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Questa immagine riuscirà finalmente a cambiare il cuore dell’Europa?

bimbo siriano morto spiaggia

© STR / DOGAN NEWS AGENCY / AFP

Alvaro Real - Aleteia - pubblicato il 03/09/15

Oggi il ricco epulone mette fossati alle porte della sua casa mentre Lazzaro continua a cercare di arrivarci

Un bimbo piccolo giace a faccia in giù su una spiaggia. È una foto toccante che ha fatto il giro del mondo e smuove la coscienza di tutta l’Europa. Migliaia di migranti sono morti quest’anno cercando di arrivare nel “paradiso europeo” fuggendo da guerra, fame e barbarie.

I migranti sono partiti dalla penisola turca di Bodrum alla volta dell’isola di Kos, ma le imbarcazioni sono affondate e il mare ha restituito sulla spiaggia i corpi inerti di coloro che non avevano altro rimedio che fuggire dalla propria terra.

L’immagine di questo bambino, con una maglietta rossa e il viso nella sabbia, mostra ancora una volta cosa accade quando i ricchi chiudono la porta ai poveri e ai bisognosi.

C’era un uomo ricco, che vestiva di porpora e di bisso e tutti i giorni banchettava lautamente. Un mendicante, di nome Lazzaro, giaceva alla sua porta, coperto di piaghe, bramoso di sfamarsi di quello che cadeva dalla mensa del ricco. Perfino i cani venivano a leccare le sue piaghe”.

Oggi l’Epulone siamo tutti noi europei. Noi che ci commuoviamo di fronte a questa fotografia, gridiamo al cielo per questo dramma, piangiamo per un paio di giorni per queste tragedie e a poco a poco torniamo a vivere la nostra vita quotidiana piena di banchetti e vestiti di porpora e lino finissimo.

Oggi l’Epulone sono i Governi europei. Quelli che rifiutano i rifugiati, quelli che nel luglio scorso non sono riusciti a mettersi d’accordo per accogliere le 40.000 persone che arrivavano da Siria e Iraq e che oggi continuano a discutere su come risolvere l’ondata dei poveri e bisognosi alla porta dei loro palazzi.

Oggi l’Epulone mette dei fossati alle porte della sua casa. Si costruiscono recinzioni, come quella che le autorità ungheresi hanno messo alla frontiera con la Serbia; si rafforzano le frontiere, come quella tra Spagna e Marocco; si cerca di far sì che gli immigrati non arrivino alle porte dell’Epulone; si impedisce che i treni pieni di migranti escano dall’Ungheria alla volta di Berlino e si cerca di lasciarli alla porta, in centri di assistenza nei quali possano saziarsi di ciò che cade dalla tavola della ricca Europa.

Lazzaro, però, continua a cercare di arrivare a casa del ricco e gli chiede aiuto. Lotta perché la sua famiglia, i suoi bambini, le sue donne, i suoi anziani possano sopravvivere. Oggi Lazzaro sono gli oltre 23.000 immigrati giunti sulle coste greche nell’ultima settimana.

Oggi Lazzaro sono i rifugiati delle guerra di Siria e Iraq, che si vedono espulsi dalla propria terra mentre nessuno muove un solo dito, che devono fuggire perché altrimenti saranno assassinati, che sono capaci di giocarsi la vita (nella loro patria è ormai perduta) per arrivare in una terra in cui possano prosperare.

Lazzaro è in ogni parte del mondo, ma nessuno lo vuole vedere e ascoltare, nessuno lo vuole aiutare. È alla frontiera tra Spagna e Marocco (Ceuta e Melilla), è alla frontiera tra Messico e Stati Uniti; è nel Canale della Manica, dove vuole raggiungere il Regno Unito; è in quei Paesi dai quali estraiamo petrolio e ricchezze anche se non vogliamo accogliere quanti ci hanno aperto le porte della loro natura.

Lazzaro deve subire l’ignominia di quanti vogliono fare affari con la sua sofferenza, di quanti approfittano delle difficoltà che pone l’Epulone per trafficare con la sua vita. Di quelli che lo ammassano nelle carrette del mare o che lo rinchiudono nei camion, che gli ruba il poco denaro che possiede e lo tratta come un animale in preda alla disperazione.

Grazie a Dio la società europea sta iniziando a svegliarsi e non tutti gli europei sono Epuloni, né tutti i “ricchi” votano le spalle al bisognoso. Migliaia di islandesi chiedono al Governo di agire, greci e italiani si sforzano di riscattare i naufraghi che arrivano sulle loro coste e gli spagnoli si organizzano attraverso Caritas e ONG perché non manchino cibo e protezione a quanti sono riusciti a passare lo stretto.

C’è molto su cui riflettere per riuscire a risolvere il grande dramma delle migrazioni forzose, di quanti non si ammassano alle porte della ricchezza ed esortano alla solidarietà e all’accoglienza. Ricordate come termina la parabola di Epulone e Lazzaro e come risponde Abramo: “Figlio, ricordati che hai ricevuto i tuoi beni durante la vita e Lazzaro parimenti i suoi mali; ora invece lui è consolato e tu sei in mezzo ai tormenti”.

[Traduzione dallo spagnolo a cura di Roberta Sciamplicotti]

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