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Il party blasfemo del Cassero finisce con le timide scuse degli attivisti gay

Comunione blasfema LGBT

© Il Cassero / Facebook

Gelsomino Del Guercio - Aleteia - pubblicato il 19/03/15

Le foto su facebook scatenano il ciclone. La comunità Lgbt di Bologna prova a giustificarsi ma ammette la blasfemia.

Prima il party venato di blasfemia, poi la reprimenda di Comune e Pd, infine le timide scuse del Cassero per quelle immagini dissacranti. Ha sollevato una bufera il caso della serata ‘Venerdì credici – Notte blasfema e scaramantica’ organizzato nello storico locale della comunità Lgbt (Lesbiche, gay, bisexual, transgender) di Bologna (Il Resto del Carlino – Bologna, 19 marzo).


GESU', FRATI, SESSO E ALCOOL
Una delle immagini più criticate, e pubblicata sul profilo facebook del Cassero, è quella in cui tre uomini travestiti da Gesù mimano pratiche sessuali con una grossa croce (Il Giornale, 18 marzo). Ma si possono trovare anche foto di un frate che mima un rapporto sessuale con uno degli uomini travestiti da Gesù, un angelo che si prepara ad un rapporto orale sempre con uno dei travestiti da Messia, cardinali che si ubriacano e fanno ubriacare gli ospiti, un altro uomo travestito da Gesù che fuma spensierato 

CONDANNA BIPARTISAN
La condanna al party è stata unanime, tanto più perché la festa è finanziata dal Comune di Bologna. Subito ne ha preso la distanze la consigliera comunale democratica Raffaella Santi Casali: «Non trovo una sola ragione per cui questa roba debba avere luogo in una sede del Comune e finanziata coi soldi di tutti», è il suo pensiero. «I soldi pubblici devono sostenere asili, anziani, minori e politiche della sicurezza – ha tuonato su Facebook il consigliere comunale di Forza Italia Michele Facci – se proprio il Cassero vuole offendere, lo faccia con i propri soldi. Non con i nostri». Marco Lisei, capogruppo forzista, si è recato in Procura per denunciare quanto accaduto all’interno del Cassero.

LA MANNAIA DI PROCURA E COMUNE
Il procuratore aggiunto di Bologna, scrive Il Giornale, Valter Giovannini ha subito fatto sapere che, «se giungeranno denunce», saranno valutate «con attenzione». Anche l'amministrazione comunale non ha mancato di prendere le distanze dal Cassero invitando gli organizzatori dell'evento blasfemo ad assumersi «la responsabilità di una grave offesa, che ha molto più del volgare e provocatorio».

IL CASSERO PROVA A GIUSTIFICARSI
«Durante quella festa – ha ammesso il Cassero – ricorreva il travestimento che riprendeva i simboli della religione cattolica e in quel contesto sono state scattate foto evidentemente blasfeme, poi pubblicate sulla pagina Facebook del circolo. Questo ha prodotto una «levata di scudi dei cattolici e la polemica sui giornali, a nostro avviso del tutto pretestuose e strumentali» (Repubblica, 19 marzo).

Secondo la comunità Lgbt bolognese, la croce utilizzata per mimare pratiche sessuali, «rappresenta una liberazione rispetto a un simbolo che quelle persone percepiscono come oppressivo», come evidenzia l'Arcigay. Che le scuse siano timide lo dimostrano anche le vignette alla Charlie Hebdo, pubblicate oggi sul profilo facebook.

PERFIDIA A CRISTO IN CROCE
Molto duro il commento del cardinale arcivescovo di Bologna Carlo Caffarra che ha scritto in un comunicato: «Le fotografie della serata “Venerdì credici” al Cassero di Bologna sono un insulto di inarrivata bassezza e di diabolica perfidia a Cristo in Croce. Non si era ancora giunti a un tale disprezzo della religione cristiana e di chi la professa da irridere, tramite l’abominevole volgarità dell’immagine, persino la morte di Gesù sulla Croce» (Corriere di Bologna, 19 marzo).

FALSA IDEA DEL CRISTIANESIMO
Addolora, ma non stupisce, prosegue il cardinale «constatare con che dispiegamento di forze si cerca di far passare l’idea che il cristianesimo e il cattolicesimo in particolare, siano i nemici della libertà, delle giuste rivendicazioni, del progresso scientifico, della laicità, della democrazia. Ogni ideologia che non riesce a farsi alleata la Chiesa, la perseguita ferocemente, sia uccidendo i cristiani sia insultando ciò che essi hanno di più caro. E vede giusto: in una Chiesa fedele al Vangelo non troverebbe mai l’appoggio incondizionato e cieco, di cui ogni menzogna ha bisogno per sopravvivere».

PROFANATO IL DRAMMA DEL CALVARIO
Che dire poi del tempismo, incalza Caffarra, «che vede in contemporanea il teatrino del Cassero profanare il dramma del Calvario e sulle sponde del Mediterraneo la demolizione delle croci e di ogni simbolo cristiano dalle chiese assaltate dall’ISIS? Quando si invoca la libertà di espressione a giustificazione della libertà di insulto, c’è da chiedersi se sia prossima la fine della democrazia. E ci si domanda a che titolo l’Istituzione comunale possa concedere in uso gratuito ambienti pubblici a gruppi che li utilizzano per farne luogo di insulto e di dileggio».

LO SPORTELLO PER LO SBATTEZZO
Va detto anche che nel corso della serata blasfema gli attivisti dell'Uaar, Unione Atei Agnostici Razionali, hanno aperto uno sportello per consentire – a chi lo voleva – di dire addio alla religione cattolica. «La Chiesa non mi rappresenta più. Per questo mi sbattezzo», questo il leit motivo di un "rito" che tuttavia non ha alcuna incidenza come si evince dal pronunciamento del 13 settembre 1999 del Garante per la protezione dei dati personali

L'INCONTRO SU OMOSESSUALITA' E RELIGIONE
Dopo tanto fervore anti-cattolico da parte degli Lgbt bolognesi, ha chiuso il cerchio, la serata organizzata proprio ieri al Cassero, che per uno scherzo del destino aveva questo titolo: ‘Omosessualià e religione’. Tra gli invitati, un parroco metodista e un esponente di ‘Noi siamo Chiesa’.

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