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Il modello americano di tutela della libertà religiosa, un punto di riferimento?

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Lucandrea Massaro - Aleteia - pubblicato il 11/05/15

Qual è il ruolo degli organismi sovranazionali e della Chiesa?

Una tematica sempre più presente sulle prime pagine dei nostri giornali e anche nel dibattito interno alle società occidentali: la libertà religiosa. Con questa espressione si intende non quello di credere o meno in Dio o in una precisa cultura o confessione religiosa, ma di poterlo fare pubblicamente senza subire ritorsioni di tipo psicologico, economico, sociale o addirittura fisico. Su questo tema in molti si sono cimentati nell'analisi e nelle soluzioni della questione, l'ultimo contributo in ordine di tempo è quello di un giovane studioso italiano, già conosciuto dal pubblico di Aleteia (qui e qui), dell'Istituto Universitario Europeo di Fiesole (FI): Pasquale Annicchino che ha licenziato da poco un testo molto utile: "Esportare la libertà religiosa. Il Modello Americano nell'arena globale" per le edizioni del Il Mulino. Delle tematiche di questo testo e dell'attualità di queste settimane parliamo in questa intervista allo studioso lucano.

Dottor Annicchino, nel 1998 gli USA iniziano a sperimentare un approccio alla politica estera che passa anche dalla promozione della libertà religiosa. Una differenza molto forte con l'UE che solo oggi inizia, timidamente, a prendere posizione come garante della libertà religiosa ad esempio in Medio Oriente. Quali sono le differenze di approccio tra le due sponde dell'Atlantico?

Annicchino: A dire il vero se non guardiamo alla mera infrastruttura normativa, mi passi il termine, l’esperienza statunitense comincia molto prima. Tuttavia il 1998 rappresenta un punto nodale perché è in quell’anno che viene approvato l’International Religious Freedom Act. Il modello statunitense, come mi sforzo di dimostrare nel libro, ha sicuramente influenzato lo sviluppo di istituzioni simili sia in altri Paesi che in seno all’Unione europea. Certo, nessuno di questi modelli istituzionali ha raggiunto la complessità propria di quello statunitense.

Esiste oggi, nel mondo, una reale tutela universale della libertà religiosa? Che ruolo hanno gli organismi sovranazionali? E la Chiesa?

Annicchino: Basterebbe aprire un qualsiasi quotidiano per rispondere in maniera negativa alla sua domanda. Il diritto di libertà religiosa è fortemente radicato nelle tradizioni e nelle consuetudini locali e viene diversamente declinato nelle varie parti del mondo. L’ex special rapporteur per la libertà religiosa delle Nazioni Unite ha addirittura esplicitamente sostenuto che oggi sarebbe praticamente impossibile raggiungere un accordo per approvare l’articolo 18 della Dichiarazione Universale dei diritti umani che, appunto, protegge il diritto di libertà di pensiero, coscienza e religione. Questo non deve portarci a negare l’aspirazione di una reale tutela universale, soprattutto dal punto di vista delle violazioni più gravi. Le organizzazioni sovranazionali lavorano molto in questo senso e la Chiesa si fa sempre portatrice di queste istanze sia in seno ad esse, sia mediante iniziative esterne che, negli ultimi tempi, hanno riguardato soprattutto le persecuzioni contro i cristiani in varie parti del mondo. Non si può tuttavia nascondere che a volte vi siano dei conflitti rispetto alla diversa concezione dei diritti umani, e del diritto di libertà religiosa, portata avanti da una parte dalle organizzazioni internazionali e dall’altra dalla Chiesa.

Diritto positivo e diritto islamico: c'è possibilità di composizione per un diritto universale alla libertà religiosa?

Annicchino: Bisognerebbe intendersi sulle nozioni di diritto positivo e di diritto islamico. Nei Paesi musulmani spesso il potere statale tende ad accentrare il monopolio dell’interpretazione delle fonti al fine di controllare meglio la religione, percepita come un fenomeno destabilizzante. Basta guardare a quello che sta accadendo in Egitto. In generale si può dire che, per quel che riguarda l’Islam, il problema più sentito resta quello di una reale tutela del diritto alla conversione.

Se è vero che negli USA il ruolo pubblico della fede ha tutto un altro peso rispetto all'Europa, almeno fino ad oggi nessun un ateo manifesto potrebbe essere mai eletto alla Presidenza, è anche vero che proprio negli States le controversie tra leggi statali e federali da un lato e libertà religiosa dall'altro hanno iniziato un processo di secolarizzazione molto violento specie sulle questioni legate ai diritti civili…

Annicchino: Negli Stati Uniti si vive un paradosso tutto interno alla modernità occidentale. Da un punto di vista sociologico gli Stati Uniti restano molto meno secolarizzati dell’Europa eppure è in forte aumento il numero di coloro i quali si dichiarano atei o affermano semplicemente di non appartenere ad alcuna confessione religiosa (i cosiddetti nones). Come ha sostenuto Douglas Laycock è questo dato sociologico che contribuisce ad incrementare i conflitti tra chi reclama una maggiore tutela della libertà religiosa e chi invece vorrebbe diminuire questa tutela nel nome del principio di uguaglianza. E’ in questo scontro tra specialità della religione ed interpretazione ed applicazione del principio di uguaglianza che si risolveranno molte controversie politiche e giuridiche.

Lei sta seguendo l'iter della Corte Suprema in fatto di matrimonio omosessuale in America. L'esito è davvero scontato come sembra?

Annicchino: Non credo che l’esito sia scontato, sicuramente la maggioranza progressista della Corte è molto compatta. Credo che l’esito della decisione dipenderà dalla posizione che andranno ad assumere justice Kennedy ed il presidente della Corte Roberts. Potrebbe esserci una pronuncia basata sul principio del judicial minimalism che lascerebbe discrezionalità ai singoli stati, oppure una decisione di maggiore portata probabilmente scritta dallo stesso Kennedy. Alcuni hanno addirittura sostenuto che il presidente Roberts, tradizionalmente vicino all’ala conservatrice della Corte, potrebbe sorprendere e schierarsi con l’ala progressista per diminuire l’impatto della sentenza. Non resterà che leggere con molta attenzione le motivazioni della Corte una volta pubblicata la sentenza.

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