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Hogar Nazaret: il riscatto dei “bambini crocifissi”

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www.hogarnazaret.es

Alvaro Real - Aleteia - pubblicato il 14/10/15

Padre Ignacio María Doñoro ha già restituito la dignità a più di 470 piccoli

Quando si arriva all’Hogar Nazaret a Puerto Maldonado, in Perù, l’immagine della Madonna del Pilar è la prima cosa che si vede. I bambini che giungono qui vedono quindi come prima cosa la loro madre. Un’immagine molto speciale in un luogo molto speciale. È lì grazie a padre Ignacio María Doñoro, un cappellano della Guardia Civil spagnola che un bel giorno ha deciso di lasciare tutto e di aiutare i bambini maltrattati, schiavi e vittime dell’industria del sesso. Bambini che non hanno neanche un’identità.

Dopo un po’ si trasformano, come è accaduto a Tarek, che era stato usato per pratiche sadomasochistiche e poi abbandonato. Dopo quattro mesi all’Hogar Nazaret, il poliziotto e lo psicologo non riuscivano a credere al suo cambiamento (cfr. Aleteia, 25 giugno 2015).

Le storie dell’Hogar sono tante. Storie di riscatto di bambini. Bambini che tornano ad essere bambini grazie a padre Ignacio María Doñoro.

Cosa ci fa un cappellano della Guardia Civil in una casa per bambini a Puerto Maldonado, in Perù?

(Ride) Lo dico anch’io, anche se era una cosa annunciata. Da vari anni andavo e venivo dalle missioni creando case di recupero e cercando di fare qualcosa. Praticamente tutte le cose che facevo andavano in questa direzione.

La caserma di Intxaurrondo e poi l’Accademia di Ufficiali della Guardia Civil erano destinazioni in cui l’emergenza missionaria era molto importante. Faceva parte della nostra identità.

Un giorno mi sono reso conto del fatto che non si trattava di inviare denaro o di fare cose, ma di condividere la sorte dei più bisognosi. Ho venduto tutto ciò che avevo e sono venuto qui con un’immagine della Madonna del Pilar.

Quanti bambini ci sono attualmente nell’Hogar Nazaret? Chi è stato l’ultimo ad arrivare?

L’ultimo è stato Andrés, che ha solo due anni. Tutti i bambini che arrivano all’Hogar Nazaret lo fanno in modo transitorio. In questi cinque anni sono passati di qui 472 bambini.

L’Hogar Nazaret cerca di recuperare questi piccoli, dando loro i diritti dei quali sono stati privati. Quando hanno già un’identità, quando non si può più trafficare con loro, quando la loro salute è migliorata, quando sono istruiti e lavorano con la famiglia (nonni o zii), vengono “restituiti”. La famiglia è il luogo in cui devono stare.

Basta entrare nella sua pagina Facebook e vedere le fotografie dei bambini per capire che lavoro svolgete. Ma quando arrivano non sono così. Come avviene il riscatto?

È una storia di coraggio. Una storia alla quale partecipiamo tutti. C’è moltissima preghiera, e poi un’accoglienza fantastica da parte di tutti. Facciamo dei piccoli giochi per ricevere il bambino, e poi la cosa va avanti a poco a poco. La verità è che non lo so… Non so come avviene il riscatto.

È un riscatto d’amore. È l’amore che cura le loro ferite. È l’incontro con l’altro, che forse ha vissuto circostanze simili o peggiori e che aiuta a diminuire l’importanza di ciò che si è subito.

C’è una parola che qui si ripete molto: resilienza. Quello che ci è successo è avvenuto perché potessimo diventare persone molto migliori. Vuol dire che il dolore e la sofferenza servono a superarci e a far sì che quello che ci è accaduto ci renda molto più grandi.

Che necessità avete ora? So che a volte ha avuto la tentazione di gettare la spugna. Non lo faccia! Come possiamo aiutarla?

C’è una pagina web, www.hogarnazaret.es. Lì c’è un crowfunding, ci sono un numero di conto e una serie di resoconti in cui ci si potrà rendere conto delle necessità che abbiamo.

L’Hogar Nazaret è una risposta reale, una risposta d’amore. Non è una casa per bambini poveri, non è una casa in cui ci sono necessità. Sono molto più che poveri, è una necessità estrema. Qui c’è povertà materiale e spirituale. I bambini arrivano alla casa spezzati, completamente spezzati, in circostanze terribili. Nei racconti della pagina web non mi dilungo per prudenza. Questi bambini hanno una capacità enorme di soffrire e di tenere duro. Io li chiamo i “bambini crocifissi”.

Siamo in pieno Sinodo della Famiglia e credo che nella vostra casa si veda in prima persona cosa succede quando il sistema familiare è inesistente. Chi ne paga le conseguenze sono i bambini…

È così. È la famiglia che forma la personalità e che forma nei valori. Noi cerchiamo di formare una famiglia. L’Hogar Nazaret è una famiglia che non ha legami di sangue ma nasce da un sangue molto più forte, che è quello di Cristo, dal sogno di Dio.

Da questa famiglia cerchiamo poi di aiutare le famiglie. È più difficile. Lavorare con il bambino è facile, lavorare con la sua famiglia è più complicato, ma a poco a poco ci si riesce. Sono già più di 470 i bambini che sono passati di qui e sono amici. L’Hogar Nazaret è un miracolo. Qui sono arrivati bambini quasi moribondi e grazie a Dio nessuno di loro è morto.

E in tutto questo la Madonna del Pilar, la cui immagine è alla porta. Avrà qualcosa a che vedere con tutto ciò…

Tutto. Tutto. La Madonna per noi è tutto. Recitiamo il Rosario insieme come famiglia ed è molto bello ed emozionante. Spesso viene in casa della gente e vede che i bambini abbracciano la Madonna. Questo riempie il cuore. Chi ha problemi e dubbi di fede venga all’Hogar Nazaret e verifichi la presenza di Dio tra noi.

[Traduzione dallo spagnolo a cura di Roberta Sciamplicotti]

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