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Papa Francesco ha delle buone notizie per i narcisisti

VATICAN-POPE-AUDIENCE

AFP PHOTO / ANDREAS SOLARO

Tom Hoopes - pubblicato il 09/10/15

Ha cioè una soluzione per il loro problema...

Una frase di papa Francesco nel discorso migliore che ha pronunciato in America – quello ai vescovi a Philadelphia – mi ossessiona sin da quando l’ho letta la prima volta.

“Un cristianesimo che ‘fa’ poco in pratica, mentre è incessantemente intento a ‘spiegare’ i suoi insegnamenti, è pericolosamente sbilanciato”, ha affermato.

Il papa ha voluto così richiamare quanto aveva già detto ai vescovi a Washington. Allora, come già fatto altre volte in precedenza, aveva messo in guardia contro il narcisismo.

Molte delle sue descrizioni del narcisismo dovrebbero suonarci familiari.

Immaginate gli interminabili articoli dei commentatori cattolici (sì, me incluso) su come vanno veramente, orribilmente e tragicamente male le cose. Poi leggete l’avvertimento della Evangelii Gaudium: “È una presunta sicurezza dottrinale o disciplinare che dà luogo ad un elitarismo narcisista e autoritario, dove invece di evangelizzare si analizzano e si classificano gli altri, e invece di facilitare l’accesso alla grazia si consumano le energie nel controllare” (n. 94).

Oppure pensate agli interminabili incontri del consiglio parrocchiale centrati solo su questioni ristrette e non sulla necessità di comunicare il Vangelo alla gente. Poi ascoltate la meditazione del papa di gennaio sulla durezza del cuore: il cattolico diventa “chiuso. In se stesso, nella sua comunità o nella sua parrocchia, ma sempre chiusura… Ci sono l’uomo e la donna-specchio, che sono chiusi in se stessi per guardare se stessi continuamente, no? Questi narcisisti religiosi, no?”.

Mi piace la frase sulle persone-specchio. Mi fa pensare ai body builder che fanno flessioni in bagno ma non usano mai i loro muscoli per il lavoro duro, o ai giovani che si controllano i capelli in ogni superficie riflettente davanti alla quale si trovano ma non hanno mai il coraggio di chiedere a qualcuno di uscire.

Il narcisismo non è l’eccessivo amore di sé o l’eccessivo disgusto di sé, ma una combinazione malata di entrambi, dove l’uno nutre l’altro. Vogliamo essere eroi, temiamo di essere degli zeri, e così ci re-immaginiamo per adattarci ai nostri sogni.

La verità è che non siamo né zeri né eroi, ma il nostro orgoglio non lo ammetterà come possibilità – perché sotto forma di tragedie o di salvatori vogliamo essere al centro dell’universo. Diventiamo così dei novelli Adamo ed Eva, che hanno deciso di assurgere a divinità mangiando la mela ed hanno finito per nascondersi pateticamente tra i cespugli per non farsi vedere da Dio.

Oggi i cattolici sono particolarmente suscettibili al narcisismo. La nostra testa è piena sia delle grandi storie della Chiesa trionfante che della nostra imbarazzante condizione di Chiesa sconfitta. Siamo simultaneamente al di sopra di tutto e colpiti da tutto. Compensiamo tenendoci stretta l’immagine di perfezione a cui aneliamo.

Ma papa Francesco offre dei rimedi per i narcisisti come noi.

In primo luogo, l’adorazione. Come ha detto alla Gregoriana, “il teologo che non prega e che non adora Dio finisce affondato nel più disgustoso narcisismo”.

Adorare Gesù Cristo risponde in modo molto specifico all’odio e all’amore per sé del narcisista: Egli è l’unico che ha glorificato il Padre venendo crocifisso, l’unico che ha dato le chiavi del cielo e della terra a Pietro.

In secondo luogo, il servizio. Nelle sue considerazioni di dicembre sulle malattie nella Curia, papa Francesco ha avvertito del “narcisismo che guarda appassionatamente la propria immagine e non vede l’immagine di Dio impressa sul volto degli altri”.
La risposta è dare di più. “L’antidoto a questa epidemia è la grazia di sentirci peccatori e di dire con tutto il cuore: ‘Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare’ (Lc17,10)”.

A Philadelphia il papa ha aggiunto: “Il pastore deve mostrare che il Vangelo della famiglia è davvero ‘buona notizia’ in un mondo dove l’attenzione verso sé stessi sembra regnare sovrana! Non si tratta di fantasia romantica: la tenacia nel formare una famiglia e nel portarla avanti trasforma il mondo e la storia”.

Le famiglie demoliscono la nostra interpretazione irrealistica di noi stessi mettendo al suo posto l’amore incondizionato.
Forse, dopo tutto, la risposta migliore al narcisismo è questa: l’autentica vita familiare.

[Traduzione dall’inglese a cura di Roberta Sciamplicotti]

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