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3 cose che i padri sinodali dovrebbero sapere sul divorzio

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Lisa Duffy - pubblicato il 23/10/15

Ecco come mostrare ai cattolici divorziati che c'è speranza e che Dio ha ancora grandi cose in serbo per loro

Sono trascorsi 22 anni da quando ho divorziato, e ogni anno verso la fine del mese di luglio vivo un breve momento oscuro di tristezza, che segna il giorno in cui il mio ex marito ha posto fine in modo crudele e deliberato al nostro rapporto. È qualcosa che mi porterò dietro per sempre, nonostante ora sia felicemente sposata per la Chiesa da 15 anni.

A volte la gente mi chiede perché trascorro tanto tempo a scrivere e a parlare di questo evento terribile o perché decido di spendere del tempo consigliando chi si trova in circostanze che mi possono riportare ai miei ricordi dolorosi.

Scelgo di fare queste cose – anzi, mi appassiona fare queste cose – perché conosco la profondità di quel dolore e capisco quanto sia facile voltare le spalle alla propria fede e perdersi nel mondo. Voglio offrire speranza ai milioni di cattolici divorziati che stanno perdendo la speranza. Voglio mostrare che Dio ha ancora grandi cose in serbo per loro.

E questo è il motivo per il quale, mentre questa terza e ultima settimana del Sinodo sulla famiglia si avvicina al termine, voglio lanciare un ultimo appello a nome della comunità dei divorziati, indipendentemente dal fatto che siano risposati civilmente. Sappiamo che affrontare le situazioni che vivono i cattolici divorziati non è stata l’unica questione discussa, ma come sostenitore della loro causa c’è qualche suggerimento che spero che i padri sinodali prenderanno in considerazione mentre elaborano e definiscono le loro risoluzioni.

Le radici della crisi

Uno dei nostri problemi principali al momento di far fronte alla crisi del divorzio è la diffusa confusione su ciò che un cattolico che ha in mano un documento di divorzio civile può e non può fare. Questa confusione ha un ruolo di rilievo nel motivo per il quale tanti cattolici abbandonano la Chiesa dopo il proprio divorzio. Ho assistito per anni donne e uomini divorziati nel loro processo di guarigione, e mi spezza sempre il cuore sentire le idee confuse ed errate che hanno molti di loro.

A volte assumono automaticamente di essere banditi dai sacramenti o di non essere i benvenuti nella loro parrocchia, ma molte volte le loro idee errate derivano da qualcuno a livello parrocchiale: un sacerdote, un diacono o un responsabile di educazione religiosa.

Buttate lì qualche consiglio di amici e parenti che non conoscono pienamente la questione o il diritto canonico e sarà come stendere il tappeto rosso e scortare la gente fuori dalla Chiesa. Troppe persone offrono consigli basati sulla disinformazione, ed è un problema.

Fare una differenza significativa

Tenendo questo a mente, ci sono tre cose che vorrei dire ai padri sinodali e che sarebbero estremamente significative per i cattolici divorziati:

1. Assicuratevi che tutti i sacerdoti, i diaconi, i responsabili della catechesi e qualsiasi altro rappresentante della Chiesa in una posizione tale da offrire consigli abbiano una comprensione uniforme delle cose fondamentali che si applicano a un cattolico divorziato, come ad esempio:

  • Un documento di divorzio civile in sé non proibisce di ricevere i sacramenti o di partecipare alla vita parrocchiale. Avere foglietti o opuscoli con queste informazioni disponibili all’ingresso della chiesa e facili da prendere è un buon modo per iniziare.
  • Gettarsi in un turbinio di appuntamenti non è una buona idea, anche quando potrebbe sembrare ovvio che un matrimonio è nullo. Ci vuole del tempo per guarire da un divorzio, e un motivo per cui dobbiamo discutere della Comunione al Sinodo è che troppa gente dopo il divorzio si butta in una serie di appuntamenti. Socializzare è positivo e importante, avere appuntamenti può aspettare.

2. Riconoscerli in un’omelia.

Molti cattolici divorziati smettono di andare a Messa perché l’omelia è quasi sempre rivolta alla famiglia integra. È indubbio che questa abbia bisogno di sostegno ora più che mai, ma la maggior parte dei cattolici divorziati non si sente mai considerata come parte della famiglia parrocchiale nelle omelie. Apparire a Messa è difficile, perché le famiglie integre ricordano costantemente la perdita. Molti parrocchiani divorziati vorrebbero ascoltare omelie che non solo chiariscono l’insegnamento della Chiesa, ma offrono anche spunti a cui pensare nella loro lotta per rimanere fedeli a Dio in questo periodo.

3. Incoraggiare le parrocchie a formare comitati di accoglienza.

Un divorzio civile è un’esperienza orrenda. Spesso è equiparato alla morte di un coniuge, ma quando qualcuno perde il coniuge a causa della morte lo sposo sopravvissuto è bombardato da un’effusione di simpatia: fiori, pasti e visite da parte di amici e parenti. Questo, invece, accade raramente quando si verifica un divorzio. In genere si verifica la reazione opposta, di allontanamento. Il dolore e la perdita del divorzio sono tuttavia piuttosto reali, e la depressione si affaccia rapidamente. Un atto di compassione significativo potrebbe essere mostrare a una persona che ha divorziato lo stesso tipo di attenzione, come fare di tanto in tanto una telefonata o una visita, offrirsi di portare un pasto, ecc. Sarebbe anche un’opera spirituale di misericordia.

Se c’è un messaggio che traggo dal Sinodo finora è che siamo tutti insieme in questa barca e dobbiamo trovare dei modi per sostenerci a vicenda nelle nostre lotte. Continuiamo a pregare per i padri sinodali e per il papa mentre si avvicina la fine di quest’ultima settimana di assise.

Lisa Duffy, blogger, oratrice e autrice di The Catholic Guide To Dating After Divorce, scrive da Charleston (South Carolina, Stati Uniti). Gradisce commenti e domande all’indirizzo lisa@lisaduffy.com.

[Traduzione dall’inglese a cura di Roberta Sciamplicotti]

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