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Come confidare in Dio quando ci sono tante disgrazie?

Niña envolviendo a bebé – it

Ludovic ETIENNE / Flickr / CC

padre Carlos Padilla - Aleteia - pubblicato il 15/06/15

Ci manca lo sguardo dei bambini...

Qualche giorno fa pensavo alle beatitudini che mi proponevo di vivere questa settimana. Ho pensato alla prima: Beati i poveri in spirito. Sono felici perché non possiedono nulla, perché non hanno riposto la propria sicurezza in ciò che possiedono e per questo vivono con forza il presente. E curiosamente non temono tanto il futuro.

Per questo ho pensato che mi piacerebbe vivere così ogni giorno. Senza angosce, senza preoccupazioni, fiducioso, come i bambini. Ho pensato a qualcosa che avevo letto qualche giorno prima:

“Ci sono due campagne pubblicitarie che trasmettono un messaggio molto interessante. Una dice: Cose da fare prima di morire? Vivere. L'altra: Vivi ora. Entrambe trasmettono un'idea attraente di vivere il momento presente, di fare ciò che possiamo fare ora, in questo momento. Entrambe si riferiscono al piacere perché pubblicizzano bibite, ma possiamo applicare il concetto a ciò che vogliamo. Ad esempio ai nostri ideali, ai nostri progetti, ai propositi. Li vivrò ora. Non so cosa succederà domani, ma se li vivo nel presente in ogni istante arriverò sicuramente alla fine”.

Vivere il presente è un dono. Spesso viviamo pensando a ciò che è già passato o angosciati per ciò che deve ancora arrivare. Vivere il presente come bambini è una grazia. Vivere senza dimenticare il passato, perché la nostra vita si basa su di esso, ma senza temere il futuro, perché quella paura non è sana.

E allora ricordo una canzone di suor Glenda: “Perché ho paura se nulla è impossibile a Dio?”

La mia paura è come quella della canzone. Dimentico le cose importanti, che nulla è impossibile a Dio. Per questo è possibile vivere il presente. È possibile quando volgo lo sguardo a Dio e mi sento come un bambino fragile nelle sue mani di Padre.

Le mie ali non sono potenti. Perché lo dimentico? Non riescono a fare tutto, ma volano. Ora volo. Non mi chiedo se riuscirò a volare domani. Non ci penso. Vivo l'oggi. E l'oggi lo riempio di Dio. Come i bambini. Mi piacerebbe vivere così ogni giorno, ogni ora, con passione.

Con quella santa indifferenza nei confronti di ciò che deve accadere. Solo Dio lo sa. Egli ha la mia vita nelle mani. Non voglio impossessarmi del mio presente. Non voglio legarlo alla mia vita come se Dio me lo dovesse. Non voglio temere di perderlo. Non voglio sentirmi padrone della mia sorte. Voglio semplicemente vivere con la pace di colui che sa che la sua vita riposa in Dio.

Ma come possiamo confidare in Dio e nella sua azione nascosta quando intorno a noi avvengono tante disgrazie? Ci manca lo sguardo dei bambini. Ci sembra che il Regno di Dio non sia presente.

Diceva padre Josef Kentenich: “Ci sono crudeltà terribili che incontro ovunque. Anche la mia vita è lacerata da crudeltà. C'è una certa crudeltà anche nel fatto che il Signore abbia permesso tutto questo. Avrebbe potuto evitarlo! Ci sono crudeltà e ancora crudeltà. E devo credere che dietro queste crudeltà terribili ci sia non solo un Dio personale, ma un Dio d'amore! Sofferenze enormi, e nonostante tutto dietro a questo la bontà paterna di Dio”.

Quanto ci costa vedere l'amore vicino e benevolo di Dio dietro le crudeltà delle quali siamo testimoni! Quanto è difficile accarezzare il suo amore nel dolore della nostra croce! Il male sembra avere più forza del bene. Ci spaventa la possibile fragilità dell'amore di Dio.

Continuiamo a vedere il piccolo seme, non l'albero immenso che accoglie e protegge. Vediamo la debolezza del cuore umano che si dona per amore e poi non riesce a rimanere fedele alle sue promesse. Quanto siamo fragili! Con quanta forza il peccato vince in noi!

Il Regno di Dio cresce nel nostro cuore? È il luogo in cui si gioca la lotta dentro di noi. Lì scegliamo, decidiamo, rifiutiamo, amiamo, odiamo. Lì abbracciamo Dio o gli diamo le spalle. Lì ci lasciamo trasportare dal suo amore o dalla forza della tentazione che ci porta per altre strade.

Quanto ci sembra fragile il Regno di Dio! Cresce e viene distrutto. Lo scandalo, la corruzione, la fragilità degli uomini. Siamo tanto lontani dal vertice a cui Dio ci chiama. Come possiamo rimanere fedeli nel cammino? Non è facile.

Gesù annuncia il Regno di Dio e lo rende presente con la propria vita, con le sue parole, con i suoi gesti d'amore. Le sue parabole ci aiutano a comprendere. Di cosa ci parla quando spiega il Regno di Dio?

Leggevo qualche giorno fa: “Il Regno di Dio non era per Gesù qualcosa di vago o etereo. L'irruzione di Dio sta chiedendo un cambiamento profondo. Se annuncia il Regno di Dio, è per risvegliare la speranza ed esortare tutti a cambiare modo di pensare e di agire. Bisogna 'entrare' nel Regno di Dio, lasciarsi trasformare dalla sua dinamica e iniziare a costruire la vita come la chiede Dio”.

Il Regno inizia con un nuovo modo di vivere, di amare, di pensare. Il Regno ci trasforma totalmente. Ci rende uomini nuovi. Il Regno di Dio è cresciuto dentro di me? Sono più suo?

[Traduzione dallo spagnolo a cura di Roberta Sciamplicotti]

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