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Volta le spalle alla morte

ombra

© Lotus Carroll-CC

padre Carlos Padilla - pubblicato il 12/10/15

Nasciamo per la vita eterna, per rinascere, per questo, forse per questo, vale la pena di amare per sempre

Spesso non è facile mantenere la gioia e la speranza quando le cose non ci vanno bene. La vita non è sempre semplice. Ci sono momenti di pace e altri di dolore, gioie e dispiaceri.

Non è facile affrontare il cammino avendo sempre uno sguardo ottimista. Guardando il bicchiere mezzo pieno. Vedendo la giornata quasi perfetta. A volte perdiamo il coraggio e ci concentriamo su quello che ci manca, su quello che non ci riesce, su ciò che non otteniamo.

Essere fedeli al sogno che un giorno ci ha messi in cammino è quello che ci mantiene vivi, allegri e fiduciosi. Si tratta di tornare all’entusiasmo del primo amore senza smettere di pensare che la vita è per sempre. Senza smettere di comprendere che camminiamo passo dopo passo, dando il nostro amore semplice.

L’altro giorno leggevo la testimonianza di Chiara Corbella, che diceva che lei e il marito non si ritenevano coraggiosi perché l’unica cosa che avevano fatto era stato dire di sì, passo dopo passo. Forse per questo mi piace il titolo del libro che racconta la sua storia: “Siamo nati e non moriremo mai più”.

Nasciamo per la vita eterna. Nasciamo per rinascere. Per questo, forse per questo, vale la pena di amare per sempre. Amare passo dopo passo, in ogni angolo del cammino. Nella salute e nella malattia. Senza avere chiaro quello che verrà. Senza temere al punto di smettere di confidare e di continuare a camminare.

Amare tornando sempre al primo amore, a quell’amore che Dio ha seminato nell’anima come una fiamma incipiente. Che i nostri passi siano sempre mossi dall’amore. Non sembra semplice.

Diceva padre Josef Kentenich: “Nella conduzione della propria vita, ha immutabile validità il principio per cui quello che faccio e smetto di fare, quello che rischio, nasce sempre in primo luogo da un movimento d’amore”.

Tutto quello che faccio è mosso dall’amore? Dall’amore per Dio, per me stesso, per gli uomini? Mi muove sempre un amore sincero e profondo, un amore vero? Credo di no.

Spesso mi muovono il mio egoismo, i miei desideri malati di cercare la mia felicità, le mie ansie di potere e di riconoscimento. Quanto mi costa rinunciare per amore, cedere per amore, sacrificare la mia vita per amore!

Per questo mi piacciono le parole con cui pregava una persona: “Finora la mia piccolezza mi faceva affogare e non mi lasciava aprire il cuore perché restavo nella mia miseria, ma Dio mi ha mostrato che essere piccoli è proprio rallegrarci di quello che siamo, mettere da parte tutto ciò che ci allontana da noi stessi e da Dio e lasciare che Egli agisca attraverso di noi”.

La mia miseria non può essere motivo di disperazione, causa di scoraggiamento. La mia incapacità di amare davvero non può fermare i miei passi, né porre fine al mio desiderio di lottare per qualcosa di più grande.

La mia miseria mi rende più umile e piccolo, più vulnerabile e bisognoso del potere di Dio. Egli mette il suo cuore nella mia miseria. È misericordia per me. È amore che si effonde per sollevare la mia anima caduta.

La mia debolezza, la mia incapacità di amare con tutta la mia vita, non mi possono mai togliere il sorriso. Nasciamo per non morire mai. Questa convinzione muove i miei passi e il mio amore. Siamo cittadini del cielo.

So che non è semplice camminare sempre allo stesso ritmo quando le cose non vanno bene. Confidare dopo aver perso tutto. Sorridere al mondo pur essendo stati delusi dalla vita o dalle persone. Vivere senza scoraggiarsi quando tutti provano pena per la nostra sorte e ci compatiscono. Non sembra tanto facile.

E non lo è. È un dono, una grazia che chiediamo ogni giorno per rialzarci. Non voglio perdere l’illusione di vivere rivolto al cielo. Dando le spalle alla morte. Senza temere che il mio “sì” si indebolisca con il passare degli anni.

[Traduzione dallo spagnolo a cura di Roberta Sciamplicotti]

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