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Il mio comportamento on-line attira gli altri ad avvicinarsi alla Chiesa?

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Walter Rumsby CC

Suor Theresa Aleteia Noble - pubblicato il 04/11/15

Immaginate come si sentirebbe un aspirante cattolico che pensa alla conversione dopo aver letto i blog cattolici

Come ex cattolica lontana, leggo ancora post, dichiarazioni di Facebook e commenti on-line con un occhio a quello che potrebbero pensare gli outsider.

Cerco di non giudicare le persone che contribuiscono on-line in un modo che sarebbe stato imbarazzante per me quando ero atea. Sono certa che alcune delle cose che scrivo ora mettono in imbarazzo altre persone. Abbiamo tutti giornate in cui dopo aver detto qualcosa ci rammarichiamo per non averci pensato prima un po’ su.

Per fortuna, Dio riesce a operare attraverso qualsiasi cosa. Stili e personalità diversi funzionano per persone diverse. E la verità a volte può essere scomoda.




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C’è però una differenza tra scomodo e del tutto e assolutamente crudele. Di recente, il fattore imbarazzo “spara” su tutti i fronti. Non sono sicura se sia dovuto agli effetti di un Sinodo “scombussolato” o alla stranezza soprannaturale che circonda sempre questo periodo dell’anno, ma è così.

Di recente una donna ha condiviso con me su Twitter il fatto che stava pensando di aderire alla Chiesa cattolica, ma ultimamente era più esitante per via della schiacciante negatività e della rabbia tra i cattolici che constata sui social media.

Mi spezza il cuore pensare che persone che potrebbero essere state affascinate dal cattolicesimo e interessate ad esso dalla visita di papa Francesco possano girargli le spalle perché la maggior parte di noi, me inclusa, non ha raggiunto la stessa gioia evangelizzatrice, umiltà e fiducia in Dio che papa Francesco mostra ogni giorno.




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Che ci piaccia o no, quando parliamo tra di noi on-line è perché tutti ci vedano. Internet ha fatto dimenticare la nozione di conversazioni private, ma se questo è vero, sembra che alcuni di noi parlino ancora come se fossimo alla riunione di famiglia per la festa del Ringraziamento piuttosto che in pubblico – con gli altri che guardano.

Come ha detto di recente una delle mie sorelle, “vorrei che i cattolici imparassero a usare le loro voci ‘interiori’!”.

Le persone ci guardano, e alcune di loro stanno cercando di trovare Cristo nel nostro comportamento. Anche gli atei capiscono che crediamo che la nostra condotta sia un segno visibile del fatto che Gesù è presente nella Chiesa. Purtroppo, quando non agiamo come Gesù non facciamo la nostra parte nella salvezza delle anime.

Se siamo veri con noi stessi e con la Chiesa, possiamo riconoscere e rispettare la realtà che gli altri stanno ascoltando.

Ecco 10 domande che ci possiamo porre prima di scrivere sui blog e su Facebook o postare tweet o commenti on-line:

  1. Questo post avvicinerà gli altri a Dio?
  2. Questo post è vero, caritatevole e rispettoso?
  3. Se qualcuno al di fuori della Chiesa cattolica lo vedesse, ne sarebbe scandalizzato?
  4. Sto spettegolando o parlando male di un’altra persona?
  5. Mi sono messo nei panni della persona di cui o a cui sto parlando? Ho pensato ai suoi sentimenti, alla sua famiglia e alle esperienze di vita che spingono questa persona a comportarsi e a pensare così?
  6. Sarei felice se mi ricordassero questo post tra una settimana, un mese o due anni?
  7. Sto rispondendo a questa persona per autogiustificazione o per amore?
  8. Questo post porta luce o oscurità nel mondo?
  9. È necessario o utile per me contribuire con le mie opinioni su tale questione in questo forum particolare?
  10. Mi sento ispirato dallo Spirito Santo a postare questo contributo?

Wow, alcune di queste domande mi hanno fatto arrossire per l’imbarazzo ripensando ad alcuni modi in cui mi sono comportata on-line!

Il nostro impegno richiede discernimento. Ovviamente queste semplici domande possono aiutarvi o meno nel vostro discernimento, ma anche se non ne usiamo nessuna, fermarsi semplicemente anche solo per un momento prima di rispondere o di partecipare on-line ci può aiutare a scrivere con un panorama più ampio nella mente, piuttosto che essere mossi dalle nostre reazioni e paure immediate.

Avete qualche altra domanda da suggerire? Aggiungetela nei commenti!

[Traduzione dall’inglese a cura di Roberta Sciamplicotti]

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