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La Chiesa è stata assente durante la Rivoluzine Industriale? Non del tutto…

Bienheureux Frédéric Ozanam (1813-1853), à l’école de saint Vincent – it

Le blogue de Jacques Gauthier

Enrique Chuvieco - Aleteia - pubblicato il 30/09/14

Due laici, il francese Ozanam e l'italiano Toniolo, lottarono per la dignità degli operai e sono un modello ancora oggi

Jacques Maritain si chiedeva perché i santi non avessero sostenuto le rivendicazioni operaie durante la convulsa epoca industriale, mentre lo avevano fatto in altri momenti storici accompagnando i più deboli. Da questa “dimenticanza”, che favorì le nascenti ideologie socialiste per guidare l’azione contro le gravi ingiustizie che si commettevano, il filosofo francese escludeva Frédéric Ozanam e Giuseppe Toniolo, ancora non arrivati agli altari anche se sono in cammino.

Lo scorso anno si è celebrato il bicentenario della nascita di Ozanam (1813-1853), cattolico francese anche se nato a Milano che fondò nel 1833 le Società di San Vincenzo de’ Paoli, istituzioni attualmente diffuse in tutto il mondo per prendersi cura degli emarginati e dei diseredati delle trasformazioni economiche del XIX secolo.

Poliglotta – parlava ebraico, sanscrito e tedesco –, ottenne la cattedra di Diritto Mercantile, e in seguito quella di Letteratura straniera. In quell’epoca, in cui frequentava Chateaubriand, Lacordaire e il fisico Ampère, subì una crisi religiosa dalla quale uscì più consapevole del suo impegno con i più poveri, dei quali diceva: “Essi sono per noi le immagini di quel Dio che non vediamo, e visto che non sappiamo amarlo in altro modo, lo ameremo nelle loro persone”.

Proclamò che la carità doveva essere una preoccupazione dei cattolici, soprattutto quando imperversava la miseria tra la popolazione per l’inizio dell’industrializzazione, aggravata dall’epidemia di colera di Parigi. In questo senso, affermava con veemenza: “La terra si è raffreddata, spetta a noi cattolici rianimare il calore vitale che si spegne, siamo noi che dobbiamo ricominciare la grande opera della rigenerazione, anche se fosse necessario riprendere l’era dei martiri. Resteremo inerti in un mondo che soffre e geme?”

Critica al libero mercato

Per incanalare questa carità, organizzò una serie di conferenze di apologetica in cui si riunirono, con l’acquiescenza dell’arcivescovo Quélen, vari allievi della Sorbona che condividevano le sue idee e alcuni intellettuali per creare un corpo di docenti di religione che rivitalizzasse l’insegnamento dei postulati cristiani.

Da queste riunioni nacque nel 1833 la Conferenza di Carità, gruppo che aveva l’obiettivo di aiutare i più bisognosi. Due anni dopo adottò delle regole con le quali venne fondata la Società di San Vincenzo de’ Paoli. Ozanam cristalizzò così una delle sue frasi ricorrenti: “Abbiamo due vite, una per cercare la verità e difenderla, l’altra per praticarla”.

Esperto di storia, diritto, letteratura e dottrina sociale, Ozanam scrisse varie opere, ma il suo apporto principale e il motore delle sue azioni fu l’esercizio della carità, che doveva estendersi a tutti i bisognosi, anche a quelli che non erano cattolici o erano di altri Paesi.

È stato uno dei primi a criticare i postulati del libero mercato, che provocava tante disuguaglianze sociali. Le sue posizioni vennero spregiativamente ritenute vicine al socialismo, ma il suo impegno cattolico era chiaro a quanti non distorcevano le sue parole e le sue azioni: “Ho voluto senza dubbio consacrare la mia vita al servizio della fede, ma considerandomi servo inutile, operaio dell’ultima ora”. La sua esposizione della Dottrina Sociale della Chiesa cattolica nei suoi insegnamenti di Diritto Mercantile a Lione fu l’anticamera dell’enciclica Rerum novarum di papa Leone XIII.

Ozanam impegnò tutte le sue energie a favore dei più sfortunati, trascurando la sua salute. Morì a 42 anni lasciando 2.000 centri della Società di San Vincenzo de’ Paoli in 29 Paesi. La richiesta di beatificazione della sua persona è stata avanzata nel 1923, e il processo si è aperto il 15 marzo 1925, anche se non è stato reso effettivo fino a che Giovanni Paolo II non l’ha ratificato il 22 agosto 1997.

Giuseppe Toniolo

Domenica 29 aprile 2012, il cardinale Salvatore de Giorgi ha beatificato Giuseppe Toniolo (1845-1918) a nome di Benedetto XVI. Al sociologo ed economista italiano è stato attribuito un miracolo per sua intercessione nel paese in cui è sepolto.

Per Toniolo, collaboratore alla redazione dell’enciclica Rerum Novarum, i sistemi politici che non si basavano su Dio non potevano durare, alludendo al liberalismo e al socialismo.

Specializzato in sociologia economica, Toniolo, che aveva studiato Giurisprudenza nell’Italia dell’unificazione liberale che aveva alienato al papa i suoi territori, prese all’inizio in considerazione la vocazione sacerdotale, ma poi cambiò direzione generando sette figli con la moglie Maria Schiratti.

Appassionato della natura e dell’insegnamento, mostrò ai suoi figli le meraviglie che Dio aveva creato approfondendo allo stesso tempo il pensiero di San Tommaso d’Aquino e il misticismo di Santa Teresa di Gesù. Da questo derivò il fatto di considerare le relazioni economiche subordinate alla giustizia, come credeva la scolastica.

Guidò l’Azione Cattolica in Italia, fondò la Rivista Internazionale di Scienze Sociali, l’Associazione delle Donne Cattoliche e le Settimane Sociali per i lavoratori, ai quali disse di unirsi in Cristo. Instancabile nella sua dedizione, si impegnò per l’indissolubilità del matrimonio, la scuola cattolica e la difesa dei lavoratori.

Appoggiò Agostino Gemelli nella sua opera di fondazione dell’Università Cattolica di Milano per la formazione di un’élite cattolica. Il suo pensiero fu anche uno dei pionieri del corporativismo cattolico.

Nel 1887 incontrò don Bosco. Si univano così l’educatore dei figli del popolo e il difensore dei diritti degli uomini. Don Bosco gli chiese scherzando “Vieni e insegnami un po’ di economia, che ne ho bisogno”. Dieci anni prima era nata la Gioventù Cattolica Italiana, primo nucleo dell’Azione Cattolica italiana.

Nella sua scommessa sui lavoratori, l’economista non dimenticò il suo aspetto intellettuale ed elaborò una teoria sociologica che afferma il predominio dell’etica e dello spirito cristiano sulle dure leggi dell’economia. Nei suoi numerosi scritti, propose l’istituzione del riposo domenicale, il limite alle ore di lavoro, la difesa della piccola proprietà e la tutela del lavoro delle donne e dei giovani.

Sostenitore di un coinvolgimento più attivo dei cattolici nella vita sociale, divenne uno dei leader del movimento della “democrazia cristiana” e difese il valore economico-sociale della religione, conciliando così fede e scienza.

Nel 1908 pubblicò il “Trattato di economia sociale”. Alcuni anni prima aveva partecipato indirettamente alla redazione dell’enciclica sul lavoro e la questione sociale di Leone XIII, Rerum novarum (1891), che avrebbe gettato le basi della Dottrina Sociale della Chiesa.

Morì il 7 ottobre, festa della Madonna del Rosario, del 1918, a 73 anni.

La sua ingente opera, come quella di Ozanam, ne fa – come per l’autore francese – un promotore dell’associazionismo operaio cattolico e un sostenitore della causa dei più sfortunati nella dura epoca industriale. Allo stesso tempo, rafforza la percezione di Maritain per cui le conseguenze nel convulso e sanguinoso XX secolo sarebbero state diverse se più cattolici si fossero impegnati in ambito sociale negli anni precedenti.

[Traduzione a cura di Roberta Sciamplicotti]

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