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L’adulterio è davvero tanto grave?

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Padre Henry Vargas Holguín - pubblicato il 23/01/15

Se il primo matrimonio è “fallito” e la persona ha incontrato o si è unita a un nuovo partner, cosa stabilisce il diritto canonico?

L'adulterio è l'unione volontaria tra una persona sposata e un'altra che non sia il suo coniuge.

Perché la Chiesa lo considera grave? Non si tratta solo di avere rapporti sessuali fuori dal matrimonio, ma ha l'aggravante di attentare contro il vincolo matrimoniale, che non è qualcosa di puramente umano, ma è stabilito da Dio stesso.

Ovviamente bisogna tener conto del fatto che l'adulterio si verifica solo quando quel matrimonio è valido. Se è nullo, si tratterebbe di relazioni fuori dal matrimonio, ma non di adulterio propriamente detto.

Di fronte alla realtà dell'adulterio bisogna aver chiare certe cose:

1.La grandezza del peccato dell'adulterio. In genere si confonde la gravità di questo peccato con quella dello scandalo se viene scoperto, o, il che è lo stesso, si pensa che se non c'è scandalo non ci sia gravità. O si incorre nell'errore di credere che per il solo fatto che nessuno se ne rende conto non si sta facendo del male a nessuno; invece è così, e le prime persone ad essere pregiudicate sono i protagonisti della faccenda.

Il peccato dell'adulterio danneggia la Chiesa e la società, ed è quindi più grave di quanto si creda, anche se la società lo vede “di buon occhio”. In realtà, questo peccato ha a che vedere con qualcosa di molto più profondo, che è il fatto di spezzare l'alleanza con Dio.

2. Nessun peccato ha una giustificazione. Non si può giustificare un peccato, e men che meno l'adulterio, con una presunta logica umana dicendo, ad esempio, “Stiamo bene e siamo felici”, “Tutti lo fanno”, “La colpa del fallimento matrimoniale non è stata mia e quindi ho tutto il diritto di rifarmi una vita con un'altra persona, costi quel che costi”, “Sto con una persona che mi valorizza, che veglia sui miei figli e soprattutto mi ama…”

Il maligno compie il male con l'apparenza del bene, seguendo la logica del mondo. Non bisogna cercare scuse per non porre fine in modo radicale al peccato e/o per intraprendere le correzioni necessarie.

3. È preferibile fare sacrifici e rinunce e avere una coscienza pulita e tranquilla che avere ciò che offre il mondo ma con rimorsi di coscienza e lontano dalla salvezza.  Gesù ha detto “Non chiunque mi dice: Signore, Signore, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli” (Mt 7,21). Qual è la volontà del Padre? Rispettare il vincolo sacramentale nonostante tutto.

4. In una relazione adulterina (o di peccato) non c'è amore.  Non si venga a raccontare la storia che c'è amore nel peccato. Si può chiamare innamoramento malato, supplire a una carenza, bisogno di sesso, ricerca di protezione, tutto ciò che si vuole, ma lì amore non c'è.

Dio è L'AMORE (1 Gv 4, 8), per questo l'amore può esistere davvero solo in relazioni benedette da Lui e nelle quali si vuole e si rispetta la sua presenza (per questo è tanto importante avere e difendere, anche se unilateralmente, ilsacramento del matrimonio). È per questo stesso motivo che i fidanzati che cadono nella fornicazione vivono e possono finire male, perché l'amore si allontana e lascia spazio al peccato.

5. Ci si può comunicare solo in stato di grazia, ovvero può farlo chi ha la grazia santificante, chi non ha commesso peccati gravi o mortali. Riceve la Comunione chi è in comune-unione con Dio.

6. Non bisogna cercare di mescolare il peccato con il sacro. Nessuno si può comunicare se ha commesso almeno un peccato mortale, qualunque sia. Finché questo peccato esiste o sussiste non si può comunicare, perché per colpa di quel peccato mortale non c'è vita spirituale; i morti non mangiano.

Da ciò deriva l'importanza del sacramento della confessione. Ogni relazione adulterina è destinata ad essere riprovata, e dall'adulterio nessuno esce da solo. Il primo passo è confessarsi con un buon sacerdote, che forse conosca bene la storia della persona.

Purtroppo c'è molta gente che pur potendo confessarsi, ovvero potendo abbandonare la situazione di peccato, non lo fa, così come non cerca nemmeno di comunicarsi.

7. Se c'è un peccato mortale, il penitente deve compiere cinque passi per fare una buona confessione. Ricordiamoli: esame di coscienza, contrizione di cuore, proposito di emendare, confessione orale e soddisfazione di opere.

Nel caso di una persona divorziata con una nuova relazione, è possibile il proposito di emendare, ovvero che la relazione con la seconda persona smetta di avere le caratteristiche proprie di quella di una coppia sposata?

Anche se il secondo partner vive sotto lo stesso tetto, la persona è disposta a relazionarsi con lui come se fossero fratelli di sangue, con tutto ciò che implica?

Se la risposta alle due domande è affermativa e garantisce il compimento serio del proposito di emendare (proposito di smettere di peccare o proposito di mantenersi nella grazia), ci si può avvicinare a qualsiasi sacerdote e comunicarsi, anche in un'altra parrocchia in cui non si è conosciuti per evitare malintesi, o comunicarsi in forma privata.

Gesù ha detto alla pubblica peccatrice: “Neanch'io ti condanno. Và e d'ora in poi non peccare più”.

8. Se la risposta alle due domande precedenti è negativa, ciò non significa che la persona si metta ai margini della vita ecclesiale. Anche se non si può comunicare, non vuol dire che deve smettere di andare a Messa; anzi, deve continuare ad andarci, partecipare e fare la Comunione spirituale.

9. Se la persona con cui convive la ama davvero, capirà che il partner desidera dare priorità a Dio e alla sua salvezza e rispetterà la sua decisione, che, detto di passaggio, si ripercuoterà nel bene spirituale dei figli e della persona in questione.

Il vero amore, l'amore autentico, vuole il bene reale presente ed eterno degli altri; non deve mai escludere Dio né la sua benedizione.

10. Se una persona divorziata con un nuovo partner vuole rispettare il primo comandamento della legge di Dio – amerai Dio al di sopra di tutte le cose (persone, piaceri, apparenze…) -, a cosa è disposta a rinunciare?

L'accettazione teorica della realtà di un sacramento (del matrimonio), che si presume valido anche se è fallito – indipendentemente dalla causa o da chi ha provocato il fallimento –, non è compatibile con la negazione pratica dello stesso.

Se la persona si è sposata in modo valido, è impegnata a rispettare quel sacramento, anche se il coniuge legittimo non lo fa.

11. Se la persona ha dei figli, la sua situazione incida anche sulla formazione della fede di questi ultimi. Più che con le parole, si educa con la testimonianza, perché i figli più che ascoltare vedono.

Si possono usare le circostanze come esempio di fronte alle situazioni avverse, difficili, al peccato, perché i figli vedano come si superano in modo corretto.

12. In casa non bisogna smettere di pregare, di promuovere la preghiera in famiglia, di formare nella fede i figli, ecc.

13. Ci sono molti modi di essere uniti a Dio e alla Chiesa. È positivo coinvolgersi nella vita di una parrocchia per quanto possibile. La Chiesa non rifiuta le persone divorziate che vivono una nuova unione.

La Chiesa è misericordiosa, accoglie le persone; è madre e non rifiuta alcun figlio di Dio, per quanto possa essere peccatore; desidera che i suoi figli tornino a casa.

Il fatto che la Chiesa sia accogliente e misericordiosa non significa che accetti il peccato o che smetta di denunciarlo dove esiste. L'adulterio (a livello di pensiero o di fatto) è un affetto disordinato.

Come si suol dire, Dio (e di conseguenza la Chiesa) rifiuta il peccato, chiamandolo con il proprio nome, ma non il peccatore; lo chiama alla conversione, al cambiamento di vita.

Gesù è venuto per i peccatori, per chiamarli alla vita. L'amore di Dio è più grande del peccato, bisogna aggrapparsi a Lui. Qualunque cosa accada, non bisogna abbandonare la Chiesa.

L'essere umano senza la Parola di Dio, senza la relazione con Dio (che deve tendere ad essere corretta, perfetta e santa), è perduto. Se una persona divorziata in una nuova unione ha la retta intenzione di uscire dal peccato, bisogna prepararsi per vedere che braccio potente è il Signore. Egli può restituire la dignità alla sua vita.

[Traduzione dallo spagnolo a cura di Roberta Sciamplicotti]

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