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La mappa dell’eutanasia: dove una persona può decidere di morire

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© Pressmaster / SHUTTERSTOCK

Un médico

Gelsomino Del Guercio - Aleteia - pubblicato il 29/10/14

Sono ancora pochi i Paesi al mondo che la legalizzano. I tre casi europei

Charlotte Fitzmaurice, madre di Nancy, il 21 agosto aveva staccato la spina della macchina che teneva in vita la figlia dodicenne, cieca e malata di idrocefalo, meningite e setticemia, ormai incapace di fare autonomamente qualsiasi cosa (Aleteia, 28 ottobre). «Mia figlia non è più mia figlia, ora lei è solamente un guscio», aveva spiegato davanti ai giudici del tribunale che doveva decidere se istruire un processo contro di lei. L’Alta Corte britannica ha stabilito con una sentenza definita ‘storica’, che la madre non dovrà comparire di fronte a un giudice.

CHI DICE SI’ ALLA "DOLCE MORTE"
Il caso di Charlotte ha riportato all’attenzione i temi dell’eutanasia e del suicidio assistito. La "dolce morte" è ancora un optional in quasi tutto il mondo. Sono ancora pochi i paesi dove si pratica. In Italia e in Gran Bretagna non è legalizzato ma un manipolo di Stati europei ha deciso di accogliere legalmente chi ha deciso di interrompere la propria vita o quella altrui. 

LEGALE IN TRE STATI EUROPEI
Come racconta Nanopress (29 ottobre), l’eutanasia si pratica in Olanda, Belgio, Lussemburgo. In Olanda la prima legge che legalizza l’eutanasia è stata approvata nell’aprile del 2001. In questo modo i Paesi Bassi sono diventati il primo paese al mondo a consentire eutanasia e suicidio assistito. Nel Belgio la legge che legalizza l’eutanasia è entrata in vigore nel settembre 2002. Dallo scorso 13 febbraio è legale anche l’eutanasia sui minori. Nel Lussemburgo la normativa è entrata in vigore nel marzo 2009. Prevede che non venga sanzionato penalmente e non possa dar luogo ad un’azione civile per danni ”il fatto che un medico risponda ad una richiesta di eutanasia”.

EUTANASIA PASSIVA E MOTIVI EGOISTICI
Ci sono poi altri Paesi in cui eutanasia e suicidio assistito sono "parzialmente" accolti. Come riporta Panorama (18 aprile), in Svezia nell’aprile 2010 l’autorità nazionale dà il via libera all’eutanasia passiva (con interruzione omissione di trattamenti medici). L’eutanasia attiva è proibita. In Svizzera la legge consente l’aiuto al suicidio se prestato senza motivi egoistici. Una prestazione garantita anche ai cittadini stranieri. In Germania la Corte di giustizia tedesca si è espressa nel giugno 2010 a favore dell’eutanasia passiva. Pur non essendoci una legge specifica anche l’eutanasia attiva è ammessa se è chiara la volontà del paziente. Infine in Spagna sono ammessi eutanasia passiva e suicidio assistito, ma non l’eutanasia attiva. 

PORTE APERTE IN CINA E COLOMBIA
Nel resto del mondo, evidenzia un report del Corriere (15 gennaio), l’eutanasia è ammessa in Cina negli ospedali, mentre in Colombia  è legale ma non c’è una normativa. Quindi non è una pratica diffusa. La Corte costituzionale ha legislato nel 1997 a tutela dei medici in casi molto particolari. Nei paesi occidentali il più tollerante è l’Oregon, negli Usa, che l’ha ammessa anche in questo caso nel 1997 e la permette anche in caso di depressione dei pazienti. Successivamente hanno adottato legislazioni simili Vermont, Washington e Montana

IL CONSIGLIO DEI MEDICI
In Canada, patria di uno dei film più famosi su questo tema, Le invasioni barbariche, una legge che la legalizza è stata bocciata e la situazione varia da provincia a provincia. Altri paesi, fra cui l’Australia, non ammettono l’eutanasia ma consentono le direttive anticipate di trattamento. In Giappone quando un paziente vuole accedere all’eutanasia viene avvicinato da una equipe che lo aiuta a prendere una decisione.

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