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Omosessualità e fede: la chiamata alla santità come chiamata al martirio?

Gay Pride Roma 2014 – it

© Antoine Mekary / Aleteia

Miguel Cuartero Samperi - Aleteia - pubblicato il 04/11/15

Il tema dell’omosessualità scatena in questo tempo accesi dibattiti sia in campo politico che teologico. Le discussioni sui cosiddetti “matrimoni” gay e i dibattiti legati alle posizioni della Chiesa sull’omosessualità (basti pensare alla bufera provocata dal caso Charamsa) sono all’ordine del giorno in questi mesi. Il Sinodo dei Vescovi, chiamato a riflettere sulla famiglia ha affrontato anche questi argomenti resistendo alle pressioni interne ed esterne che vorrebbero, da parte della Chiesa, maggiori aperture in materia di morale sessuale.

VIVERE LA VERITA’ NELL’AMORE
In occasione del Sinodo dei Vescovi sulla famiglia, la casa editrice dei gesuiti degli Stati Uniti Ignatius Press ha pubblicato un libro intitolato  Living the Thruth in Love, Pastoral Approachest to Same-Sex Attraction“Amare la verità nell’amore: approcci pastorali sull’attrazione omosessuale”, un libro che sarà un utile strumento anche una volta conclusi i lavori sinodali.

Il testo (di 355 pagine) raccoglie testimonianze e saggi di diversi esperti cattolici che affrontano la questione dell’attrazione omosessuale (SSA) da diversi punti di vista: psicologico, filosofico, teologico e morale. Lo scopo del lavoro è quello di offrire alcune risposte alle domande poste dal Sinodo dei Vescovi: come può la comunità cristiana offrire un’attenzione pastorale alle famiglie che hanno al loro interno persone con orientamento omosessuale? (cfr. Instrumentum Laboris, 130-132). Come può la Chiesa, evitando ogni ingiusta discriminazione, offrire un accompagnamento spirituale a queste persone alla luce del Vangelo? Infine, come può essere annunciata la volontà di Dio in queste situazioni spesso causa di solitudine, dubbi e sofferenze?

Il lavoro è strutturato in tre parti: la prima parte riguarda la comprensione teoretica del tema dell’omosessualità dal punto di vista della filosofia, della teologia e del magistero della Chiesa Cattolica; la seconda parte raccoglie le testimonianze di persone che hanno vissuto esperienze di omosessualità e che hanno intrapreso un cammino di fede riscoprendo l’importanza e la gioia di una vita di castità; la terza parte del libro è dedicata all’approccio pastoralee offre una guida all’accompagnamento spirituale delle persone che vivono l’esperienza della “same-sex actraction” (SSA).

UNO STRUMENTO PASTORALE
Il libro vuole essere una guida per coloro che sono impegnati nella pastorale verso chi vive l’esperienza dell’amore omosessuale. Uno specifico approccio pastorale verso l’omosessualità non può esimersi dalla responsabilità di conoscere le storie di coloro che vivono o hanno vissuto quest’esperienza in prima persona. Allo stesso tempo sarà necessario inquadrare l’approccio pastorale all’interno dell’antropologia rivelata, ossia dalla comprensione che la Chiesa possiede della persona umana e della sessualità, al fine di evitare falsi compromessi frutto di errori di valutazione o di iniziative personali di ministri e accompagnatori.

Definito dal cardinale di Boston, Sean O’Malley,  un libro “coraggioso, sincero e puntuale”– il testo è stato curato dalla professoressa e scrittrice Janet Smith[1] e dal padre Paul Check, direttore dell’associazione Courage International[2].

SANTITA’, CASTITA’, MARTIRIO
Nella prefazione, mons. Vigneron, arcivescovo di Detroit, segnala che la base di tutti gli interventi è la convinzione che solo in Cristo l’uomo trova la verità su se stesso. Questo pensiero poggia le basi sul Concilio Vaticano II dove si afferma che “solamente nel mistero del Verbo incarnato trova vera luce il mistero dell’uomo” (GS 22). È per questo – afferma il vescovo americano – che tutte le questioni affrontate sono “questioni cristologiche” (non solo antropologiche): dimenticarlo significherebbe privarsi di quella luce che rischiara il piano salvifico di Dio per l’uomo.

Infine la convinzione che l’universale chiamata alla santità (espressa dal Vaticano II in LG 5) include, o meglio si esplicita e si concretizza, in una “universale chiamata alla castità” ossia una chiamata a utilizzare il proprio corpo e a vivere la propria sessualità secondo il “piano originario di Dio” fatto conoscere all’uomo attraverso la Creazione e la Rivelazione.

Castità intesa, non come norma inibitrice delle umane passioni, ma come la virtù più eccellente (CCC. 2337-45) e come stile di vita di purezza col sostegno dello Spirito Santo.

La chiamata alla santità (che, come è stato detto, è anche chiamata alla castità) diventa oggi chiamata al martirio inteso come testimonianza eroica in un realtà sociale ostile. Spesso derisi e disprezzati da laicisti e attivisti omosessuali, i cristiani che sperimentano tendenze omosessuali e si incamminano per la strada della castità, devono affrontare la pressione di coloro che – persino all’interno della Chiesa – vorrebbero accettare l’omosessualità e le relazioni omosessuali come una realtà positiva per la ricerca della felicità. Il coraggio di donare se stessi e di vivere la propria sofferenza alla luce della croce di Cristo è un modo esemplare di evangelizzazione nella società.

UNA VERITA’, DIVERSE PROSPETTIVE
Pur mantenendo queste convinzioni, il libro non impone una visione univoca ma accoglie all’interno diverse sfumaturenell’approccio teoretico e pastorale al problema affrontato. “Sebbene tutti coloro che scrivono in questo libro comprendono gli atti sessuali omosessuali in disaccordo col piano di Dio riguardo la sessualità – scrive Janet Smith nella prefazione – c’è una considerevole varietà nel modo in cui questi autori si approcciano e parlano dell’attrazione omosessuale. Includiamo – continua la professoressa Smith – diverse posizioni perché crediamo che sia importante rimanere in dialogo con coloro che condividono punti di vista importanti”.

Tra gli autori dei saggi, tutti statunitensi,c’è il sacerdote italiano mons. Livio Melina preside del Pontificio Istituto Giovanni Paolo II per gli studi su Matrimonio e Famiglia, teologo di fama internazionale e professore di teologia morale e di bioetica. Nel suo saggio (Homosexual Inclination as an ‘Objective Disorder’: Reflections of Theological Anthropology) si assume la responsabilità di affrontare il delicato discorso del linguaggio della teologia cattolica riguardo all’omosessualità alla luce della Rivelazione, della antropologia teologica, della morale cattolica e della tradizione. Il saggio – che chiude la parte teoretica della raccolta – spiega in che senso, filosofico e teologico, l’inclinazione omosessuale deve essere definita un “disordine oggettivo”, che non segue cioè l’ordine stabilito dal disegno di Dio per l’uomo e la donna.

LA PRESSIONE SOCIALE, NUOVI PARADIGMI DI FELICITA’
Nel suo saggio, la professoressa Rachel Lu, filosofa dell’Università di San Tommaso in Minnesota presenta il quadro sociale in cui l’omosessualità è posta come modello di vita felice. Ci troviamo nel pieno di una violenta battaglia culturale, una vera e propria “crociata a favore della libertà sessuale”, che mira a screditare i fondamenti della morale, ed in modo particolare quella cattolica, proponendo a tutti i livelli la bontà di modelli di vita gay e transgender (in modo particolare tramite le scuole e la televisione) come nuovi paradigmi di felicità. Pensare in maniera diversa, credere cioè che l’omosessualità neghi la verità dell’uomo sull’amore e sulla sessualità, provoca, nel migliore dei casi lo scherno, nel peggiore dei casi l’attacco frontale, fino alle accuse di omofobia e nazismo.

La radicalizzazione di questa propaganda, che pone degli standard di pensiero e di azione, mina senz’altro la libertà religiosa così come l’integrità della famiglia. In questo contesto i più deboli sono i più piccoli, i bambini che, privi di un pensiero solido e strutturato e di una capacità critica, subiscono un indottrinamento in materia di morale sessuale le cui conseguenze saranno evidenti (e probabilmente lamentate) tra non molti anni. Allo stesso modo le persone che vivono l’attrazione omosessuale subiscono il “bombardamento di bugie e false promesse” che insidiano la loro vulnerabilità celebrando e incoraggiando lo stile di vita omosessuale. La difficoltà di vivere i precetti evangelici in un contesto sociale così avverso spinge ad una riflessione che offra risposte serie e proposte concrete di accompagnamento.

GAY E CATTOLICI?
Particolarmente vivaci negli Stati Uniti, negli ultimi anni sono sorti  movimenti e associazioni di cristiani che cercano di vivere la loro omosessualità accettandola ed incanalandola secondo criteri di “amicizia spirituale”. Rachel Lu analizza la questione domandandosi se sia possibile considerarsi “gay cattolici” e se sia possibile considerare intrinsecamente positivo l’eros omosessuale separato dal suo aspetto carnale. In altre parole, è possibile vivere l’omosessualità come una esperienza buona, purché non si arrivino a consumare rapporti sessuali con persone dello stesso sesso?

L’apporto delle persone omosessuali in società, così come all’interno della Chiesa, non è certamente da disprezzare e le persone che si definiscono omosessuali hanno numerose caratteristiche e doti positive. Ma auto-definirsi “gay” e riunirsi in gruppi identitari o movimenti gay-cattolici implica necessariamente il riferimento esplicito alle preferenze sessuali e a un determinata concezione dell’uomo e della sessualità, un’identità che non può essere slegata dall’ambito dell’attrazione sessuale. “A livello di definizione è difficile identificare una caratteristica che definisca l’identità gay che non sia quella dell’attrazione omosessuale” (p. 35). In questo senso l’attrazione omosessuale è parte costitutiva dell’identità gay e ciò non può essere considerato moralmente neutro o – meno ancora – buono, ancora meno per chi si considera cristiano.

IL DIVORZIO TRA VERITA’ E AMORE
Peter Herbeck, vice presidente della associazione Renewal Ministries impegnata nell’evangelizzazione nella società, parla del momento “profetico” che i cristiani si trovano a vivere nella società. La sentenza della Corte Suprema degli Stati Uniti che fa delle nozze gay un diritto costituzionale rappresenta l’ultimo grande colpo maestro di una propaganda psicologica, politica e culturale che mira a ridefinire il concetto di matrimonio.

L’affronto non può che accrescere la responsabilità della Chiesa che si trova a raccogliere la sfida educativa nei confronti delle future generazioni che difficilmente riescono ad andare controcorrente e che, con estrema velocità, prendono le distanze dalle posizioni tradizionali della Chiesa cattolica. Il dibattito sull’omosessualità si inserisce a pieno titolo nel progetto della rivoluzione sessuale, il nocciolo della questione, afferma infatti Herbeck, è la natura stessa della sessualità umana. “Il mondo moderno ha separato la verità dall’amore. L’amore oggi è definito dai sentimenti, dalla passione, dai desideri e dalle scelte personali, senza alcun riferimento a una verità oggettiva sul significato e scopo dell’amore sessuale” (p. 311). Ma separare la verità dall’amore – afferma Herbeck – usando le parole di Giovanni Paolo II “è una menzogna distruttiva”.

La sfida è innanzitutto interna al cattolicesimo dove si evincono non poche confusioni e fraintendimenti riguardo al magistero e alla dottrina morale. Un recente studio del Public Religion Research Institute ha infatti evidenziato che tre quarti dei cattolici americani sono favorevoli al “matrimonio” omosessuale e che il 56% di cattolici non considera le relazioni sessuali omosessuali un peccato. Le statistiche a favore dell’omosessualità si impennano se si guarda invece ai “catholic millennials” (i nati dopo il 1980): secondo uno studio del Pew Reserch, il 70% è favorevole ai “matrimoni” gay. Affrontare la sfida dell’omosessualità, dunque, costringe la Chiesa a riscoprire e a trasmettere le ragioni della propria fede, a ribadire con chiarezza la propria posizione in materia morale e le motivazioni di natura filosofica e teologica che la sostengono.

UNA NUOVA FILOSOFIA PUBBLICA
Dal punto di vista filosofico è interessante l’approccio del professore J. Budziszewski della University of Texas. Nel suo saggio si concentra sull’uso del termine “legge naturale” come concetto chiave per la comprensione dell’omosessualità e del suo giudizio morale. Mentre il concetto filosofico di “legge naturale” resta immutato, la difficile accoglienza dell’argomento (considerato ormai superato) e i cambiamenti nella comprensione che l’uomo ha di se stesso e della società, reclamano un nuovo modo di spiegarlo. L’urgenza di una “nuova filosofia pubblica” obbliga il pensiero cattolico a non rinunciare ai concetti filosofici fondamentali che stanno alla base della antropologia rivelata, ma ad utilizzarli in modo più convincente e intelligente per far sì che il messaggio trasmesso sia compreso e accolto e non rifiutato a priori.

In quanto principio base della moralità(e non frutto di una rivelazione particolare come sono invece le Sacre Scritture per i cristiani), la legge naturale rappresenta il luogo filosofico da cui è possibile prendere le mosse per una “nuova filosofia pubblica”, destinata cioè a tutti senza distinzioni di approcci, religione o credenze. Come gli altri principi morali, quello di legge naturale, potrà essere sì rifiutato ma non è mai sconosciuto perché, afferma Budziszewski, tutti gli uomini sono a conoscenza dei principi basilari della moralità benché alcuni li respingano decidendo di non tenerne conto.

Molte sono le tematiche affrontate nei saggi che cercano di esporre, da diverse prospettive, il messaggio della Chiesa verso coloro che vivono l’attrazione omosessuale. Un lavoro serio e rispettoso che – afferma il cardinale Wuerl arcivescovo di Washington – può rappresentare un punto di svolta per la vita di molti lettori. Un testo “indispensabile” – continua il porporato – per i ministri della Chiesa chiamati a servire e guidare il gregge con Verità e Amore.

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[1] Insegna “Etica della Vita” al Sacred Heart Major Seminary di Detroit. Tra le sue opere più conosciute Humanae Vitae: A Generation Later (1991), The Right to Privacy (2008) e (come editore) Why Humanae Vitae Was Right (1993). E’ conosciuta per la conferenza sulla contraccezione intitolata Contraception Why Not? Dove spiega la posizione della Chiesa Cattolica rispetto ai metodi contraccettivi, tale conferenza ha avuto un successo e una diffusione enorme negli Stati Uniti.

[2] Si tratta di una associazione fondata negli anni Ottanta dal vescovo di New York, il card. Cooke e riconosciuta dalla Santa Sede. Lo scopo di Courage è quello di accogliere i fedeli omosessuali che cercano con sincerità il sostegno della Chiesa per offrire loro un accompagnamento spirituale, un cammino di preghiera e di amicizia. Si presuppone la fede e la disponibilità a farsi guidare dai sacerdoti e professionisti che gestiscono le ormai più di cento sedi sparse in tutto il mondo (Cfr. Teisa Stefano, Le strade dell’amore, Città Nuova 2002, pp. 106ss).

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