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Dio è un padre castigatore?

Is God an Abusive Stepfather?” – it

Yaniv Golan

Steven Neira - pubblicato il 23/01/15

Perché nell'Antico Testamento Dio è tanto violento da sembrare addirittura umano con sentimenti di ira, vendetta, ecc.?

Uscendo dalle mie lezioni universitarie ho incontrato un amico che mi ha raccontato una situazione non rara: aveva visto su Facebook un'immagine (quella che riporto di seguito) che dice: “La mia parte preferita della Bibbia è quando Dio dà all'uomo la libertà e poi uccide tutti per non aver agito come voleva”.

Non vorrei – né mi interessa – approfondire l'ignoranza del contesto storico e biblico della persona che ha realizzato questa immagine. Mi concentrerò piuttosto su un interrogativo, perché questo amico è rimasto un po' confuso e la domanda naturale che gli è venuta è: “Perché nell'Antico Testamento Dio è tanto violento da sembrare addirittura umano con sentimenti di ira, vendetta, ecc.?”

Metterò più legna al fuoco: ha anche distrutto Sodoma e Gomorra facendo cadere fuoco e zolfo dal cielo [1], ha ucciso i bambini delle famiglie egiziane [2], ha fatto morire il figlio del re Davide perché suo padre aveva peccato [3], ha accecato l'esercito degli aramei quando ha attaccato la città di Dotan [4] e un lungo eccetera di catastrofi, maledizioni e morti. Nell'Antico Testamento tutte le malattie e perfino la morte stessa sembrano provenire da Dio.

L'importanza del contesto storico

La prima cosa che dobbiamo comprendere è che i libri che compongono la Bibbia, indipendentemente dal fatto che siano ispirati da Dio, obbediscono a un contesto storico e a una cultura che è importante conoscere, soprattutto se si vogliono trarre conseguenze di qualche fatto tra quelli riferiti. Questa regola universale obbedisce a qualsiasi studio di qualsiasi fatto storico.

Per molto tempo, la situazione culturale del popolo di Israele si era sviluppata all'interno di una struttura tribale in cui tutto era di tutti, ciascuno partecipava al destino altrui, tutti erano poveri o ricchi e si viveva un grande senso di solidarietà sia nel bene che nel male. All'interno di questo livello culturale, era perfettamente naturale e logico che si soffrisse per il male di altri [5].

Vivendo in questa cultura, il popolo ha cercato di dare un'espressione alla sua fede in un Dio personale e giusto che punisce i malvagi e ricompensa i buoni. Tutti i mali che avvengono devono essere considerati un castigo inflitto da Dio. Se una persona soffre, anche se è giusta, la sua sofferenza è un castigo per i peccati e le trasgressioni commessi da altri. Se a una persona va tutto molto bene, la sua felicità è una ricompensa di Dio per la sua giustizia o per quella degli altri.

Non si pensava a una ricompensa o a un castigo dopo la morte (perché non c'era ancora la visione cristiana del Cielo e dell'Inferno). Questa spiegazione soddisfaceva il popolo e a sua volta risolveva il problema della sofferenza del giusto. Era una spiegazione naturale, in base alla cultura, l'unica che poteva dare quella che poteva essere la giustizia di Dio.

Dall'altro lato, ai tempi in cui è stato scritto l'Antico Testamento le scienze non si erano ancora sviluppate (o almeno non abbastanza per riempire certi vuoti fondamentali della vita quotidiana), e così non si conoscevano le leggi della natura, né le cause delle malattie né perché accadevano i fenomeni ambientali. Ciò faceva sì che molti dei fenomeni che oggi chiamiamo naturali all'epoca venissero considerati soprannaturali, e quindi venuti direttamente da Dio.

Dio, un paziente pedagogo

Lo sconcerto di alcuni nasce dal fatto che Dio stesso appare varie volte come il Comandante Supremo che incita allo sterminio. Di fronte a queste e ad altre pagine “scandalose” della Bibbia sono state date – e si continuerà a farlo – spiegazioni chiare e semplici, che sicuramente non sono di alcun interesse per chi ha come unica motivazione la guerra accanita contro la religione e la Chiesa. Questo articolo non è rivolto a queste persone, ma a quelle che con cuore sincero cercano di capire e imparare con pazienza le Sacre Scritture. La via principale per comprendere queste pagine della Bibbia nasce da una premessa importantissima: la rivelazione divina secondo la Bibbia è storica, ovvero si manifesta incarnandosi nella trama lenta e faticosa delle vicissitudini degli uomini. Non si tratta di una parola sospesa nei cieli e comunicata attraverso un'estasi. È per questo che la Bibbia è la storia progressiva di una rivelazione di Dio e la rivelazione progressiva del senso della nostra storia, a prima vista tanto sconclusionata e scandalosa.

In altre parole, Dio ha dovuto procedere con pazienza al ritmo dei peccati e delle miserie dell'essere umano, che in molti dei suoi atteggiamenti primitivi – scandalosi per noi, uomini e donne del XXI secolo – ha dovuto imparare e migliorare. Non è stato quindi dalla mattina alla sera che l'uomo ha imparato che il vero amore era tra un uomo e una sola donna, o che il fondamentalismo e l'attaccamento alla lettera della Legge uccideva lo spirito, o ancora che la cosa impura non era il cibo ma ciò che c'era nel cuore. Il Popolo di Dio (del quale ora facciamo parte anche noi) ha imparato tutte queste cose e ciascuna di esse tra miserie, abbondanze, gioie e dolori che – ora comprendiamo con la teologia e l'insegnamento di Gesù Cristo – non sono stati necessariamente “inviati” da Dio, ma conseguenza della vita di questo popolo.

Nota finale

Di fronte a queste spiegazioni, non bisogna chiarire ulteriormente che esistono modi di pensare – soprattutto in certi agnostici – che ostacolano la comprensione di questa realtà. Questo schema mentale rende difficile accettare la realtà che è ovvia ed esplicita non solo nelle Sacre Scritture, ma nel corso della storia: Dio si è sempre avvalso dei mezzi umani a scopi divini, proprio in virtù di quel dono della libertà che abbiamo come esseri umani.

Spesso ciò che mi colpisce è il fatto che persone obiettive si perdano in schemi mentali assurdi e irrazionali, come pensare che il cristianesimo professi una specie di “teocrazia” nel cui caso c'è solo lo scontro tra Dio e gli uomini, o è uno o è l'altro, mentre è impossibile per loro ammettere che Dio vuole che l'uomo sia libero e che collabori liberamente con Lui.

Il Catechismo lo spiega chiaramente in questo modo: “Il disegno divino della Rivelazione (…) comporta una 'pedagogia divina' particolare: Dio si comunica gradualmente all'uomo, lo prepara per tappe a ricevere la rivelazione soprannaturale che egli fa di se stesso e che culmina nella Persona e nella missione del Verbo incarnato, Gesù Cristo” [6].

Così dobbiamo comprendere che gli stili propri di ogni autore, di ogni Libro, influiscono significativamente sul modo in cui è stato scritto, senza che per questo si perda l'essenza propria del messaggio che Dio vuol far capire. Piuttosto, “Dio scelse e si servì di uomini nel possesso delle loro facoltà e capacità, affinché, agendo egli in essi e per loro mezzo, scrivessero come veri autori, tutte e soltanto quelle cose che egli voleva fossero scritte” [7].

[1] Gn 19, 24
[2] Es 12, 13
[3] 2Sam 12, 15
[4] 2Re 6, 18-20
[5] Gs 7, 1-26
[6] Catechismo della Chiesa Cattolica, 53
[7] Concilio Vaticano II, Dei Verbum, 11

[Traduzione dallo spagnolo a cura di Roberta Sciamplicotti]

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