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Allerta per i cattolici: i lefebvriani non sono autorizzati a celebrare sacramenti

Sacerdoti lefebvriani

© Public Domain

Aciprensa - pubblicato il 03/11/14

La Fraternità San Pio X non è riconosciuta dalla Chiesa, ricorda monsignor Semeraro

Il segretario del Consiglio di otto cardinali nominati da papa Francesco, monsignor Marcello Semeraro, ha ricordato che i membri della Fraternità Sacerdotale San Pio X (lefebvriani) non sono autorizzati a celebrare i sacramenti nella Chiesa e ha messo in guardia i cattolici sui problemi derivanti dal partecipare a questi riti.

Monsignor Semeraro, vescovo di Albano Laziale, ha notificato il 14 ottobre ai parroci della sua diocesi il compito di offrire un’adeguata formazione ai fedeli, visto che la Fraternità San Pio X continua a “celebrare” i sacramenti senza il permesso della Chiesa cattolica.

Nel testo, pubblicato sul sito web della diocesi, il presule spiega che è “doveroso precisare che la suddetta ‘Fraternità’ non è una istituzione (né parrocchia, né associazione) della Chiesa Cattolica”.

“Ciò vale anche successivamente al decreto della Congregazione dei Vescovi del 21 gennaio 2009 con cui il Santo Padre Benedetto XVI, andando benignamente incontro a reiterate richieste da parte del Superiore Generale della Fraternità San Pio X, revocava la scomunica nella quale fin dal 30 giugno 1988 erano incorsi quattro Presuli della stessa Fraternità”.

In questo senso, monsignor Semeraro ricorda anche che il 10 marzo 2009 l’allora papa Benedetto XVI confermava che “la Fraternità non ha alcuno stato canonico nella Chiesa e i suoi ministri – anche se sono stati liberati dalla punizione ecclesiastica – non esercitano in modo legittimo alcun ministero nella Chiesa”.

Nella sua lettera Ecclesiae Unitatem del 2 luglio dello stesso anno, Benedetto XVI ha sottolineato che “la remissione della scomunica è stata un provvedimento nell’ambito della disciplina ecclesiastica per liberare le persone dal peso di coscienza rappresentato dalla censura ecclesiastica più grave. Ma le questioni dottrinali, ovviamente, rimangono e, finché non saranno chiarite, la Fraternità non ha uno statuto canonico nella Chiesa e i suoi ministri non possono esercitare in modo legittimo alcun ministero”.

Nella sua notificazione, monsignor Semeraro, noto teologo ed esperto di ecclesiologia, si riferisce a una nota pastorale del vescovo emerito di Albano, monsignor Dante Bernini, che segnala che “i fedeli cattolici non possono partecipare alla Messa, né richiedere o e ricevere sacramenti dalla o nella Fraternità. Agire diversamente significherebbe rompere la comunione con la Chiesa cattolica”.

In tal senso, precisa che una riammissione nella Chiesa cattolica di coloro che andassero contro questi precetti richiederà un idoneo percorso di riconciliazione secondo la disciplina ecclesiastica stabilita dal vescovo.

“Spiace sinceramente che talune opzioni, specialmente se riferite all’Iniziazione cristiana dei bambini e dei ragazzi, siano in contrasto con gli orientamenti pastorali della Chiesa italiana”, conclude.

[Traduzione di Roberta Sciamplicotti]

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