in pace! Passivo… un Jedi usa la Forza per saggezza e difesa, mai per attaccare», cioè mai per prevaricare il prossimo e renderlo omologo al proprio punto di vista.

Ma c’è un limite…

E ce lo rivela sempre Aldo Vitale su Tempi:

Del resto, forse è proprio in ciò che consiste il limite più grande del pensiero interno alla saga di Star Wars, cioè l’essere “semplicemente” una filosofia e non una vera e propria teologia, cioè non riuscire ad elevarsi verso ciò che Max Horkheimer ha definito il «senso del mondo».

In questa prospettiva, allora, è forse perfino erroneo definire il pensiero di Star Wars come una vera e propria filosofia, sebbene vi siano senza dubbio messaggi di carattere filosofico al suo interno, poiché una filosofia che non mirasse al senso, cioè al vero della realtà, non sarebbe, in buona sostanza, una autentica filosofia.

Ecco in che senso si può intendere l’intuizione di S. Agostino per il quale è vero filosofo solo chi ama Dio, poiché in questa relazione d’amore in cui l’amato, cioè l’uomo, percepisce l’amore dell’amante, cioè Dio, può esprimersi in tutte la sua potenzialità la dimensione creaturale umana cioè non solo nel senso dei limiti dell’uomo, ma nel senso della sua stessa essenza; e ogni filosofia che rivela l’essenza delle cose è la vera filosofia, per cui è vero filosofo solo chi ama Dio, Dio del tutto assente nella dimensione (immaginifica) di Star Wars.

In quest’ottica senza dubbio il pensiero sottostante la saga di Star Wars è un pensiero povero, è un non-pensiero che si dimena tra una forma di bio-determinismo – come si evince dai micro-organismi con cui i jedi percepiscono la Forza – e di emanazionismo dalla sfumatura gnostico-manichea, come si evince dallo scontro furioso tra bene e male senza che però vi sia una personificazione del bene (come accade nel Dio cristiano).

In fondo si tratta pur sempre di un film, un gran bel film, ragionevole, sebbene non totalmente razionale, edificante, ma non istruttivo, affascinante, ma non rivelativo.

Insomma, sebbene vi siano numerosi spunti filosofici, interessanti, attuali e universali, il pensiero contenuto nella saga di Star Wars sembra non riuscire a sostenere il proprio stesso peso, disperdendosi in una serie di rivoli pseudo-filosofici e sicuramente non solo non prettamente cristiani, ma soprattutto non teologici, cioè non autenticamente razionali, che consentono di rievocare l’osservazione di Karl Jaspers per il quale sembra che manchi «l’uno a tenere insieme il tutto».

…Ma anche cose buone

E qui ci vengono in aiuto gli amici di CattoNerd:

Il tema della redenzione è magnificamente esplicato come non mai nella saga di “Star Wars”. Anakin Skywalker rappresenta l’esempio paradigmatico dell’uomoche è chiamato a compiere qualcosa di immenso (doveva essere lo Jedi atteso dalle profezie, il messia dell’intera galassia… tiè!), ma il desiderio di possesso o di controllare la situazione a tutti costi, generato dalla paura di un’ipotetica perdita, lo farà diventare ciò che più di ogni altra cosa temeva: un prevaricatore, che ferisce le persone a cui più tiene. Notare che tale sbaglio avviene gradualmente, da questo si capisce che non è realistica nemmeno la credenza secondo cui sarebbe possibile il processo inverso: ci si può dannare all’istante. Anche la caduta più inaspettata, si verifica sempre in modo progressivo. Istantanea può essere tutt’al più la scelta di procedere da un lato o dall’altro.

Anakin cade, o meglio cede al lato oscuro, diventando il temibile Darth Fener. Da messia ad avversario degli Jedi e nemico della Repubblica. E, così, ha inizio il suo “Inferno”, che si rivelerà un “Purgatorio” nel momento in cui accetterà ciò che il figlio ha da offrirgli gratuitamente: il perdono, che ha origine sempre dallo Spirito di Dio.


Si può tornare alla (vera) Forza con un atto di umiltà, lasciandoci salvare dall’Altro.

Sarà il figlio di Anakin, Luke Skywalker, decenni dopo, ha riparare al male compiuto dal genitore, salvando e redimendo un po’ tutti, incluso, vabbè “spoiler”, il padre. In questo, più di quanto possano immaginare anche i cristiani più scafati fan di “Star Wars”, la figura di Luke è assolutamente cristica. È, come Cristo, il messia che salva tutti… offrendo un’alternativa sbalorditiva e senza precedenti: addirittura il peggiore dei peccatori, quello da cui ha avuto origine un male terrificante, può redimersi se lo desidera.

Per noi resta un gran film, utile per spunti di riflessione, per parlare ai “profani” di cose alte usando metafore leggere, ha luci e ombre, lati Chiari e Oscuri, ma è il cinema “bellezza, e non puoi farci niente” (cit.)

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