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Francesco ai vescovi di Bosnia-Erzegovina: “Condivido preoccupazione per cattolici che emigrano”

Pilgrims in Medjugorje, Bosnia-Herzegovina – it

© P.M WYSOCKI / LUMIÈRE DU MONDE

Chiara Santomiero - Aleteia - pubblicato il 16/03/15

Il papa sarà a Sarajevo il 6 giugno prossimo. Sul suo tavolo il dossier sulle apparizioni di Mediugorje

“Sono ansioso di recarmi nella vostra Patria” ha detto papa Francesco ai vescovi di Bosnia e Erzegovina in visita ad limina in Vaticano. 

Bergoglio sarà a Sarajevo il prossimo 6 giugno, un evento atteso con molta partecipazione dai cattolici, ma accolto con favore anche dalle altre componenti religiose della Bosnia, come dimostra il messaggio inviato dalla comunità islamica per felicitarsi dell’arrivo del pontefice.

La tradizionale convivenza tra etnie e religioni diverse che aveva connotato il Paese, e soprattutto la capitale Sarajevo, è stata travolta dal conflitto seguito alla dissoluzione della Jugoslavia e ancora a vent’anni dal termine della guerra la ricostruzione del tessuto sociale e istituzionale è difficile.

I musulmani bosgnacchi costituiscono la maggioranza dei quasi 4 milioni di abitanti censiti nel 2013, seguono gli ortodossi di etnia serba. In calo, intorno ai 450 mila, i cattolici costretti, come ha ricordato il pontefice nel discorso consegnato ai vescovi, “dai non lontani eventi bellici, dalla disoccupazione e dalla mancanza di prospettive a rifugiarsi all’estero”.

Il papa ha invitato ad avere cura della dimensione multiculturale e multietnica della società, avendo un “cuore largo” per accogliere ognuno “come il cuore di Cristo sa ospitare in sé ogni essere umano”. E ha raccomandato di promuovere una solida pastorale sociale per formare coscienze “disposte a rimanere nei propri territori da protagonisti e responsabili della ricostruzione e della crescita del vostro Paese”.

Un pressante appello all’unità è stato rivolto da Francesco sia relativamente alla comunione tra i vescovi nonostante “le vicende storiche che rendono diversa la Bosnia dall’Erzegovina” sia relativamente al rapporto tra “il vostro clero e quello religioso”.

IL DOSSIER MEDJUGORJE

Con il viaggio del papa a Sarajevo torna d’attualità l’attesa per la decisione sulle presunte apparizioni di Medjugorje, il villaggio dell’Erzegovina nel quale dal 24 giugno 1981 sei veggenti affermano di vedere una “giovane donna bellissima” che afferma di essere la Madre di Cristo e si fa chiamare “Regina della pace”. A differenza delle altre apparizioni mariane, concluse in un breve lasso di tempo, a Medjugorje le visite della Madonna sarebbero quotidiane da oltre trent’anni e così i suoi messaggi.

Nel 2010 è stata istituita, per volontà di Benedetto XVI, una speciale commissione internazionale d’inchiesta su Medjugorie divenuto un luogo di pellegrinaggio di centinaia di migliaia di fedeli ogni anno. La Commissione, presieduta dal cardinale Camillo Ruini e composta da 17 tra porporati, teologi e psicologi scelti tra i maggiori esperti di mariologia e apparizioni, ha consegnato le conclusioni del suo lavoro a gennaio del 2014 e ora il dossier è sul tavolo di Bergoglio in attesa di una decisione.

In due occasioni, nelle omelie di Santa Marta, il papa è sembrato alludere proprio a queste apparizioni, quando ha criticato “i cristiani senza Cristo: quelli che cercano cose un po’ rare, un po’ speciali, che vanno dietro a delle rivelazioni private, mentre la Rivelazione si è conclusa con il Nuovo Testamento”. In  questi cristiani, aveva stigmatizzato Francesco, emerge  la voglia di andare “allo spettacolo della rivelazione, a sentire delle cose nuove” (7 settembre 2013). Molto più esplicito è apparso il riferimento nell’omelia di Santa Marta del 14 novembre 2013: “Ci dicono: il Signore è qua, il Signore è là, è là. Ma io conosco un veggente, una veggente che riceve lettere dalla Madonna, messaggi della Madonna. Ma, guarda, la Madonna è madre! E ama tutti noi. Ma non è un capo ufficio della posta, per inviare messaggi tutti i giorni”.

Il vescovo di Mostar (al cui territorio appartiene Medjugorje), mons. Ratko Peric – che ritiene prive di autenticità le apparizioni -, il 17 febbraio del 2004 in una relazione sulle presunte apparizioni tenuta al Pontificio Collegio  San Patrizio di Maynooth (Dublino) ha spiegato che dal giugno del 1981 a quel giorno la Madonna sarebbe apparsa 8270 volte, mentre 57 segreti sarebbero stati consegnati ai 6 presunti veggenti.

In attesa di un giudizio definitivo sulla vicenda, il 21 ottobre 2013, il nunzio apostolico negli Stati Uniti, Marco Maria Viganò, in occasione della visita negli Stati Uniti del veggente di Medjugorje Ivan Dragicevic, ha inviato una lettera ai vescovi americani su richiesta del prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, cardinale Gerhard Muller, sottolineando che “non si possono tenere incontri in cui la veridicità delle apparizioni sia data per certa dalla Chiesa”.

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