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Il Papa all’Onu: basta guerra, negazione di tutti i diritti

papa e Ban Ki-moon

Ctv

Andrea Tornielli - Vatican Insider - pubblicato il 25/09/15

Francesco chiede all'Assemblea delle Nazioni "decisioni critiche e globali di fronte ai conflitti mondiali" che aumentano il numero degli esclusi e dei bisognosi

Per la quinta volta un Papa interviene alle Nazioni Unite dimostrando quanto la Santa Sede creda nell’importanza di questa istituzione che compie 70 anni: va rafforzata e non indebolita. Francesco invita a non limitarsi ai buoni propositi, a indicare obiettivi o stilare statistiche: bisogna far sì che le nostre istituzioni agiscano ed «evitare qualsiasi tentazione di cadere in un nominalismo declamatorio con effetto tranquillizzante sulle coscienze. Dobbiamo aver cura che le nostre istituzioni siano realmente efficaci nella lotta» contro tutti i flagelli dell’umanità. Bergoglio chiede di rispettare la vita, di far sempre prevalere il negoziato, di rinunciare agli armamenti nucleari, di evitare interventi armati che non avvengano sotto l’egida dell’Onu. Parla delle nefaste conseguenze di un irresponsabile malgoverno dell’economia mondiale. E lancia un grido per i cristiani e le altre minoranze perseguitate.

Elogio dell’Onu

Davanti ai leader del mondo, Francesco afferma che l’Onu è «una risposta imprescindibile dal momento che il potere tecnologico, nelle mani di ideologie nazionalistiche o falsamente universalistiche, è capace di produrre tremende atrocità. Non posso che associarmi all’apprezzamento dei miei predecessori, riaffermando l’importanza che la Chiesa Cattolica riconosce a questa istituzione e le speranze che ripone nelle sue attività». Il Papa elenca come elementi positivi conseguiti nei primi settant’anni di vita, «la codificazione e lo sviluppo del diritto internazionale, la costruzione della normativa internazionale dei diritti umani, il perfezionamento del diritto umanitario, la soluzione di molti conflitti e operazioni di pace e di riconciliazione». Se fosse mancata «tutta quell’attività internazionale», osserva «l’umanità avrebbe potuto non sopravvivere all’uso incontrollato delle sue stesse potenzialità». Bergoglio rende omaggio a tutti coloro che hanno servito «con lealtà e sacrificio l’intera umanità in questi 70 anni». In particolare, quanti hanno perso la vita per la pace. Cita  Dag Hammarskjöld, lo scomodo segretario dell’Onu che cercava di scongiurare la guerra del Congo, morto misteriosamente 54 anni fa, premio Nobel per la pace – postumo – del 1961 «fino ai moltissimi funzionari di ogni grado, caduti nelle missioni umanitarie di pace e di riconciliazione». Il Papa auspica una «riforma» delle Nazioni Unite e un «adattamento ai tempi per arrivare all’«obiettivo finale di concedere a tutti i Paesi, senza eccezione, una partecipazione e un’incidenza reale ed equa nelle decisioni. Tale necessità di una maggiore equità, vale in special modo per gli organi con effettiva capacità esecutiva, quali il Consiglio di Sicurezza, gli Organismi finanziari e i gruppi o meccanismi specificamente creati per affrontare le crisi economiche». Questo aiuterà «a limitare qualsiasi sorta di abuso o usura specialmente nei confronti dei Paesi in via di sviluppo. Gli organismi finanziari internazionali devono vigilare in ordine allo sviluppo sostenibile dei Paesi e per evitare l’asfissiante sottomissione di tali Paesi a sistemi creditizi che, ben lungi dal promuovere il progresso, sottomettono le popolazioni a meccanismi di maggiore povertà, esclusione e dipendenza».

Proteggere gli esclusi e l’ambiente

Francesco ricorda che «la limitazione del potere è un’idea implicita nel concetto di diritto.Dare a ciascuno il suo, secondo la definizione classica di giustizia, significa che nessun individuo o gruppo umano si può considerare onnipotente, autorizzato a calpestare la dignità e i diritti delle altre persone singole o dei gruppi sociali». Oggi, osserva ci sono «molti falsi diritti, e – nello stesso tempo – ampi settori senza protezione, vittime piuttosto di un cattivo esercizio del potere: l’ambiente naturale e il vasto mondo di donne e uomini esclusi». Due settori intimamente uniti tra loro, che le relazioni politiche ed economiche preponderanti hanno trasformato in parti fragili della realtà. Il Papa spiega che «esiste un vero “diritto dell’ambiente”: ogni danno a quello è un danno all’umanità e stigmatizza la «brama egoistica e illimitata di potere e di benessere materiale, conduce tanto ad abusare dei mezzi materiali disponibili quanto ad escludere i deboli e i meno abili». L’esclusione economica e sociale è una negazione totale della fraternità umana e un gravissimo attentato ai diritti umani e all’ambiente. I più poveri sono quelli che soffrono maggiormente questi attentati».

Sviluppo sostenibile

«Alzo la mia voce – dice Francesco – insieme a quella di tutti coloro che aspirano a soluzioni urgenti ed efficaci. L’adozione dell’ “Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile” durante il vertice mondiale che inizierà oggi stesso, è un importante segno di speranza. Confido anche che la Conferenza di Parigi sul cambiamento climatico raggiunga accordi fondamentali ed effettivi». Ma non bastano gli impegni «assunti solennemente», il mondo «chiede con forza a tutti i governanti una volontà effettiva, pratica, costante, fatta di passi concreti e di misure immediate, per preservare e migliorare l’ambiente naturale e vincere quanto prima il fenomeno dell’esclusione sociale ed economica, con le sue tristi conseguenze di tratta degli esseri umani, commercio di organi e tessuti umani, sfruttamento sessuale di bambini e bambine, lavoro schiavizzato, compresa la prostituzione, traffico di droghe e di armi, terrorismo e crimine internazionale organizzato».  Per questo bisogna «evitare qualsiasi tentazione di cadere in un nominalismo declamatorio con effetto tranquillizzante sulle coscienze. Dobbiamo aver cura che le nostre istituzioni siano realmente efficaci nella lotta contro tutti questi flagelli». Ricordando sempre che «aldilà di piani e programmi, ci sono donne e uomini concreti, uguali ai governanti, che vivono, lottano e soffrono».

Casa, pane e lavoro

Ai poveri deve essere consentito di «essere attori del loro stesso destino». «Questo suppone ed esige il diritto all’istruzione – anche per le bambine (escluse in alcuni luoghi) – che si assicura in primo luogo rispettando e rafforzando il diritto primario delle famiglie ad educare». I governanti devono fare «tutto il possibile affinché tutti possano disporre della base minima materiale e spirituale per rendere effettiva la loro dignità e per formare e mantenere una famiglia, che è la cellula primaria di qualsiasi sviluppo sociale. Questo minimo assoluto, a livello materiale ha tre nomi: casa, lavoro e terra; e un nome a livello spirituale: libertà dello spirito, che comprende la libertà religiosa, il diritto all’educazione e gli altri diritti civili».

Riconoscere la legge morale

Francesco parla delle «nefaste conseguenze di un irresponsabile malgoverno dell’economia mondiale, guidato unicamente dall’ambizione di guadagno e di potere» e afferma che la difesa dell’ambiente e la lotta contro l’esclusione «esigono il riconoscimento di una legge morale inscritta nella stessa natura umana, che comprende la distinzione naturale tra uomo e donna e il rispetto assoluto della vita in tutte le sue fasi e dimensioni. Senza riconoscere «alcuni limiti etici naturali insormontabili» e senza «l’immediata attuazione» dei «pilastri dello sviluppo umano integrale», l’ideale di «salvare le future generazioni dal flagello della guerra» come recita il preambolo della Carta delle Nazioni Unite, e di  «promuovere il progresso sociale e un più elevato livello di vita all’interno di una più ampia libertà» rischia di «diventare un miraggio irraggiungibile o, peggio ancora, parole vuote che servono come scusa per qualsiasi abuso e corruzione, o per promuovere una colonizzazione ideologica mediante l’imposizione di modelli e stili di vita anomali estranei all’identità dei popoli e, in ultima analisi, irresponsabili».

No alla guerra

«La guerra – continua Francesco – è la negazione di tutti i diritti e una drammatica aggressione all’ambiente», bisogna «assicurare il dominio incontrastato del diritto e l’infaticabile ricorso al negoziato, ai buoni uffici e all’arbitrato». Se la norma «si confonde con un semplice strumento da utilizzare quando risulta favorevole e da eludere quando non lo è, si apre un vero vaso di Pandora di forze incontrollabili».

Armi nucleari e «Nazioni Unite dalla paura»

Il Papa parla della «proliferazione delle armi, specialmente quelle di distruzione di massa come possono essere quelle nucleari. Un’etica e un diritto basati sulla minaccia della distruzione reciproca – e potenzialmente di tutta l’umanità – sono contraddittori e costituiscono una frode verso tutta la costruzione delle Nazioni Unite, che diventerebbero “Nazioni unite dalla paura e dalla sfiducia”. Occorre impegnarsi per un mondo senza armi nucleari». Francesco elogia il «recente accordo sulla questione nucleare» con l’Iran,  «una prova delle possibilità della buona volontà politica e del diritto, coltivati con sincerità, pazienza e costanza», auspicando che sia duraturo.

Le guerre senza l’Onu e la persecuzione dei cristiani

Con realismo Bergoglio osserva che «non mancano gravi prove delle conseguenze negative di interventi politici e militari non coordinati tra i membri della comunità internazionale». Il Papa ripete il suo appello per il Medio Oriente, il Nord Africa e altri Paesi africani, «dove i cristiani, insieme ad altri gruppi culturali o etnici e anche con quella parte dei membri della religione maggioritaria che non vuole lasciarsi coinvolgere dall’odio e dalla pazzia, sono stati obbligati ad essere testimoni della distruzione dei loro luoghi di culto, del loro patrimonio culturale e religioso, delle loro case ed averi e sono stati posti nell’alternativa di fuggire o di pagare l’adesione al bene e alla pace con la loro stessa vita o con la schiavitù». Serve un esame di coscienza «di coloro che hanno la responsabilità della conduzione degli affari internazionali», anche per ogni altra situazione di conflitto, «come in Ucraina, in Siria, in Iraq, in Libia, nel Sud-Sudan e nella regione dei Grandi Laghi, prima degli interessi di parte, pur se legittimi, ci sono volti concreti». Bisogna fare «tutto il possibile per fermare e prevenire ulteriori sistematiche violenze contro le minoranze etniche e religiose e per proteggere le popolazioni innocenti».

Il narcotraffico

Francesco cita quindi un’altra guerra, quella del narcotraffico, che «silenziosamente comporta la morte di milioni di persone». Una guerra «sopportata e debolmente combattuta». Il narcotraffico si accompagna «alla tratta delle persone, al riciclaggio di denaro, al traffico di armi, allo sfruttamento infantile e ad altre forme di corruzione».

Decisioni da non rimandare

«La casa comune di tutti gli uomini – conclude il Papa – deve continuare a sorgere su una retta comprensione della fraternità universale e sul rispetto della sacralità di ciascuna vita umana, di ciascun uomo e di ciascuna donna; dei poveri, degli anziani, dei bambini, degli ammalati, dei non nati, dei disoccupati, degli abbandonati, di quelli che vengono giudicati scartabili perché li si considera nient’altro che numeri di questa o quella statistica. La casa comune di tutti gli uomini deve edificarsi anche sulla comprensione di una certa sacralità della natura creata». Questa comprensione e rispetto «esigono un grado superiore di saggezza, che accetti la trascendenza, rinunci alla costruzione di una élite onnipotente». Non possiamo permetterci «di rimandare “alcune agende” al futuro. Il futuro ci chiede decisioni critiche e globali di fronte ai conflitti mondiali che aumentano il numero degli esclusi e dei bisognosi».

QUI L’ARTICOLO ORIGINALE

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