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Chi sono i “santi folli” e perché vengono chiamati così?

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A Sua Immagine - pubblicato il 23/11/15

I Saloi, nel mondo bizantino, e gli Jurodivye in quello slavo, erano coloro che seguendo quanto scritto da San Paolo nella Prima Lettera ai Corinti (1,18-28; 3,18-19; 4,10-13) vivevano di carità simulando la pazzia, disprezzando l’apparenza e la dignità dell’uomo per partecipare alla Passione di Cristo e rendere maggiore gloria a Dio, perché “ciò che nel mondo è stolto, Dio l’ha scelto per confondere i sapienti” (1 Cor 1,27). L’insegnamento viene ovviamente dai Vangeli dove Cristo è presentato come un folle indemoniato (Gv 10,20) e la sua Passione è raffigurata come un insieme di umiliazione, scherno, derisione e impotenza (Mt 27,24-42; Mc 15,29-32; Lc 23,35-37). Infatti, “il pazzo in Cristo” si identifica con Cristo oltraggiato, crocifisso e pure risorto. Egli vive già nel suo Regno e denuncia l’orgoglio, l’odio e la menzogna di questo mondo. E’ uno che sotto l’apparenza di una finta pazzia vive il Vangelo alla lettera, in uno stato di povertà e senza rifugio.

La follia in Cristo o la follia per amore di Cristo, era una pratica tra i padri del deserto: fin dal III-IV secolo, in Medio Oriente, vivevano gli Stiliti, su una colonna o i Dentriti, su un albero. Tuttavia è nel mondo greco-bizantino che si sono affermati i vagabondi che portavano in mezzo alla gente l’immagine di Cristo, i quali sono in seguito definiti, e alcuni venerati, come “folli in Cristo”. Tale pratica ha seguito il cammino della cristianizzazione e da Bisanzio è passato in Russia, dove il perdurare di società di stampo antico ha contribuito alla prosperità della follia in Cristo. E’ bene precisare che la Chiesa si è mostrata sempre molto prudente nel glorificare queste persone, ossia nel proclamarli santi, beati o giusti a livello nazionale o locale. Cerchiamo di ricordare sempre che è lo Spirito che dà vita perché la “lettera” spesso uccide e crea confusione.

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Invia il tuo interrogativo, scrivendo una email a padreantonio@asuaimmaginesettimanale.it oppure spedendo una lettera all’indirizzo A Sua Immagine, Borgo Sant’Angelo 23, 00193 Roma. La risposta arriverà dal silenzio e dalla spiritualità del Monastero di San Benedetto di Subiaco. Padre Antonio offrirà una chiave per trovare un senso alle questioni poste, accompagnando il cammino di credenti e non credenti.

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