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La CEI si mobilita per accogliere i profughi

Lucandrea Massaro - Aleteia - pubblicato il 08/09/15

Accolta l'esortazione del Papa perché le parrocchie siano luoghi di Vangelo vissuto

Partito l’invito del Papa ad accogliere i migranti è arrivata prontamente la risposta della macchina organizzativa e della solidarietà della chiesa italiana, una realtà che ha numeri molto importanti e che può (e già svolge, è bene ricordarlo) una ampia azione di accoglienza dei profughi e dei migranti che ogni giorno arrivano in Italia. Obbiettivo? Accogliere almeno 100 mila profughi nelle parrocchie italiane.

La CEI risponde

La Chiesa in Italia gode infatti della capillare presenza di 27.133 parrocchie e 226 diocesi, 33.714 preti diocesani, 84.406 religiose professe, 7.723 istituti secolari. Ieri la Conferenza episcopale italiana, con una nota congiunta del presidente, cardinale Angelo Bagnasco, e del segretario, Nunzio Galantino ha assicurato a papa Francesco che la sua esortazione «trova le nostre chiese in prima fila nel servizio, nell’accompagnamento e nella difesa dei più deboli». Non solo «Le parole d’indizione dell’Anno giubilare straordinario ci scorrono davanti mentre ascoltiamo Papa Francesco rivolgersi ai Vescovi d’Europa, perché in ogni parrocchia, comunità religiosa, monastero e santuario sia ospitata una famiglia di profughi – scrivono il presidente della Cei, cardinale Angelo Bagnasco, e il segretario generale, Nunzio Galantino -. È un appello che accogliamo con la gratitudine di chi riconosce nel Successore di Pietro colui che, anche nelle situazioni più complesse, sa additare le vie per un Vangelo vissuto».

Nella città del Papa

A Roma il cardinal vicario, Agostino Vallini, fa sapere di aver dato «indicazioni operative» per l’accoglienza nelle parrocchie. Come spiega il Corriere della Sera :

Il telefono di monsignor Enrico Feroci, direttore della Caritas diocesana romana, non fa che squillare: «Molte parrocchie mi annunciano di aver risistemato locali, aspettano istruzioni. Occorrerà metterci in contatto con le autorità pubbliche per risolvere, serenamente ma velocemente, molti problemi tecnici e organizzativi». L’arciprete di San Pietro, cardinal Angelo Comastri, conferma che le due parrocchie vaticane ospiteranno famiglie approdate a Lampedusa. Funziona a pieno ritmo la mensa del centro Astalli, dei padri Gesuiti (l’ordine del pontefice) che assicura 500 pasti al giorno nel cuore di Roma (8 settembre).

Da Nord a Sud della penisola

Tutti i vescovi delle principali città italiane hanno già dato la loro disponibilità. In primis la diocesi del Presidente della Cei, Genova, ospita già circa 400 profughi e 50 di loro sono alloggiati presso il seminario arcivescovile del Righi. Risponde subito all’appello del Papa anche il cardinale Giuseppe Betori, arcivescovo di Firenze, che chiede un “maggiore coinvolgimento” di tutte le parrocchie per farsi carico dell’accoglienza di una famiglia o di un piccolo gruppo di profughi, già ora tuttavia il complesso mondo del volontariato cattolico si occupa di circa 1000 persone. Da Torino monsignor Cesare Nosiglia, è già intervenuto ribadendo come l’obiettivo sia promuovere in ogni unità pastorale uno o più luoghi di accoglienza temporanea capaci di ospitare 5 persone ciascuno. “L’appello del Papa di domenica – dice Sergio Durando, direttore dell’Ufficio diocesano per la pastorale dei migranti – ha rafforzato l’invito di monsignor Nosiglia. Aumenta il numero delle famiglie, delle parrocchie, delle congregazioni religiose, delle associazioni e dei movimenti laicali che si offrono per l’accoglienza”. Anche il patriarca di Venezia, monsignor Francesco Moraglia, ha fatto pervenire ai parroci e ai rettori delle chiese della diocesi una sua lettera in cui chiede di coordinare “sul territorio – a livello vicariale e delle nascenti collaborazioni parrocchiali – interventi concreti” (Sir, 8 settembre).

Il cardinale Angelo Scola, arcivescovo di Milano, annuncia di aver messo a disposizione altri 6 immobili con 130 posti che si aggiungono ai 781 già indicati e chiede «un passo in avanti sulle leggi e le regole che normano questa accoglienza». Il problema, insomma, c’è ed è urgente. Scola aggiunge altri interrogativi: «Perché i tempi per il rilascio dei documenti sono spesso così lunghi? Perché non si può permettere che i migranti, su base volontaria, possano partecipare col loro lavoro alle esigenze della comunità?» (Corriere della Sera, 8 settembre).

Le Diocesi del Sud da tempo sono in prima linea, a cominciare ovviamente da Lampedusa.

Nel frattempo in Europa

La Commissione europea chiedera’ a Germania, Francia e Spagna di accogliere piu’ di 70mila rifugiati(oltre il 60%) nei prossimi due anni. Si alleviera’ cosi’ la pressione dei Paesi in prima linea come Italia, Grecia e Ungheria, mentre, secondo le ultime cifre fornite dall’Unhcr soltanto nel 2015 oltre 365.000 persone hanno attraversato il Mediterraneo per raggiungere l’Europa e 2800 sono morte in mare (Agi, 8 settembre)

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