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C’è un messaggio nascosto di Michelangelo nella Cappella Sistina?

The sistine chapel with Michelangelo’s fresco – it

© Grzegorz GALAZKA / SIPA

Chiara Santomiero - Aleteia - pubblicato il 22/05/15

La risposta di Sara Magister al Festival biblico di Vicenza

Perchè l'albero del Bene e del Male raffigurato sulla volta della Cappella Sistina è un fico e non un melo? Nasce da questa domanda e da altre sottolineature a proposito delle immagini della cappella più famosa del mondo il libro “I segreti della Sistina. Il messaggio proibito di Michelangelo”, scritto a due mani dall’esperto di Talmud, Blech Benjamin, e dal ricercatore di storia dell’arte Roy Doliner (in Italia è stato pubblicato da Bur nel 2012). C’è davvero un messaggio segreto del grande artista del Rinascimento negli affreschi della Cappella Sistina, il luogo in cui si svolge il conclave per eleggere i pontefici della Chiesa cattolica e dove arrivano ogni anno milioni di visitatori per ammirare la sconcertante potenza pittorica del Giudizio universale? Aleteia lo ha chiesto alla storica dell’arte Sara Magister che ne parlerà nello spazio “Linfa dell’Ulivo”, un focus di approfondimento promosso dall’Ufficio Pellegrinaggi della Diocesi di Vicenza propone, all’interno della XI edizione del Festival Biblico sul tema “Custodire il Creato, coltivare l’umano” in corso nella città veneta.

Qual è la tesi degli autori del libro?

Magister: Doliner e Blech sostengono che Michelangelo abbia nascosto dei messaggi segreti filo-ebraici nella volta della Cappella Sistina per contrapporsi a quella che era, secondo gli autori del libro, la natura intollerante, oscurantista, secolarizzata e corrotta della Chiesa cattolica dell’epoca. Analizzando il volume e confrontandolo con gli studi  più autorevoli sulla Cappella Sistina mi sono resa conto che questa tesi non ha alcuna base scientifica. D’altra parte, se negli affreschi ci  fossero dei riferimenti alla Cabala e alla cultura ermeutica ebraica – fino ad oggi non esistono degli studi scientifici in merito – non sarebbe sorprendente: contrariamente alla visione stereotipata accreditata in alcuni ambienti culturali, la Chiesa del Rinascimento era più che propensa ad assimilare all’interno di quella che era la cultura religiosa dell’epoca altre culture, quella classica in primo luogo, ma anche quella ebraica. Proprio allora iniziava lo studio dell’ebraico per la lettura della Bibbia in lingua originale e quello della Cabala. Piuttosto l’inserimento di riferimenti di questo tipo – sempre se fosse dimostrato – sarebbe stato autorizzato dalla Chiesa stessa a dimostrazione dell’esistenza della sola Verità professata dai cattolici. Gli umanisti e i teologi dell’epoca che studiavano le culture diverse dalla cattolica erano convinti che tali culture potessero supportare la verità cristiana.

Quali sono gli elementi che segnalano il dialogo con le altre culture?

Magister: Intanto i riferimenti classici, innanzitutto nelle forme. Giovanni Paolo II definì la Sistina come un “santuario della teologia del corpo umano” ed è evidente nei corpi bellissimi classici, a partire da quello di Adamo, così come nei misteriosi ignudi che in realtà sono figure allegoriche che circondano le storie della Creazione e denotano l’attenzione alla bellezza intesa come congiunzione tra armonia morale e fisica, recuperando ciò che già i greci e i romani avevano elaborato sia a livello concettuale che formale. Anche le figure classiche delle Sibille, che sono oracoli pagani, vengono proposte – sulla scorta di una lunga tradizione che ha le sue radici nel Medioevo ma in maniera ancora più rilevante all’interno della Sistina -, per tracciare un parallelo tra la cultura cristiana e quella classica evidenziando come in questa si vedano in nuce dei semi di ricerca di conoscenza già orientati nell’attesa di un Messia che coincide con Gesù.

Quali riferimenti alla cultura ebraica, oltre alle Scritture, si possono individuare?

Magister: L’intera Sistina, già all’epoca di Sisto IV – Michelangelo vi lavora in una fase successiva alle dipendenze di Giulio II –, negli affreschi quattrocenteschi che ripetono forme allegoriche e addirittura nelle misure dell’edificio, sottolinea che la cappella è il nuovo Tempio di Gerusalemme. Il riferimento al mondo ebraico è nella sottolineatura della continuità tra Gerusalemme e Roma. Tuttavia i riferimenti diretti alla cultura ebraica in senso filologico finora non sono stati dimostrati. Si può notare come il teologo che ha redatto il programma della Sistina, probabilmente Egidio da Viterbo, un attento conoscitore della lingua e della cultura ebraica, abbia inserito alcuni dettagli iconografici: per esempio, a proposito della raffigurazione del peccato originale, l’albero di fico piuttosto che l’albero di mele.

Dov’è la distinzione tra le tradizioni?

Magister: L’albero di fico fa parte dell’interpretazione della Bibbia letta in lingua originale. L’albero di mele, invece, fa riferimento alla traduzione in latino della Bibbia di san Girolamo: si tratta di una visualizzazione dell’idea dell’albero della conoscenza del bene e del male – “malus”- che significa anche melo . Nella Bibbia non è scritto che l’albero della conoscenza del bene e del male fosse un fico, ma poichè i progenitori subito dopo aver colto il frutto e capito di essere nudi, si coprono con foglie di fico, viene spontaneo pensare che fosse questo l’albero. Questa interpretazione, propria del contesto ebraico, è quella  che viene accolta da Michelangelo, ma è anche vero che questa immagine appartiene a una lunga tradizione iconografica italiana che risale al duomo di Modena e a quello di Orvieto, passando per Jacopo della Quercia a Bologna.

Quali altri elementi sostengono la tesi dei due autori?

Magister: Gli autori sostengono che Michelangelo si rifacesse alla Bibbia ebraica, ma non è vero perchè da questa sono esclusi libri come quello di Giuditta o dei Maccabei che invece sono molto raffigurati nella Cappella Sistina. La Bibbia che Michelangelo utilizza è quella cattolica, di san Girolamo, che include libri che per gli ebrei sono apocrifi e che invece la tradizione cristiana ripercorre continuamente perchè considerate tutte prefigurazioni di Gesù. Ci sono i Profeti maggiori ma anche quelli minori che hannoscarsa rilevanza per gli ebrei e che invece i cristiani considerano molto importanti perchè vengono richiamati nel Vangelo come coloro che parlano direttamente del Messia. Su queste confutazioni gli autori del libro nicchiano e sottolineano come Michelangelo abbia utilizzato solo storie dell’Antico Testamento: per forza, visto che il Nuovo Testamento è raffigurato sulle pareti laterali!

Esistono dei segreti ancora da svelare nella Sistina?

Magister: Più che segreti la Sistina ha un linguaggio talmente complesso e ricco che non finirà mai di essere interpretato. Ha una valenza universale che sorpassa l'epoca stessa in cui è stata realizzata e propone riferimenti culturali che ancora devono essere indagati in modo scientifico. Siamo di fronte a un'opera che ha una capacità visiva immediata e nello stesso tempo una complessità contenutistica che la rende ancora oggi affascinante per tutti, credenti e non credenti.

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