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La lotta di Audrey per porre fine all’anonimato dei donatori di sperma

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© AUDREY KERMALVEZEN

Philippe Oswald - Aleteia - pubblicato il 26/10/15

Una ragazza concepita con l'inseminazione artificiale lotta per conoscere l'identità del proprio padre biologico

Senza il diritto di sapere. Il 21 ottobre, il relatore pubblico del Consiglio di Stato di Francia ha respinto la richiesta di Audrey Kermalvezen (non è il suo vero nome), il giovane avvocato che chiede che si sollevi parzialmente il segreto che circonda le sue origini.

Nel 2009 ha saputo di essere stata concepita con l’inseminazione artificiale e ha cercato invano di sapere chi fosse suo padre. Visto che la legge francese prevede l’anonimato dei donatori di gameti, si è trovata di fronte al rifiuto costante dell’Assistenza Pubblica-Ospedale di Parigi (APHP) e ha avviato una lunga battaglia legale.

La legge francese potrebbe essere ritoccata a Strasburgo

La legge francee, che impone la mancanza di trasparenza sul donatore di sperma, potrebbe essere ritoccata a Strasburgo dalla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo (Le Point).

In una sentenza del 1992, la Corte ha ricordato che le persone che si trovano nella situazione di Audrey “hanno un interesse fondamentale di ottenere le informazioni a loro indispensabili per scoprire la verità su un aspetto importante della propria identità personale” (Gènéthique).

È quindi logicamente a questa istanza superiore europea che la ragazza dovrebbe rivolgersi se il Consiglio di Stato, la cui decisione si sta dibattendo, non acconsentisse alla sua richiesta.

Il processo non dovrebbe essere eterno: il Codice di salute pubblica francese non obbliga le banche di sperma a conservare il nome del donatore per più di 40 anni.

3 motivi essenziali

Audrey ha almeno tre motivi per portare avanti la sua lotta:

  1. Soffre perché non sa chi l’ha generata.
  2. Vorrebbe sapere se lei e suo fratello, anch’egli concepito con donazione di sperma, hanno lo stesso donatore e se ha “mezzi fratelli e mezze sorelle”.
  3. Oggi è sposata con un uomo nato anch’egli con donazione di gameti, il che comporta un rischio di consanguineità per i loro figli. Come dissipare questo dubbio se continua ad essere impossibile eliminare il segreto che circonda le sue origini?

Statisticamente il rischio che il donatore sia lo stesso è minimo, ma ciò non significa che il dubbio non possa tormentare, come Audrey e il marito, decine di migliaia di persone (sarebbero tra le 50.000 e le 70.000) concepite in questo modo dal 1973, anno dell’istituzione in Francia delle prime banche di sperma.

Le conseguenze negative dell’anonimato

Audrey fa parte dell’associazione Procreazione Medicalmente Anonima (PMA), che chiede un accesso controllato alle origini, attraverso azioni politiche, mediatiche e giuridiche.

“Fondata nel 2004 dal medico dell’ambito della riproduzione Pauline Tiberghien, l’associazione vuole sensibilizzare i professionisti sanitari, il legislatore e il pubblico sulle conseguenze negative dell’anonimato totale dei donatori di gameti, il cui carattere irreversibile è stato stabilito nella prima legge bioetica francese del 2004”, ha spiegato explica Alliance VITA.

Nel 2014, Audrey ha pubblicato con lo pseudonimo Audrey Kermalvezen  Mes origines: une affaire d’État (Éditions Max Milo).

[Traduzione dallo spagnolo a cura di Roberta Sciamplicotti]

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