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La Sindone è davvero il lenzuolo funebre di Gesù?

Holy Shroud of Turin © PerseoMedusa / Shutterstock – it

<a href="http://www.shutterstock.com/pic.mhtml?id=203266792&amp;src=id" target="_blank" />Holy Shroud of Turin</a> © PerseoMedusa / Shutterstock

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Edizioni Terra Santa - pubblicato il 29/04/15

L'appassionante dibattito tra studiosi "autenticisti" e scettici: chi ha ragione?

Gli studi sulla reliquia torinese intersecano un’ampia serie di discipline storico-scientifiche e biblico-teologiche: archeologia, botanica, chimica, medicina legale, esegesi, storia dell’arte, paleografia, numismatica, antropologia, fisica, statistica.

Ogni studioso ha voluto offrire un apporto che potesse aiutare a emettere un verdetto attendibile di autenticità o falsità. Negli ultimi cent’anni il dibattito è stato appassionante, a tratti polemico. Gli esperti si sono divisi, per lo più seguendo faziosamente convinzioni di parte: da un lato gli studiosi sostenitori della non-autenticità; dall’altro gli esperti cosiddetti “autenticisti”.

Una delle tante questioni in campo è l’attendibilità dei test di laboratorio condotti sulla Sindone. Ci si trova disorientati di fronte a risultati che sembrano contraddirsi in modo inconciliabile. Per fare un esempio: c’è chi ritiene che le macchie rosse sul tessuto sindonico siano inequivocabilmente sangue umano, chi invece sostiene si tratti di un residuo di pigmento medievale. Molta disinformazione è stata fatta sui mass media, a cui si aggiungono denunce, al limite del penale, di casi di falsificazione dei risultati scientifici e di sottrazione di reperti di studio.

Il sito web più completo, d’impronta autenticista, che ospita anche qualche saggio critico è shroud.com. Il sito ufficiale della Chiesa cattolica, molto sintetico, ma piuttosto aggiornato è sindone.org. Il sito freeinquiry.com/skeptic/shroud raccoglie la maggior parte degli studi scettici.

Le posizioni su autenticità e falsità coprono un vasto spettro. Ricercatori – come Lombatti  – ritengono decisivi due argomenti a favore del “falso medievale”: la prova del carbonio 14 (che fa risalire il reperto fra il 1260 e il 1390) e
l’assenza di documenti storico-archeologici riferiti alla Sindone prima del XIV secolo. La prima apparizione pubblica comprovata della Sindone avviene, infatti, dodici secoli dopo la morte di Gesù, e da quel momento non se ne perdono più le tracce. Prima di allora non esiste neppure un frammento storiografico che non sia agiografico.

La questione dell’autenticità cominciò a essere dibattuta nella Chiesa già nel XIV secolo. Pierre d’Arcis, vescovo di Troyes, aveva proibito l’ostensione: in un documento inviato all’antipapa Clemente VII, il prelato denunciava un pittore che avrebbe confessato a Henri de Poitiers, vescovo predecessore, di aver realizzato «il dipinto in modo ingegnoso» nel 1350. Il Papa decise comunque di permettere le ostensioni nel 1390, avvertendo tuttavia i fedeli che quello non era il vero sudario di Gesù, ma una pittura fatta «a imitazione». Papa Giulio II, nel 1506, ribaltò la posizione dichiarando legittima la devozione.

In tempi recenti, la Chiesa ha sospeso il giudizio, privilegiando la dimensione del “mistero” e autorizzando il culto come «icona della Passione di Gesù». Alcuni papi hanno espresso il loro personale convincimento sull’autenticità: Pio XI e Giovanni Paolo II, fra gli altri.

[Tratto dal volume di Roberta Russo, "100 cose da sapere sulla Sindone"]

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