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La “relazione” di Thomas Merton lo sminuisce come guida spirituale?

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William Van Ornum - pubblicato il 30/04/15

Uno sguardo alle sue debolezze e alle nostre

È il momento di approfondire il mio rapporto di ben 45 anni con Thomas Merton. In precedenza ho scritto dei modi positivi in cui ha arricchito la mia spiritualità, ma è ora di affrontare qualcosa che mi ha messo a disagio e con cui ho lottato, non con l'intensità di Giobbe e Dio, ma con una lotta intellettuale durata decenni. Riguarda la sua relazione con “M”, la studentessa di Infermieristica con cui ebbe una relazione alla metà degli anni Sessanta del secolo scorso.

Merton è stato assai lodato e i suoi “fans” sono ovunque, come nel caso di una squadra sportiva. I tifosi perdonano le pecche della squadra, e lo stesso fanno i fans di Merton, ma nel caso di quest'ultimo non si tratta di un gioco se lo si usa come mentore spirituale.

Gli eventi ai quali mi riferisco sono descritti nel sesto volume del diario di Merton. Sia nell'introduzione del testo che secondo molti commentatori di Merton, la sua “relazione” con “M” gli diede una piena comprensione dell'amore umano, cosa che non avrebbe potuto imparare nella struttura dell'abbazia di Nostra Signora del Getsemani.

Alcuni dettagli di questo periodo non sono edificanti, come le descrizioni di se stesso e di “M” nudi, mentre altri dettagli includono il fatto di uscire furtivamente dall'eremo, trovare la sua giacca di pelle lungo la strada, essere preso in macchina sulla superstrada da amici e andare a bere nel bar locale. Ci sono varie descrizioni “affezionate” dell'alcool. Devo dire altro?

Da psicologo clinico, è impossibile fare una diagnosi di qualcuno che non si è mai conosciuto, soprattutto se la persona in questione è morta 45 anni prima. Ad ogni modo, è anche impossibile tenere lontane dalla mente domande critiche relative a questo periodo della vita di Merton.

Viene quindi in mente un po' di cose. Forse questa relazione con “M” potrebbe essere definita meglio come infatuazione, anche perché apparentemente non hanno mai consumato il loro rapporto. “M” era fidanzata. Era molto giovane, forse aveva trent'anni meno di Merton. Cosa colpisce di tutto questo?

Lascerò ai lettori il compito di leggere il sesto volume del diario e di cercare libri che usciranno quest'anno in occasione del 100° anniversario della sua nascita per trarre le proprie valutazioni.

Se si ritiene quel periodo della sua vita peccaminoso (ma attenzione, “Non giudicate per non essere giudicati”), allora come influisce sul valore del fatto di leggere tutti i suoi libri e di utilizzarlo come guida spirituale?

Un modo di guardare a questo fatto, come fanno alcuni, è considerare che questo lo rende meno adatto ad essere una guida spirituale competente per gli altri, soprattutto per via della “relazione” e dell'aspirazione a una spiritualità orientale. Rende anche sospetti i suoi primi libri. Quanto era positiva la sua spiritualità se ha portato a questo?

C'è anche un altro modo: un avvertimento profetico per la Chiesa, e per ciascuno di noi. Può essere molto semplice cadere in certi peccati, siano essi avidità, rabbia, gola o, come in questo caso, desiderio.

È la grazia di Dio che ci mantiene sulla giusta via.

Uno sguardo intenso alla vita della Chiesa tra il 1915 e il 1968, gli anni in cui Merton ha vissuto, rivelerà più di qualche scandalo e più di qualche comportamento contro la lettera e lo spirito della legge da parte della Chiesa stessa, e perfino dei suoi leader principali. Ma noi rimaniamo leali.

Forse quando ciascuno esamina la propria vita emergeranno debolezze simili, passate o presenti. Il comportamento di Merton, quindi, non è diverso dalla vita della Chiesa in quegli anni, o dalla nostra stessa vita.

Non ho dubbi (anche se non ne ho nemmeno le prove) che Merton abbia letto umilmente il Salmo 51, abbia espresso contrizione e abbia condotto una vita per certi versi simile a quella di re Davide. Malgrado le debolezze di Davide, c'è una linea diretta che va da lui a Gesù Cristo. In qualche modo, Dio ha raddrizzato questa linea curva. Lo stesso si può dire di Thomas Merton.

Sant'Ignazio, quasi con aggressività, ci dice di presumere sempre la bontà nel comportamento degli altri cristiani. Guardiamo a tutta la vita di Merton tenendo in mente questo fatto.

Non è diverso dal re Davide, dalla Chiesa e da noi stessi.

In questo centenario della sua nascita, lasciamoci ispirare dal modo in cui continua a portare gente al Signore, ma riconosciamo anche la necessità della grazia di Dio, che supera il potere dei migliori scrittori spirituali.

Per quanto mi riguarda, questo gli dà una maggiore statura, e riflettere su tutta la sua vita offre un messaggio più forte e realmente profetico.

William Van Ornum insegna al Marist College ed è direttore delle ricerche della American Mental Health Foundation di New York (www.americanmentalhealthfoundation.org).

[Traduzione dall'inglese a cura di Roberta Sciamplicotti]

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