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Il boy scout conquistato dal Meeting

Matteo Renzi al Meeting 2015

© Fondazione Meeting Rimini

Quotidiano Meeting - pubblicato il 26/08/15

Il manifesto di Renzi: tasse, immigrazione, Mediterraneo, riforme. «Siamo un grande Paese, riprendiamo la capacità di stupirci»

Esordisce a modo suo, con una battuta che però non strappa troppi applausi: «Le domande di Vittadini sono più complicate dei titoli del Meeting». Matteo Renzi è sul palco dell’Auditorium. Emilia Guarnieri, presidente del Meeting, lo aveva accolto con calore: «Oggi il tempo che viviamo è cruciale. Di fronte a una situazione dove sembra vincere lo scetticismo, vogliamo che questa sia un’occasione positiva». Giorgio Vittadini l’ha incalzato ponendo quattro questioni: ripartire dal basso per rilanciare l’Italia; l’Europa; lo sviluppo del Mediterraneo; il ruolo dell’Italia a livello internazionale. Renzi non si è nascosto. «Quando richiamate la responsabilità dell’io, richiamate giustamente alla responsabilità personale» ha affermato sottolineando il fatto che l’Italia deve tornare a essere «la terra delle opportunità e non dei rimpianti, della responsabilità personale e non della denuncia dell’altro».

Per 20 anni l’Italia è stata ferma, dice Renzi. Il premier identifica nel berlusconismo e nell’antiberlusconismo le cause della paralisi. «Oggi la sfida è recuperare il tempo perduto: ha ragione Guarnieri, oggi sta accadendo qualcosa di cruciale». La questione educativa e dei nostri giovani è centrale per l’Italia, che deve tornare a credere e investire su se stessa riconoscendo e valorizzando la bellezza e così disegnando il proprio futuro. Non manca un affondo personale sulla sua presenza a Rimini: «Non volevo venire al Meeting, ma non per un fatto ideologico: non mi andava di trovare sui giornali all’indomani titoli sull’accoglienza a me, o sulla politica nazionale, perché qui il punto è un altro, molto più umano e vero. Io vi ho incontrati in un’esperienza personale e l’amicizia riempie il cuore dell’uomo. Vi ho conosciuto da studente liceale, boy scout tramite il mio insegnante di religione con cui discutevamo su Péguy, Claudel, Chesterton, Leopardi, autori che mi hanno riempito la giovinezza. Vengo quindi al Meeting lieto e grato: sono le parole con cui il mio amico e collega consigliere provinciale a Firenze Graziano Grazzini, prematuramente scomparso, ricordava i suoi 50 anni. Parole che dicono del riconoscimento di qualcosa di più grande della distanza politica».

Renzi ricorda che, mentre in Italia si litigava su tutto, l’Europa a 28 ha spostato il suo baricentro sempre più lontano dal Mediterraneo e dai Balcani. «I giovani non vedono nell’Europa una visione politica, ma un lontano tran tran burocratico. In questo senso l’Europa è diventata matrigna. Ecco perché abbiamo impostato il semestre di presidenza italiana cercando di riproporre l’Europa come ideale, prima che spread e burocrazia. Sui profughi sono poi convinto che prima bisogna salvare le vite umane e dopo viene il resto. Non possiamo seguire gli imprenditori della paura. Non rinuncio a secoli di umanità per tre voti». E su questo il popolo del Meeting lo ha interrotto con uno scrosciante applauso.

«L’Italia, se cambia, può avere un ruolo nell’Europa che cambia. Le riforme sono il tentativo reale di recuperare il tempo perso. L’Italia ha bisogno di regole semplici». Ne cita una, quella del Senato, che difende con foga. «Molti dicono che dev’essere elettivo. Ma la democrazia non si misura su quante volte si vota: non siamo al telegatto. La democrazia è che chi vince le elezioni governa e fa le cose per cui è stato eletto». Quella sul Senato è una stoccata alla minoranza interna. Ne arriva una anche per la Lega Nord: «La questione non è bloccare per tre giorni l’Italia, ma rimetterla in moto riconoscendo la positività che c’è. Il nostro compito è lasciare liberi gli italiani di fare quelle cose straordinarie che hanno sempre fatto, spesso nonostante la politica. Anche la riduzione delle tasse serve ad aumentare il tasso di libertà in Italia». Con il taglio fiscale arriverà anche la legge sul Terzo settore, auspicata dal Meeting. Renzi riconferma che in politica estera «gli Usa sono la nostra stella pola, ma l’Italia deve riappropriarsi di un grande ruolo di mediazione internazionale. Costruire l’Europa contro la Russia è un errore tragico». E l’invito di Vittadini a guardare di più al Mediterraneo? Accolto: «Siamo il ponte con Africa e Medio Oriente, sia per una crescita economica comune, sia per promuovere una pace duratura, senza cadere nel ricatto di chi con il terrorismo cerca di farci vivere nella paura». In chiusura Renzi confessa l’emozione suscitata dalla visita alla mostra sul Duomo di Firenze. Da sindaco aveva chiuso alle auto la piazza del Duomo consentendo ai visitatori di alzare lo sguardo per stupirsi della bellezza di quanto quella piazza offre. Cita Chesterton: «Il mondo non finirà mai per la mancanza di meraviglie, ma per la mancanza di meraviglia». Di stupore, di sorpresa. È l’augurio finale: «Riprendiamo la capacità di stupirci. Siamo litigiosi e locali, ma globali nel messaggio di bellezza al mondo: smettiamola di piangerci addosso».

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