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“Famiglia, libertà educativa e dialogo”

Nunzio Galantino – it

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Lucandrea Massaro - Aleteia - pubblicato il 14/07/15

Intervista a tutto campo con monsignor Nunzio Galantino

Momenti delicati per la Chiesa italiana, mentre attraversa il guado rappresentato dalle polemiche sulle unioni civili e la cosiddetta "questione gender", in mezzo i fedeli e l’opinione pubblica cattolica che cerca di trovare il bandolo della matassa per giudicare i provvedimenti del Governo e per ritrovare la propria unità. Per orientare al meglio la questione Aleteia ha intervistato il Segretario generale della Conferenza Episcopale italiana, Monsignor Nunzio Galantino. Si comincia con una iniziativa molto importante di preghiera, in Ottobre, accanto al Santo Padre…

Galantino: Il 3 ottobre saremo alla vigilia dell’apertura della XIV Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi, imperniato su La vocazione e la missione della famiglia nella Chiesa e nel mondo contemporaneo. L’iniziativa – che ci porta in Piazza San Pietro e alla quale vorrei davvero che ciascuno si sentisse invitato – vuole essere una risposta di popolo ai molteplici appelli del Santo Padre alla preghiera per la famiglia e per il lavoro dei Padri sinodali. Abbiamo una grande necessità di far vedere la bellezza della famiglia: la nostra vera forza è rimanere ancorati alla realtà con la consapevolezza che la realtà è superiore all’idea: e la realtà – quella più diffusa e prevalente e della quale siamo in tanti a fare esperienza – è la famiglia.

Come si prepara la Chiesa italiana per la seconda parte del Sinodo dei vescovi? Quanto sono state davvero coinvolte le parrocchie e i laici nella discussione?

Galantino: Questi mesi ci hanno offerto un’esperienza preziosa di cammino sinodale fatto – come indicava Papa Francesco – con l’ascolto, il confronto e lo sguardo rivolto a Cristo. L’ampia partecipazione riscontrata dice quanto le nostre Chiese l’abbiano presa sul serio: dal punto di vista quantitativo, ben 144 sono state le diocesi che hanno affrontato il questionario; dal punto di vista qualitativo, molte l’hanno trasformato non solo in una sintesi da fare, ma in un processo nel quale coinvolgersi. L’Instrumentum laboris ha recepito questo lavoro, spalancando le pareti del Sinodo.

La crisi economica, l’incertezza che i giovani patiscono nel mondo del lavoro spesso li scoraggia da un impegno più concreto, come quello del matrimonio. Come risponde la Chiesa a questa precarizzazione della vita? E cosa chiede alla politica?

Galantino: La lunga stagione di crisi che stiamo vivendo più che economica – o oltre che economica – è culturale e spirituale. Ha contribuito a privare tanti giovani di opportunità non solo di lavoro, ma anche di progettualità in merito a scelte di vita. Come Chiesa sono innumerevoli le forme con cui si cerca di stare accanto, accompagnare e sostenere. Vorremmo che la politica la smettesse di mettere all’angolo la famiglia, per ritrovare energie e soluzioni con cui promuoverla: penso a servizi reali, agevolazioni fiscali, conciliazione di tempi famiglia-lavoro… È troppo chiedere, per il futuro del Paese, un’attenzione alla famiglia perlomeno analoga per intensità a quella che si sta ponendo per realtà assolutamente “altre” dalla famiglia? Ho l’impressione che si stia facendo pericolosamente strada una grave forma di strabismo da parte di alcuni settori della politica. Sembra che l’unico problema oggi sia quello dei diritti degli individui che chiedono di unirsi nelle unioni civili o di coloro che, avendo un orientamento sessuale diverso, chiedono stabilizzazione per la loro posizione. Forse bisognerebbe con più forza richiamare al sano realismo delle cose: la nostra società, grazie a Dio, conta e può ancora contare sulla stragrande maggioranza di famiglie fatte di padre, madre e figli, quando il buon Dio li dona. E queste famiglie hanno il diritto di vedersi al centro dell’impegno politico delle Istituzioni.

Monsignore dalla Spagna all’Irlanda, passando per la Francia e più di recente con la sentenza della Corte Suprema americana, in tutto il mondo il riconoscimento giuridico delle coppie omosessuali genera molteplici e spesso estreme reazioni dentro e fuori il mondo cattolico. Ora anche l’Italia si accinge a varare le cosiddette “civil partnership”, il famigerato DDL Cirinnà. Che cosa ne pensa la CEI?

Galantino: Il dissenso nei confronti della dittatura che vorrebbe imporre il pensiero unico, come dello stesso disegno di legge Cirinnà, al nostro interno è chiaro e condiviso. Nessuno nella Chiesa che è in Italia è disposto ad arrendersi alle proposte di equiparazione o omologazione di forme di convivenza con la famiglia costituzionale, fatta di padre, madre e figli.

C’è nel mondo cattolico molto fermento, a cominciare dalla manifestazione di giugno a Roma, ma soprattutto nell’attivismo di molte realtà associative ed editoriali sulle questioni della famiglia: che giudizio ne trae?

Galantino: Ritengo, in genere, che l’attività dei laici vada salutata come una benedizione del Signore, che in quanto tale non ha bisogno di Vescovi pilota per muoversi. Nello specifico, di fronte alla difesa della famiglia naturale, è chiaro che le modalità concrete con cui esprimere la posizione della Chiesa possono essere legittimamente diverse. Così, per affermare il diritto della famiglia costituzionale a esistere e a educare i propri figli nella bontà della differenza sessuale, accanto a chi ha proposto forme di manifestazioni pubbliche di dissenso c’è chi in questo momento storico ritiene più ragionevole e urgente l’apertura di un processo che ci veda coinvolti nel fronteggiare una cultura individualistica, che è alla base di proposte e di leggi volte a privilegiare i diritti dei singoli sul bene comune. Non necessariamente le due proposte vanno viste in contrapposizione tra loro. Contrapporle o demonizzarsi a vicenda non ha né senso né utilità alcuna. Da che mondo è mondo la modalità e i tempi con i quali esprimere le proprie convinzioni è frutto di valutazioni non omologabili.

A chi la accusa di “intelligenza con il nemico” che cosa risponde?

Galantino: Mi piacerebbe innanzitutto capire su cosa fondano questa accusa. Basterebbe avere la pazienza e il buon senso di leggere quanto ho ripetutamente detto per convincersi del contrario. Chi accusa deve anche poter portare le prove, altrimenti assomigliano tanto a quei “critici” dei quali parla Hegel nel suo Le scienze filosofiche in compendio. Il filosofo tedesco dice che vi sono alcuni che mettono la rogna addosso alla gente e si incaricano loro stessi di grattarla! Qualcuno ha deciso che “me la intendo col nemico” e fa esercizio di delegittimazione, di calunnia e di offesa ripetuta e gratuita. Contenti loro!
Io dico e ripeto che un differente modo di definire le modalità del dissenso non comporta di per sé diversità di valutazione rispetto a quanto sta succedendo. Osservo, semmai, che la scelta di stare nei processi rimane ancora la più impegnativa ed esigente: vive nella consapevolezza della necessità di tenere insieme differenti modi di sentire, al fine di mantenere salda la realtà della famiglia e i suoi diritti, a partire da quello della libertà educativa.

Come si esce dalla logica della contrapposizione all’interno della comunità ecclesiale e tra essa e la società civile?

Galantino: Occorre aver chiaro che le diverse sensibilità non devono diventare occasione per divisioni ingiustificate, che paradossalmente fanno il gioco di quanti portano avanti visioni ben diverse dalla nostra. Se permettiamo che venga meno la stima reciproca; se addirittura arriviamo con leggerezza al discredito fra quanti custodiscono il valore inestimabile del matrimonio e della famiglia, pretendiamo di difendere valori calpestandone altri o lanciando scomuniche tanto dannose quanto fuori luogo. Rispetto a simili derive, impariamo davvero cosa significhi essere Chiesa!

Monsignore è stata appena approvata la cosiddetta “Buona Scuola” con un forte investimento in capitale umano e una iniezione di risorse inedita almeno per l’Italia. Restano tuttavia alcune perplessità sui corsi di educazione sessuale e affettiva anche molto precoci e ancora ambiguità sull’idea di “servizio pubblico” che può quindi essere elargito anche dalle scuole non-statali. Cosa ne pensa?

Galantino: Considero la riforma della scuola un passo in avanti in un Paese troppo abituato alla stagnazione! Come non cogliere, ad esempio, la positività della prassi di comportamento che le scuole devono osservare nell’impostare il rapporto fiduciario con le famiglie degli studenti, con particolare riguardo al Piano dell’offerta formativa? Nessuna iniziativa, tanto meno sul gender, potrà essere proposta in classe senza il consenso informato e preventivo dei genitori. Se la riforma della scuola e le circolari che l’accompagnano ci aiuteranno a recuperare il ruolo centrale della famiglia, io dico che la legge ha operato una grande svolta. E anche in merito considerazione culturale della scuola paritaria, la riforma porta a casa un risultato oltremodo significativo.

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