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La dottrina del Purgatorio, da Dante a Guerre stellari

canto 16

CattoNerd - pubblicato il 26/10/15

La ragionevolezza del Purgatorio, scritturistica o meno che sia
[…] e canterò di quel secondo regno dove l’umano spirito si purga e di salire al ciel diventa degno. ~ Dante, PurgatorioCanto I, 4-6

Si può credere nel cosiddetto “Purgatorio” anche se non si è cattolici? Perché la Chiesa cattolica lo considera, praticamente, un dogma? Ed è possibile che la saga di George Lucas sia capace di farcene comprendere meglio la verità?
Sì, è possibile. Infatti ve lo spiego in questo articolo.

Cos’è il Purgatorio?

C.S. Lewis: “Tu sei stato all’Inferno: sebbene, qualora non si tornasse indietro, si potrebbe chiamare Purgatorio.”

La vita è essenzialmente un Purgatorio, poiché si cambia e si impara dagli errori. Non si tratta di scontare delle pene, così, per soddisfare il presunto desiderio di giustizia di Dio o delle persone che abbiamo ferito. Il male commesso, quando realizzato nelle sue estreme conseguenze, è già di per sé uno strazio indicibile. È l’Inferno, temporaneo o eterno. Come spiegato ne “Il grande divorzio” di Lewis (che era protestante! XD ), il Purgatorio è più di ogni altra cosa una condizione della persona, dell’anima, che prende consapevolezza degli errori commessi e che, superato l’orgoglio o l’ossessione idolatrica per qualcosa, si comporta di conseguenza per fare ammenda, cambiare e non ripetere più la cosa.
Questo processo, piaccia o no, è graduale, non istantaneo.

Franco Nembrini: “Il Purgatorio […] è cercare di compiere fino in fondo quel cammino diconversione e di raggiungimento della felicità che è lo scopo dell’intera opera della “Divina Commedia” e della vita. […] Rispetto al fissità della condanna infernale o rispetto la definitività del Paradiso, il Purgatorio è la cantica dove si cambia.”

Ma nella Bibbia non c’è!

L’idea, forse un po’ ingenua, secondo cui sarebbe possibile, semplicemente, chiedere perdono per poter raggiungere ilParadiso, a mio avviso, offende l’intelligenza. Tutto il discorso iniziato da Lutero in poi, secondo cui basterebbe la sola fede per poter raggiungere la comunione perfetta con Dio, scaturisce sia dal prendere alla lettera la Scrittura (la Bibbia non parla esplicitamente del Purgatorio, quindi non esiste!) che dall’idea che l’uomo sia, dalpeccato originale in avanti, incapace del bene o di perseguire la santità (lo stare in comunione con Dio, in un discernimento) già sulla terra. Sostanzialmente il problema non è il Purgatorio, ma la negazione della libertà umana e di una realtà razionale, oggettiva, a cui portò il Luteranesimo.
La Chiesa ortodossa non essendo altrettanto strutturata nella definizione di concetti razionali rifiuta anch’essa il Purgatorio, soprattutto qualora lo si consideri un luogo. Tuttavia prega per i defunti e non sminuisce il libero arbitrio.

Il senso della vita, infatti, è proprio quello di sperimentare il libero arbitrio e scoprire che Dio ci chiede di affidarci a Lui per donarci il meglio (Mt 7, 9-11). La fregatura non c’è, Dio è dalla nostra parte. Il male permesso da Dio è sempre in vista di un bene più grande a cui l’uomo è destinato (Rm 8, 28). E si può fare propria questa verità solamente sperimentandola di persona, sulla propria pelle.
La vita di per sé equivale a un purgatorio in cui crescere e purificarsi.

Ma se egli considerava la magnifica ricompensa riservata a coloro che si addormentano nella morte con sentimenti di pietà, la sua considerazione era santa e devota. Perciò egli fece offrire il sacrificio espiatorio per i morti, perché fossero assolti dal peccato. ~ 2 Maccabei 12, 45

Oltretutto, non è nemmeno vero che nella Scrittura non siano presenti riferimenti al Purgatorio. Per esempio, Gesù dice:

Gesù: “Quando vai con il tuo avversario davanti al magistrato, lungo la strada procura di accordarti con lui, perché non ti trascini davanti al giudice e il giudice ti consegni all’esecutore e questi ti getti in prigione. Ti assicuro, non ne uscirai finché non avrai pagato fino all’ultimo spicciolo.” (Luca 26, 58-59)

Sempre per capire che quella del Purgatorio non è un’invenzione medievale o una scoperta successiva, bisogna aggiungere che i primi cristiani pregavano per le anime dei defunti e che nella patristica del I e del II secolo già si parlava di tutto ciò. In pratica, è una cosa sempre stata considerata sottintesa fin dall’inizio del Cristianesimo.

La dottrina del purgatorio, in breve

Canto 33, Beatrice e il Grifone

Qualora una persona raggiunga il termine del percorso terreno, la sua evoluzione non termina, fissandosi come in una fotografia senza né spazio né tempo. Né viene catapultata in una realtà dove non è più presente la capacità di scegliere, quindi di cambiare. Si entra piuttosto in una prospettiva dove si accresce maggiormente il grado di consapevolezza, si cambia il proprio rapporto con la dimensione spazio-tempo, in quella che viene semplicisticamente definita “eternità”, ma si continua a tendere all’infinito verso la conoscenza di Dio. Essendo un momento determinante, la persona ha di fronte a sé una scelta fondamentale: proseguire nella luce di Dio, della verità, o andare in tutt’altra direzione… Vabbè, sapete a cosa alludo! Ma nel caso in cui si scelga Dio, non si riceve di botto la completa comprensione di ogni cosa, la bontà infinita o l’infallibilità. Si fa solamente uno straordinario saltò di qualità nelle proprie capacità di entrare in relazione con Dio. Si diventa uguali agli angeli, come affermato da Gesù in Luca 20, 36.

Il Purgatorio a cui si riferisce la Dottrina cattolica è un momento preciso, in cui la persona risorta per l’eternità realizza dolorosamente, passo dopo passo, ciò che l’ha portata all’errore. Come il “Sommo Poeta”, Dante Alighieri, mostra nella “Divina Commedia”, ciò che muove sia i dannati che i beati è il desiderio. Il purgatorio è desiderare il Sommo Bene, Dio, ma non essere ancora del tutto in grado di viverlo pienamente, come San Paolo spiega ed estende a tutta la creazione in Romani 8, 22.

Il Purgatorio in “Star Wars”

Anakin Skywalker, Dell'OttoIl tema della redenzione è magnificamente esplicato come non mai nella saga di “Star Wars”. Anakin Skywalker rappresenta l’esempio paradigmatico dell’uomoche è chiamato a compiere qualcosa di immenso (doveva essere lo Jedi atteso dalle profezie, il messia dell’intera galassia… tiè!), ma il desiderio di possesso o di controllare la situazione a tutti costi, generato dalla paura di un’ipotetica perdita, lo farà diventare ciò che più di ogni altra cosa temeva: un prevaricatore, che ferisce le persone a cui più tiene. Notare che tale sbaglio avviene gradualmente, da questo si capisce che non è realistica nemmeno la credenza secondo cui sarebbe possibile il processo inverso: ci si può dannare all’istante. Anche la caduta più inaspettata, si verifica sempre in modo progressivo. Istantanea può essere tutt’al più la scelta di procedere da un lato o dall’altro.

Anakin cade, o meglio cede al lato oscuro, diventando il temibile Darth Fener. Da messia ad avversario degli Jedi e nemico della Repubblica. E, così, ha inizio il suoInferno”, che si rivelerà un “Purgatorio” nel momento in cui accetterà ciò che il figlio ha da offrirgli gratuitamente: il perdono, che ha origine sempre dallo Spirito di Dio.
Si può tornare alla (vera) Forza con un atto di umiltà, lasciandoci salvare dall’Altro.

Sarà il figlio di Anakin, Luke Skywalker, decenni dopo, ha riparare al male compiuto dal genitore, salvando e redimendo un po’ tutti, incluso, vabbè “spoiler”, il padre. In questo, più di quanto possano immaginare anche i cristiani più scafati fan di “Star Wars”, la figura di Luke è assolutamente cristica. È, come Cristo, il messia che salva tutti… offrendo un’alternativa sbalorditiva e senza precedenti: addirittura il peggiore dei peccatori, quello da cui ha avuto origine un male terrificante, può redimersi se lo desidera.

Come per Manfredi di Svevia nel III Canto del Purgatorio, la salvezza è sempre possibile, basta un atto di umiltà e si può intraprendere quel cammino di redenzione detto “Purgatorio”.

…Orribil furon li peccati miei; ma la bontà infinita ha sì gran braccia, che prende ciò che si rivolge a lei… ~ Dante, Purgatorio, Canto III

Conclusione

Usando le parole di Peter Kreeft, il Purgatorio è un luogo di purificazione piuttosto che di sofferenza, una specie di “lettura riparatrice” della vita terrena. In questo caso, il Purgatorio sarebbe la prima parte del Paradiso, e non un posto lontano da esso. Sia nell’Aldilà che nella vita terrana, ci prepariamo al Paradiso vero. Una verità, quella del Purgatorio, di cui implicitamente narra ogni bella storia che si rispetti, inclusa l’epopea di “Star Wars”!

QUI L’ARTICOLO ORIGINALE

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