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Conquistare la libertà davanti alla morte

Seminarist Marcos Pou – © Jesús Ángel Pindado ‏- Twitter – it

© Jesús Ángel Pindado ‏- Twitter

padre Carlos Padilla - pubblicato il 03/03/15

Bisogna vivere con il cuore aggrappato a Dio, perché Lui resta sempre

Pochi giorni fa, a Barcellona (Spagna) è morto un seminarista di 23 anni. Suo zio sacerdote ha affermato nell’omelia:

Come posso arrabbiarmi con colui che mi ha regalato Marcos in cambio di nulla? Perché ce lo ha regalato in cambio di nulla! Qualcuno ha pagato un prezzo per poter essere amico di Marcos? È gratis! Ce lo hanno regalato gratis.

E ce lo hanno tolto. Ce l’hanno regalato gratis e continuano a regalarcelo gratis. Dico sempre: ‘Dio non dà per poi togliere’. Dio dà per dare. E ci ha dato Marcos. E ce lo ha dato per sempre. Ora sicuramente in un modo diverso, ma per sempre.

Ringrazio infinitamente nostro Signore per avermi mostrato un modo in cui poter comprendere questa frase: La vita non è un fare, la vita è un affetto. E l’affetto, in Marcos, si compie. Marcos amava il Signore. Marcos ama il Signore”.

Mi piace questa riflessione. È certo che l’affetto per Gesù caratterizza la nostra vita. O la caratterizza Lui o sono altri affetti a farlo.

Nei momenti di dolore, come la perdita di una persona cara, guardiamo chi amiamo. Come tutti coloro che hanno amato questo ragazzo di 23 anni.

Dio ci dà le persone per sempre. Anche se ci fa male, e a ragione, che ci tolgano coloro che amiamo. Fa male offrire un figlio a Dio, o qualsiasi cosa alla quale sia legato il nostro affetto. Aspettiamo sempre una voce dall’alto che ci liberi. O un ariete impigliato negli arbusti che apra una via alla speranza, come nel caso di Abramo.

Spesso sogniamo quella voce che ci libera dal dolore all’ultimo momento. Come in quei film con un finale felice in cui il protagonista non muore mai e la sofferenza vale la pena. Perché non è per sempre.

Pensare di perdere tutto per sempre ci spaventa, ma ci rende anche più liberi. Liberi con la santa indifferenza dei santi. Ti offro tutto. Rinuncio a tutto. Non ho diritto a niente.

Devo vivere con il cuore aggrappato a Dio. Perché Egli resta sempre. Come pregava una persona: “Taccio aspettando risposte cadute dall’alto. Mi inginocchio, il tempo passa dolcemente, senza far rumore. La sabbia mi cade tra le dita. Quanta sabbia mi resta nell’anima?

Voglio che Dio modelli l’argilla della mia anima. A volte la vedo molto dura, che si spezza, e non mi fa molta paura il fatto che si rompa, come se Dio non potesse realizzare la sua opera d’arte con me.

Mi inginocchio. Il tempo scivola nella mia anima. Come l’acqua quando scorre sulla roccia. Forse è così, l’acqua nella sua caduta riesce ad addolcire la roccia della mia anima. Sì, tutto è possibile. Il silenzio ammansisce le fiere. Almeno la fiera che ho dentro e si ribella, perché vuole comandare e avere il dominio.

Come mi guarda Dio? Voglio essere sveglio, attento, guardare. Voglio che mi guardi. Come al suo figlio più amato”. Lasciare che Dio mi guardi come il suo figlio prediletto. Sottomettermi al suo amore che mi seduce.

[Traduzione dallo spagnolo a cura di Roberta Sciamplicotti]

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