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La storia dimenticata delle antiche comunità cristiane orientali

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Philip Jenkins - pubblicato il 05/02/15

La ricchezza delle comunità cristiane nel mondo persiano non arriva ai libri tradizionali di storia del cristianesimo
Di recente ho trovato una fonte intrigante e preziosa sulla storia cristiana primitiva, collegata specificatamente al cristianesimo nella zona orientale del mondo. Al di là dell'interesse intrinseco del contenuto, c'è stata un'altra cosa in questa scoperta che ha richiamato la mia attenzione: perché questo aspetto della storia cristiana è così poco conosciuto in Occidente? Questa domanda, a sua volta, mi ha portato a pensare a questioni ancor più ampie: come studiamo la storia noi occidentali, e come delimitiamo il mondo che vogliamo studiare?
Fin da tempi molto antichi, il cristianesimo è diventato una forza reale nelle terre a est della Palestina, in Siria e in Iraq e in molti territori governati dal vasto Impero persiano. In un certo senso, quell'impero ha rappresentato una sorta di “specchio” del mondo romano. Molti capitoli preziosi della storia cristiana orientale sono tuttavia praticamente sconosciuti a buona parte degli studiosi, che si concentrano quasi esclusivamente sull'Europa e sul mondo mediterraneo. Per questo motivo, perdiamo una grande e ricchissima parte della nostra stessa storia.

Per illustrare questa osservazione, ricorro a un caso strano e piuttosto misterioso verificatosi alla fine del III secolo.

A quell'epoca, la figura di maggior spicco nel sacerdozio zoroastriano della Persia era Kartir (o Kerdir), leader religioso rivoluzionario che ruppe il modello imperiale vigente, che era di grande tolleranza culturale. Nel decennio a partire dal 270, a Naqsh-e Rajab, vicino a Persepoli, nel territorio dell'attuale Iran, Kartir fece realizzare alcune iscrizioni che lodavano i suoi servizi a favore di quella fede e dell'Impero persiano. Tra le parole che fece incidere troviamo un'ostentazione della sua intolleranza e dei suoi atti di persecuzione contro varie religioni minoritarie:

“L'eresia di Arimà [il diavolo] e dei demoni ha frammentato l'impero. Ed ebrei e buddisti e induisti e nazareni e cristiani e battisti e manichei sono stati feriti nell'impero, e gli idoli sono stati distrutti, e le dimore dei demoni trasformate in troni per gli dei”.

Ma chi sono, alla fine dei conti, quei gruppi religiosi che vennero “feriti” dalla persecuzione? I traduttori non sono concordi al momento di identificare alcuni dei gruppi citati. C'è un consenso generale per quanto riguarda buddisti, induisti, manichei ed ebrei, ma persistono controversie sui gruppi cristiani menzionati nell'iscrizione.

Tutti gli studiosi che hanno affrontato la questione concordano sul fatto che Kartir ha citato i cristiani (“kristen”), ma il testo traduce altre due parole che si riferiscono a gruppi di seguaci di Gesù Cristo: “nasra” e “makdag”. La prima è in genere intesa come “nazareni”, un termine che nel contesto occidentale si applica molte volte ai cristiani di origine ebraica, o forse alla setta degli ebioniti. In Oriente, però, questo termine può suggerire gli ortodossi o credenti tradizionali. È il nome, ad esempio, che gli attuali cristiani perseguitati in Iraq danno a se stessi. Curiosamente, almeno ai nostri occhi, il termine “nazareni” viene prima del termine “cristiani” nella lista di Kartir.

Quanto ai “makdag”, si tratta del termine più difficile da decifrare. La parola potrebbe riferirsi alle sette battesimali giudaico-cristiane, come quella degli elcasaiti, ed è così che l'interpretano molti studiosi, ma, pur se con minor probabilità, il termine può indicare anche un altro gruppo, quello degli gnostici non cristiani mandei, che sopravvivono nel sud dell'Iraq.

Presupponiamo che il termine “cristiani” si riferisca al cristianesimo ortodosso, quello che sarebbe in comunione con Antiochia o con Alessandria, ma questo non è necessariamente vero. Alcuni studiosi suggeriscono che in questo contesto la parola si applica ai marcioniti, cristiani che respinsero l'Antico Testamento e il suo concetto di Dio. Se fosse questo il caso, allora i cristiani ortodossi sarebbero identificati con un altro termine, ovvero “nazareni”.

Una persona potrebbe quindi o essere “cristiana” o credere nell'Antico Testamento. Sarebbe più o meno ciò che accade in alcune zone dell'Asia moderna in cui i forestieri disinformati stabiliscono una netta distinzione tra “cristiani” e “cattolici”.

Supponiamo che Kartir stesse elencando le minoranze religiose “occidentali” dell'impero, come ebrei, manichei e tre “varietà” di cristiani. Questi cristiani potrebbero essere, rispettivamente, la popolazione ortodossa, i marcioniti e le sette battesimali giudaico-cristiane. Detto in altro modo, alla fine del III secolo, nel corso della vita del futuro Costantino il Grande, questa sarebbe stata la tassonomia familiare dei cristiani nel mondo orientale, in quel vasto territorio situato a partire dalla Siria verso est. C'erano “cristiani”, “nazareni” e “battisti”, con nessuna indicazione del fatto che uno di questi gruppi fosse predominante rispetto agli altri.

È possibile che l'ordine di elencazione volesse dire che Kartir vedeva i manichei come parte del continuum cristiano maggiore. Mani, infatti, iniziò la sua “carriera” nella setta battesimale elcasaita.

Agli occhi occidentali, tuttavia, questa lista suona strana e sorprendente, perché è ben diversa da ciò che ci si potrebbe aspettare da una fonte di riferimento come ad esempio la Storia della Chiesa scritta da Eusebio. È evidente che quei cristiani orientali avevano la propria gamma distintiva di controversie e divisioni, che è fondamentalmente diversa dalle preoccupazioni che interessavano i cristiani dell'Egitto o dell'Italia.

Sorprende anche il gran numero di gruppi elencati. Kartir non fa alcuna menzione quantitativa, e molto probabilmente non aveva idea del numero reale di adepti di queste tradizioni. L'ordine in cui elenca le sette può essere o meno un giudizio sulla sua quantità di seguaci o sulla sua capacità di influenza, ma è interessante che inizi con gli ebrei, gruppo che come sappiamo abbondava nella Babilonia retta dai persiani. Anche se le sette cristiane non si trovano ai primi posti della lista, ne sono citate addirittura tre, il che suggerisce che i cristiani avevano una visibilità sufficiente per suscitare l'allarme della religione di Stato della Persia.

È chiaro che l'affermazione di Kartir sul fatto che aveva “ferito” o distrutto questi gruppi era semplicemente falsa. Molti cristiani vennero lasciati alla mercè delle persecuzioni dei cristiani nei secoli successivi.

Raccontando questa storia, è ovvio che non sto riferendo alcuna scoperta accademica, perché il caso della lista di Kartir è del tutto familiare al corpo di esperti altamente qualificati in questioni persiane e iraniane. Credo tuttavia di non aver mai visto alcun riferimento a questa lista nella letteratura occidentale sulla storia del cristianesimo primitivo o sui movimenti che riteniamo eretici. Può essere mia ignoranza, e in questo caso sono pronto ad essere corretto.

Anche così, ho l'impressione che questo sia un altro esempio di quella ricca storia cristiana orientale che non studiamo semplicemente perché non è avvenuta nelle mappe che delimitano la nostra prospettiva geografica occidentale. Trascuriamo, quindi, il fatto che a quei tempi, come anche oggi, ci fosse tutto un universo cristiano peculiare all'altro lato del mondo.

[Traduzione dal portoghese a cura di Roberta Sciamplicotti]

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