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Lo scrittore Jorge Luis Borges, un teologo ateo?

Jorge Luis Borges

© Grete Stern

Ary Waldir Ramos Díaz - Aleteia - pubblicato il 25/11/14

Nel contesto dell'iniziativa “Il Cortile dei Gentili”, il cardinale Giafranco Ravasi analizza la spiritualità di uno dei grandi scrittori agnostici argentini

Nel contesto dell'iniziativa “L'Atrio dei Gentili”, il Pontificio Consiglio della Cultura ha organizzato a Buenos Aires e Córdoba (Argentina) dal 26 al 29 novembre l'evento “Responsabilità sociale e Borges – Trascendenza”.

Il dicastero ripercorre i passi di Jorge Luis Borges (Buenos Aires 1899 – Ginevra 1986), che papa Francesco ha definito “un autore di fronte al quale bisogna togliersi il cappello”.

Gli organizzatori riferiscono che non è un caso che nel 1964, quando l'allora giovane gesuita Bergoglio insegnava letteratua nel Liceo dell'Immacolata di Santa Fe (Argentina), abbia fatto di tutto per portarlo a fare una lezione ai suoi studenti.

Di seguito proponiamo alcuni estratti dal discorso del cardinale Gianfranco Ravasi, pubblicato sul quotidiano Avvenire, circa la profonda spiritualità di uno dei più grandi scrittori agnostici argentini.

La fede di Borges
Il presidente del Pontificio Consiglio ha tratteggiato un Borges che al di là dell'etichetta di “agnostico” affibbiata dai suoi critici e retrattori è un uomo della fede implicita. “Significativa è la definizione applicatagli da un importante e simpatetico scrittore come Leonardo Sciascia: 'È il più grande teologo del nostro tempo: un teologo ateo'”, ha osservato Ravasi.

“Questo ossimoro era sviluppato da un altro suo ammiratore e collega, John Updike, così: 'Se il cristianesimo non è morto in Borges, è però in lui sopito e sogna capricciosamente'”.

Nella sua analisi teologica, Ravasi ha osservato che “costantemente oscilla tra assenza e presenza, tra sogno e verità. Scriveva infatti: 'Nelle crepe Dio è celato e attende… Dio mio sognatore, continua a sognarmi'”.

“Da qui, l’idea del Pontificio Consiglio della Cultura di attraversare di nuovo l’Atlantico. E portare il Cortile dei Gentili a Buenos Aires per provare a raccontare uno degli aspetti più dibattuti e affascinanti del grande scrittore agnostico: la dimensione trascendente nascosta nelle sue opere”, afferma il dicastero in una nota stampa.

La Bibblia influisce sull'universo borgesiano
I Vangeli, ha commentato Ravasi, “hanno costituito un referente capitale per Borges. È indiscutibile, comunque, che la Bibbia abbia offerto a Borges una specie di lessico tematico, simbolico, metaforico, archetipico e persino stilistico-retorico”.

Il cardinale ha ricordato la predilezione dello scrittore per il libro di Giobbe dell'Antico Testamento, in cui si posiziona “l’enigma tematico del libro, quello del male e del dolore”. “Si deve riconoscere che Borges coglie un nucleo ermeneutico significativo di quest’opera biblica”.

Il “mondo biblico” di Borges è riconosciuto dal cardinal Ravasi attraverso citazioni scrupolose sullo scrittore di Ficciones, in cui constata la “ripetizione” della sequela della crocifissione e un riadattamento alla performazione.

L'influenza della narrazione biblica in Borges è definita da Ravasi “un’energia costantemente trasformatrice così da rendere la storia sacra primigenia sempre nuova ed efficace”. Segnala inoltre nell'Evangelio según Marcos un esempio di questa ripetizione e performazione.

È così che dal 26 al 29 novembre, in piena primavera australe, il Pontificio Consiglio della Cultura del Vaticano mette le tende nella capitale argentina, in cui si realizzeranno incontri, dibattiti, spettacoli e mostre dedicate a Borges e ad altri temi di interesse.

Il cardinale Ravasi parteciperà ai vari eventi, uniti dallo stesso filo conduttore: comprendere la spiritualità dello scrittore argentino che ha appassionato anche papa Francesco quando insegnava letteratura.

Cos'è “Il Cortile dei Gentili”?
“Il Cortile dei Gentili” è un'iniziativa del Pontificio Consiglio per la Cultura che conta su vari appuntamenti durante l'anno in varie parti del mondo. Si tratta di uno spazio di incontro e dialogo, uno spazio di espressione per i non credenti e per coloro che si pongono domande sulla propria fede, una finestra aperta sul mondo, sulla cultura contemporanea.

[Traduzione a cura di Roberta Sciamplicotti]

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