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Alan Sears: vedremo la Roe v. Wade rovesciata negli Stati Uniti

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ADF Media

Diane Montagna - pubblicato il 22/01/15

Il presidente di Alliance Defending Freedom parla anche degli attacchi alla libertà religiosa

Come presidente, CEO e consigliere generale di Alliance Defending Freedom, Alan Sears è da tempo in prima linea nella lotta per la libertà religiosa, soprattutto ora che questa è bersaglio di crescenti attacchi da parte dei legislatori.

Gruppo internazionale di migliaia di avvocati e organizzazioni, ADF lotta per sostenere il diritto della gente di vivere liberamente la propria fede in America e in tutto il mondo.

In questa intervista rilasciata di recente ad Aleteia a Roma, Sears ricorda gli sforzi dell'amministrazione Obama per eliminare l'assistenza pastorale per i militari, discute di una conferenza interreligiosa anche se organizzata dal Vaticano per sostenere il matrimonio tradizionale e la complementarietà tra uomo e donna e descrive quelli che chiama i “colonialisti imperialisti” di oggi che chiedono alle Nazioni in via di sviluppo di adottare il “catechismo” del Dipartimento di Stato statunitense che sostiene contraccezione e sterilizzazione e le impone ai poveri.

Sears ha confidato anche ad Aleteia di essere fiducioso del fatto che il mondo sia “a un punto di svolta” sulle questioni pro-vita. “Ci sarà un cambiamento”, afferma. “Non so se si verificherà durante la mia carriera, ma nel corso della prossima generazione vedremo la Roe v. Wade rovesciata negli Stati Uniti”.

A novembre lei ha partecipato alla conferenza Humanum. Qual è stata la sua impressione?

È stata emozionante. Assolutamente emozionante. L'espressione positiva sulla comprensione della complementarietà tra uomo e donna che ha attraversato le culture, le fedi e le nazionalità è andata oltre ogni aspettativa.

A suo avviso, qual è stato il significato del fatto che la conferenza abbia avuto luogo in Vaticano?

Probabilmente non c'è nessun altro oltre al Santo Padre che possa riunire un pubblico del genere. Sono incredibilmente grato a lui, alla Congregazione per la Dottrina della Fede e agli altri Consigli che hanno reso possibile questo evento.

Non c'è dubbio che nelle varie fedi ci siano differenze radicali: come vedono la questione fondamentale della nostra origine, il ruolo della divinità, chi è la divinità; anche quei concetti che noi cristiani chiamiamo paradiso e inferno non sono presenti in alcune di queste fedi. Ciò che abbiamo tuttavia visto chiaramente è stata gente che si è riunita e voleva affrontare un problema comune. La crisi del matrimonio è una preoccupazione universale. Molti di noi hanno sperimentato nella propria vita cosa significhi la crisi matrimoniale. Abbiamo visto la sofferenza. Ci sono tante persone che vivono circostanze al di là del loro controllo, che non derivano dal loro peccato ma da quello di altri. Abbiamo bambini che ne risentono e madri single non per colpa loro, ma per morte o separazione. Si è parlato di come poter assicurare le circostanze migliori per il maggior numero di persone in tutti i tempi e in tutti i luoghi.

Quali sono le sue speranze per la conferenza visto il lavoro che svolge Alliance Defending Freedom?

Spero che sempre più persone comprendano che il matrimonio riguarda la gioia, la bontà, e che il volere il meglio per chiunque si basa sull'amore, l'assistenza e la preoccupazione.

Pensa che stiamo assistendo a un nuovo tipo di imperialismo coloniale nei Paesi in via di sviluppo, soprattutto in Africa?

Uno degli aspetti di cui ha parlato specificatamente uno degli oratori del convegno è stato quello che ha definito un “colonialismo della mente”. Sono rimasto allarmato parlando con una serie di amici che ho avuto la benedizione di conoscere in America Latina e nei Caraibi, e in Africa, delle imposizioni dell'amministrazione statunitense attuale. Sotto gli ultimi due Segretari di Stato e sotto questo Presidente, il Dipartimento di Stato ha intrapreso tentativi senza precedenti di esercitare pressione su questi Governi per ridefinire il matrimonio, far fronte alle leggi approvate per difendere la società, per difendere la salute, per difendere i bambini, e ovviamente ci riferisce anche alle leggi sul matrimonio e a quelle sull'aborto, con l'eufemismo “controllo delle nascite”. Siamo al punto in cui apparentemente c'è un ricatto, per usare una parola forte, per cui se i Governi in alcune di queste regioni non fanno le cose che gli Stati Uniti vogliono per promuovere l'aborto, per indebolire ulteriormente il matrimonio, subiranno conseguenze finanziarie.

I colonialisti imperialisti chiedono di adottare il catechismo del Dipartimento di Stato e di imporlo con la forza a persone che altrimenti sarebbero genitori. Non si parla solo del cosiddetto “controllo delle nascita”, ma di sterilizzazione – eliminare in modo permanente la capacità di una famiglia di avere dei figli.

La cornice dei diritti civili dei matrimoni omosessuali, ad esempio il fatto che essere contro i matrimoni tra persone dello stesso sesso è essere bigotti nei confronti di una certa classe di persone, eroderà inevitabilmente la libertà d'espressione e il libero esercizio della religione?

Nulla è inevitabile. Come persone di fede, sappiamo che solo un paio di cose sono inevitabili, e una di queste è che il progetto di Dio per l'universo e per l'umanità andrà a buon fine.

In termini di cose temporali, però, il futuro della libertà d'espressione, della libertà religiosa, della capacità di vivere e di seguire la propria coscienza dipende decisamente da ciò che faremo in questo momento di svolta nella storia.

Nella cultura occidentale, sta diventando assolutamente inaccettabile dissentire dalla chiesa della correttezza politica e dal suo catechismo. E quest'ultimo attualmente dice che chi sostiene la visione del matrimonio come tra un uomo e una donna è in qualche modo limitato, non educato, bigotto, ecc., e che tutto ciò che si oppone a questa agenda deve essere messo a tacere, deve essere punito.

Il futuro dipende da ciò che facciamo ora. Una delle cose dalle quali chiunque dipende sempre quando si muove contro la libertà e le libertà costituzionali è che chiunque altro rimarrà in silenzio.

Pensiamo all'analogia con il movimento pro-vita. Sono andato a scuola l'anno dopo la sentenza Roe v. Wade, e ogni professore – senza alcuna eccezione – che avesse qualcosa a che vedere con decisioni del tipo della Roe v. Wade la definiva il momento più importante della giurisprudenza occidentale. E fondamentalmente la maggior parte del Corpo di Cristo, la maggior parte delle persone di fede, è rimasta in completo silenzio. E ora ci manca un americano su sei. Non ha liberato le donne, o quei 26 milioni di bambine mai nate. La nostra cultura e la nostra società hanno perso un talento incredibile, risorse incredibili. Anche dal punto di vista della sicurezza sociale e delle pensioni, aver perso un americano su sei è caro.

Il movimento pro-vita è iniziato lentamente. C'erano poche persone che parlavano, soprattutto alcuni vescovi cattolici, ma anche in quel caso pochi. Ma ora siamo a un punto di svolta. Ci sarà un cambiamento. Non so se si verificherà durante la mia carriera, ma entro la prossima generazione vedremo la Roe v. Wade rovesciata negli Stati Uniti.

La causa non è persa. La causa è persa solo se permettiamo che venga persa.

Cosa pensa degli sforzi dell'amministrazione Obama per eliminare le espressioni cristiane dal mondo militare e perfino l'assistenza pastorale alle truppe?

In quest'area sono coinvolti due elementi. Uno è aiutare un gruppo di circa mille persone di ex cappellani, The Chaplain’s Alliance for Religious Liberty. L'organizzazione include generali e ammiragli in pensione, persone di ogni rango che hanno servito nei corpi di cappellania delle varie branche. Abbiamo anche lavorato con l'Arcidiocesi militare e siamo molto grati all'arcivescovo Broglio.

Abbiamo visto tentativi molto specifici di limitare tutto questo. Lo stesso arcivescovo è stato oggetto di un tentativo di censura. Quando ha scritto una lettera che ha chiesto venisse letta da tutti i sacerdoti durante la cappellania militare, c'è stato un funzionario governativo che ha tentato di selezionare alcune parole della lettera che non dovevano essere diffuse. Dopo una protesta pubblica in risposta, quella decisione di censura è stata invertita.

[Traduzione dall'inglese a cura di Roberta Sciamplicotti]

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