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La relazione finale del Sinodo: dove sono le novità?

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©Mazur/catholicnews.org.uk

Luca Zacchi, energia in relazione - pubblicato il 25/10/15

Premessa 1: ci vorrà tempo a leggere tutto il testo, ma, come spiegavo ieri sera a cena, contrariamente a quello che piacerebbe a certa stampa, il Sinodo cattolico non è un parlamento ‘democratico’, non si decide a maggioranza; è un organo consultivo, importante ma consultivo; una rappresentanza significativa dei vescovi riflette assieme al Papa e sotto la sua presidenza sulle tematiche che si incontrano nel proprio camminare insieme (sinodo significa esattamente “cammino insieme”). I titoli del tipo “Il Sinodo decide a maggioranza” non significano null’altro che ‘al Sinodo si è discusso su quel punto con punti di vista diversi’. E ci mancherebbe! Però il Papa, per dire, potrebbe decidere su di un punto particolare anche in contraddizione con la maggioranza del Sinodo.

Premessa 2: le novità dottrinali, spiegatemele voi perchè io proprio non le vedo. Perchè non è stata cambiata la dottrina biblica sulla famiglia, si parla (punto 8) dell’ideologia del gender (che per il Papa ed i Vescovi evidentemente esiste!) come di una falsità, richiamando Genesi 1,26-27, si condannano chiaramente di nuovo (punto 33, chissà perchè non lo cita nessuno dei giornalisti) aborto e manipolazione genetica ed a fini riproduttivi, si ribadisce trattando di adozione ed affido (punto 65) che i bambini hanno il diritto di crescere in una famiglia, con un papà e una mamma (non con due papà o due mamme!), non si cambia assolutamente nulla relativamente al modo di considerare l’omosessualità (punto 76), ribadendo il massimo rispetto per la persona e le sue scelte (questo e niente altro significa il famoso “chi sono io per giudicare” di Papa Francesco, che poi non è suo!) ma precisando che circa i progetti di equiparazione al matrimonio delle unioni tra persone omosessuali, «non esiste fondamento alcunoper assimilare o stabilire analogie, neppure remote, tra le unioni omosessuali e il disegno di Dio sul matrimonio e la famiglia». Il Sinodo ritiene in ogni caso del tuttoinaccettabile che le Chiese locali subiscano delle pressioni in questa materia e che gli organismi internazionali condizionino gli aiuti finanziari ai Paesi poveri all’introduzione di leggi che istituiscano il “matrimonio” fra persone dello stesso sesso.

Poi si arriva ai fatidici punti 84-86 dove si parla dei divorziati risposati per dire, niente di nuovo nemmeno qui, che occorre fare ogni sforzo per il discernimento e l’integrazione di questi ultimi nella comunità cristiana. I battezzati che sono divorziati e risposati civilmente devono essere più integrati nelle comunità cristiane nei diversi modi possibili, evitando ogni occasione di scandalo. 

Che occorre valutare caso per caso attraverso un percorso di accompagnamento spirituale guidato da un Vescovo o da un sacerdote, ma assistito e accompagnato da tutta la comunità. Si cita a riguardo la Familiaris Consortio di Giovanni Paolo II (altro che superata…): «Sappiano i pastori che, per amore della verità, sono obbligati a ben discernere le situazioni. C’è infatti differenza tra quanti sinceramente si sono sforzati di salvare il primo matrimonio e sono stati abbandonati del tutto ingiustamente, e quanti per loro grave colpa hanno distrutto un matrimonio canonicamente valido. Ci sono infine coloro che hanno contratto una seconda unione in vista dell’educazione dei figli, e talvolta sono soggettivamente certi in coscienza che il precedente matrimonio, irreparabilmente distrutto, non era mai stato valido» (FC, 84).

Che questo percorso deve mirare in ultimo fine alla salvezza dell’animo del credente che si trova in questa situazione (confrontate per favore i canoni del codice di diritto canonico del 1983, non di ieri, che dicono la stessa cosa! e magari anche il catechismo della chiesa cattolica, numero 1735): In determinate circostanze le persone trovano grandi difficoltà ad agire in modo diverso. Perciò, pur sostenendo una norma generale, è necessario riconoscere che la responsabilità rispetto a determinate azioni o decisioni non è la medesima in tutti i casi. Il discernimento pastorale, pure tenendo conto della coscienza rettamente formata delle persone, deve farsi carico di queste situazioni. Anche le conseguenze degli atti compiuti non sono necessariamente le stesse in tutti i casi.

Un consiglio ai giornalisti, ma non solo. Leggetelo tutto il documento, rifletteteci sopra, e poi scrivete…. Aggiungerei anche pregate lo Spirito perchè vi insegni il discernimento…

Il testo completo della Relazione

QUI L’ORIGINALE

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sinodo sulla famiglia
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