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Essere compassionevoli significa non giudicare lo stile di vita omosessuale?

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Esther Vargas

Aleteia - pubblicato il 10/10/14

Serve un approccio compassionevole che onori la verità e l'autentico benessere

di padre Paul N. Check

Il giorno in cui si è aperto il Sinodo sulla famiglia, Ron e Mavis Pirola – codirettori dell’Australian Catholic Marriage and Family Council – hanno provocato un po’ di confusione nell’illustrare il loro “modello di evangelizzazione”. Tra le altre cose, hanno dichiarato:

… la Chiesa affronta costantemente la tensione di sostenere la verità esprimendo allo stesso tempo compassione e misericordia. Le famiglie affrontano continuamente questa tensione.

Prendete come esempio l’omosessualità. Dei nostri amici stavano pianificando la loro riunione familiare natalizia quando il loro figlio omosessuale ha detto che voleva portare anche il suo partner. Credono pienamente negli insegnamenti della Chiesa cattolica e sapevano che i loro nipoti li avrebbero visti accogliere in famiglia il figlio e il suo partner. La loro risposta si potrebbe riassumere in tre parole: ‘è nostro figlio’.

Che modello di evangelizzazione per le parrocchie che devono affrontare situazioni simili nel loro territorio!…

Aleteia ha invitato il reverendo Paul Check, direttore esecutivo di Courage International, a descrivere un modello di evangelizzazione in grado di combinare la compassione con la verità e perseguire il meglio per quegli uomini e donne che affrontano con disagio l’attrazione per lo stesso sesso.

Conoscerete la verità e la verità vi farà liberi (Gv 8:32)

Non possiamo mai essere più pastorali di Gesù. Dio, nella sua bontà, conosce bene le debolezze alle quali siamo soggetti, soprattutto nelle questioni relative all’amore e all’affetto, ma vede anche la dignità in ogni cuore umano, perché ce l’ha posta Lui. E vede il potenziale di grande nobiltà in ogni cuore, perché conosce il potere trasformante della Sua grazia. La Comunione dei Santi è testimonianza della bontà di Dio al lavoro nel cuore umano umile e fiducioso.

“Solo nella verità la carità risplende e può essere autenticamente vissuta”, ha scritto il papa emerito nella sua ultima enciclica. “Senza verità, la carità scivola nel sentimentalismo”. Dio è sia agape che logos, ci ricorda papa Benedetto.

Amare le persone che provano attrazione per lo stesso sesso è amarle per la loro dignità data da Dio e redenta da Cristo. Non valgono meno di qualsiasi altro figlio del Padre. Come chiunque, meritano più del sentimentalismo. Meritano compassione… compassione trovata nella verità della loro umanità.

La storia della nostra umanità inizia nel libro della Genesi. La duplice espressione della nostra natura non è eterosessuale e omosessuale, ma maschio e femmina. Dio ha creato Adamo, ma il primo uomo era “beatamente incompleto”, come ha sottolineato il dottor J. Budziszewski. Eva completa Adamo… i due diventano una cosa cosa… ognuno dà all’altro ciò che lui o lei non possiede in sé.

Perché la vita potesse essere condivisa, dato che è un dono così superiore, Adamo ed Eva insieme hanno ricevuto dal Signore il potere di co-creare con Lui. L’intimità sessuale, secondo la storia della nostra origine, della nostra identità, è integralmente legata alla fertilità. L’esistenza dell’industria della contraccezione testimonia in modo negativo questa realtà.

Possiamo vacillare nell’abbracciare la castità – l’amore che si dona e dimentica il proprio io – come parte della “buona novella”. Possiamo cercare deliberatamente di mettere da parte, a nostro detrimento, la saggezza di Dio “dall’inizio”, che non significa tanto un momento temporale, ma indica una mano generosa che guida e plasma l’identità umana, un’identità che riflette, e può condividere più profondamente, l’identità divina attraverso la grazia.

Il cuore pastorale di Dio per l’amore sponsale, secondo la testimonianza delle Sacre Scritture, si rivela nella complementarietà dei sessi e nel potenziale procreativo della facoltà sessuale. Solo un uomo e una donna insieme hanno un “sistema riproduttivo”, per citare ancora il mio amico dottor J. Budziszewski. I genitali maschili e femminili hanno senso solo alla luce dei loro complementi. Gli organi sessuali sono descritti meglio come organi procreativi, e la procreazione è il modo in cui il marito e la moglie condividono il potere divino di portare la vita nel regno di Dio. Quando non siamo casti in un modo qualsiasi, entriamo in collisione con noi stessi, con la “nostra storia”, come raccontata dallo scrittore sacro della Genesi e come confermata da Gesù nel Vangelo. Quando la Chiesa chiede a due persone dello stesso sesso di evitare di non essere caste, lo fa con il cuore compassionevole di Cristo, perché crede nelle parole di Cristo: solo la verità ci renderà liberi – dall’ignoranza, dalla confusione, dalla paura, dalla negligenza, dal dolore, dalla malizia – e ci realizzerà.

La nostra natura peccatrice può essere particolarmente vulnerabile a molte forme di mancanza di castità: masturbazione, fornicazione, contraccezione, adulterio, pornografia… e attività omosessuale. Ciascuna di queste azioni cade al di fuori dei limiti dell’umanità di cui Dio è l’autore. Se falliamo nell’allontanare la gente da uno qualsiasi di questi peccati, falliamo in primo luogo nella verità, e poi nella compassione. Perdiamo la nostra fiducia in Gesù come agape e logos.

Papa Francesco ci ha saggiamente ricordato che la Chiesa è un ospedale da campo per i peccatori. Il suo precedessore di santa memoria Giovanni Paolo II ha parlato della “legge della gradualità” nel portare le anime a Cristo. Questi buoni pastori ci guidano lontano dal sentimentalismo, perché sono figli leali della Chiesa che confidano nella bontà di Dio e nell’efficacia della sua Grazia.

Accogliere le persone nella Chiesa, a casa nostra, nella conversazione… per “accettarle” in un modo che sia autenticamente ispirato a Cristo non richiede mai un compromesso della verità, ad esempio dicendo a qualcuno in qualche modo: “È il meglio che puoi fare”. Allo stesso modo, possiamo condividere la verità solo se in primo luogo condividiamo una relazione con qualcuno, e per svilupparla ci vogliono tempo e fiducia.

La conversazione di Nostro Signore con la donna al pozzo nel capitolo 4 del Vangelo di Giovanni ci offre un utile modello pastorale. Una necessità umana reciproca – l’acqua – apre la porta a una conversazione su un argomento di reciproco interesse: Dio. Gesù guida la conversazione, nella verità e nella compassione, verso gli argomenti della grazia, della vita eterna e della castità. Non inizia con la questione morale, ma non la evita. La donna, dal canto suo, in seguito descrive l’incontro con gioia, perché un altro cuore ha avuto un profondo interesse per il suo, e la verità trasmessa da quel Cuore l’ha resa libera.

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Negli ultimi sette anni,padre Paul Check, un sacerdote della diocesi di Bridgeport (Connecticut, Stati Uniti), è stato direttore esecutivo di Courage International (http://couragerc.org), l’apostolato della Chiesa cattolica per uomini e donne che sperimentano un’attrazione per lo stesso sesso, e di EnCourage, un ministero per i loro cari. Courage ha diffuso di recente un documentario, “The Desire of the Everlasting Hills”, disponibile on-line all’indirizzo http://everlastinghills.org.

[Traduzione a cura di Roberta Sciamplicotti]

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