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Le 5 mosse di Francesco contro la pedofilia

A child plays with Pope Francis’ skull cap during an audience with beneficiaries and volunteers of the Santa Marta pediatric dispensary – it

AFP PHOTO / ALBERTO PIZZOLI

A child plays with Pope Francis' skull cap during an audience with beneficiaries and volunteers of the Santa Marta pediatric dispensary in Paul VI Audience Hall in the Vatican on December 14, 2013. AFP PHOTO / ALBERTO PIZZOLI

Lucandrea Massaro - Aleteia - pubblicato il 11/06/15

In due anni il pontefice ha messo la Chiesa nelle condizioni di tornare ad essere credibile nella tutela dei minori

Dopo gli anni dello scandalo pedofilia, grazie innanzi tutto al contributo e alla volontà di Papa Benedetto XVI, la Chiesa ha cambiato profondamente il proprio atteggiamento nei confronti di questa terribile piaga. Si è passati da una colpevole omertà ad una aperta discussione, e gli interventi sul clero si sono fatti più incisivi. Al centro della preoccupazione della Chiesa ora ci sono – giustamente – i piccoli. La pedofilia tuttavia non è un problema della sola Chiesa cattolica, ma un dramma trasversale che riguarda religioni o ceti sociali tra i più diversi, ed è diffusa in tutto il mondo, forse però, solo la Chiesa ha avuto da un lato un così tremenda riprovazione mediatica e dall’altra una così intensa lotta a questa piaga, diversamente da altre realtà.

Ora Papa Francesco sta combattendo la pedofilia nella Chiesa in 5 mosse, l’ultima di questi giorni, una sezione ad hoc del tribunale vaticano per i vescovi che nascondono gli abusi. Ma andiamo con ordine:

1. E’ in comunione e in continuità col suo predecessore, Joseph Ratzinger. Riprendere e approfondire un lavoro vuol dire riconoscerne la validità e operare come un sol uomo.

“la Congregazione [della Dottrina della Fede], continuando nella linea voluta da Benedetto XVI, agisca con decisione per quanto riguarda i casi di abusi sessuali, promuovendo anzitutto le misure di protezione dei minori, l’aiuto di quanti in passato abbiano sofferto tali violenze, i procedimenti dovuti nei confronti dei colpevoli, l’impegno delle Conferenze episcopali nella formulazione e attuazione delle direttive necessarie in questo campo tanto importante per la testimonianza della Chiesa e la sua credibilità” (5 aprile 2013).

2. Ha messo al centro dell’attenzione della Chiesa i bambini e la loro protezione e creato una task force per affrontare il tema: “La Commissione avrà il compito di riferire sullo stato attuale delle vittime degli abusi, suggerire in raccordo con conferenze episcopali sui provvedimenti da adottare, proporre nomi di persone adatte per la sistematica attuazione di queste nuove iniziative” (5 dicembre 2013).

Da questa task force è nato il Centro per la Protezione dei Minori della Pontificia Università Gregoriana di Roma guidato dal gesuita Hans Zollnerche è anche decano dell’Istituto di Psicologia della medesima università.

3. Il Papa ha voluto celebrare la Messa con alcune vittime di abuso, dimostrando che il posto di chi soffre è accanto a Cristo e all’Eucarestia. Bergoglio ha così precisato che la Chiesa non darà più spazio alcuno a sacerdoti che si macchino di questi crimini spregevoli:

“ci sarà una Messa con alcune persone che hanno subito abusi, a Santa Marta, e poi una riunione con loro”, ha detto il Papa, che poi ha paragonato la pedofilia del clero ad una “Messa Nera”.“Questo sacerdote deve portare questo bambino, questa bambina, questo ragazzo, questa ragazza alla Santità; e questo ragazzo, questa bambina si fida, e questo invece di portarli alla Santità, abusa di loro”. Ai giornalisti il Papa ha anche confermato la linea di “tolleranza zero” (12 giugno 2014)

Questo impegno è stato riconosciuto anche da chi, come Don Fortunato Di Noto, si spende da anni contro la violenza sui bambini. “Dio ha ascoltato il grido di dolore degli innocenti”. Così il presidente dell’associazione Meter, don Fortunato Di Noto, ha commentato il pugno duro del papa riguardo agli abusi sessuali commessi dal clero (25 settembre 2014).

4. Il Papa come aveva promesso ha varato una Commissione vaticana per la tutela dei minori, la maggior parte di loro sono laici: “La Commissione presieduta dal cardinale Sean O’Malley – uno dei 9 cardinali che affiancano il pontefice nel governo della Chiesa e nella Riforma della Curia -, conta ora 16 persone tra le quali 8 donne, di cui 2 religiose, e 10 laici” “Le famiglie – afferma Bergoglio che nel luglio scorso ha incontrato personalmente delle vittime di abusi sessuali da parte di sacerdoti – devono sapere che la Chiesa non risparmia sforzi per tutelare i loro figli e hanno il diritto di rivolgersi ad essa con piena fiducia, perché è una casa sicura” (5 febbraio 2015).

5. La creazione di un tribunale ad hoc per giudicare i vescovi.
Il Papa lo ha deciso dopo l’ultima riunione del cosiddetto C9, il gruppo di Cardinali con cui sta rivedendo il ruolo e le funzioni della Curia di Roma. A dar e lo notizia ieri è stato padre Federico Lombardi, capo della Sala Stampa della Santa Sede. Come spiega Matteo Matzuzzi su Formiche:

“si è stabilito che “la competenza a ricevere ed esaminare le denunce di abuso d’ufficio episcopale appartenga alle Congregazioni per i Vescovi, per l’Evangelizzazione dei Popoli, o per le Chiese Orientali e tutte le denunce debbano essere presentate alla Congregazione appropriata”. In secondo luogo, si è stabilito che a giudicare i vescovi sarà la Congregazione per la dottrina della fede, all’interno della quale sarà istituita appunto una nuova Sezione giudiziaria, che potrà contare sulla nomina di personale stabile che presterà servizio nel Tribunale apostolico. Su come procedere, si stabilirà in seguito a consultazioni con il cardinale prefetto. Il Papa provvederà anche alla nomina di un Segretario, cui sarà ricondotta la responsabilità della Sezione. Il personale, poi, sarà “utilizzabile anche per i processi penali per l’abuso dei minori e degli adulti vulnerabili da parte del clero”. La proposta è stata approvata dal C9 all’unanimità e Francesco, successivamente, ha disposto che siano fornite “risorse adeguate” per conseguire tali fini” (11 giugno).

Introdotto anche il reato canonico di “abuso di ufficio episcopale” (La Stampa, 10 giugno).

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