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Un ponte tra cristiani e islam

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© Public Domain

Quotidiano Meeting - pubblicato il 24/08/14

Ragazzi di religioni e Paesi diversi si conoscono all’Università Cattolica e cominciano un dialogo sull’esperienza guidati dal professor Farouq

di Luca Maggi

Tutto è iniziato due anni fa a Milano, quando il professore egiziano Wael Farouq è atterrato per insegnare lingua araba all’Università Cattolica del Sacro Cuore. I visitatori del Meeting lo conoscono già perché da anni racconta l’esperienza di uomini vivi nel terremoto della primavera araba in un dialogo serrato con altre culture; Farouq è stato anche uno dei promotori del Meeting Cairo, di cui è tuttora vicepresidente.

Nella routine dei chiostri e delle aule di lezione accade qualcosa di nuovo: Randa – una ragazza di origini egiziane che studia Beni culturali – e altri ragazzi incontrano il professor Farouq, incuriositi dall’esperienza del Meeting egiziano. Così iniziano a stringere amicizia e si ritrovano insieme, per discutere delle cronache difficili che arrivano dal nord Africa, ma anche dei problemi quotidiani della vita universitaria.

Il fascino per il Meeting Cairo porta il gruppo di amici a volerlo raccontare a tutta l’università, con un incontro a cui partecipano anche molti ragazzi italiani che nel 2010 avevano partecipato da volontari. E alla prima iniziativa ne segue presto un’altra in cui il professor Farouq, insieme a don Ambrogio Pisoni, racconta di una nuova possibilità di confronto tra culture e identità diverse, quella dell’esperienza.

Il tentativo è di non partire dagli stereotipi che anche in Occidente rendono artificiale la convivenza, ma provando a comprendere la realtà di chi viene da lontano in un incontro personale, senza dover rinunciare a nulla di sé.
Il rapporto tra il professore e i ragazzi dell’università diventa sempre più tenace e il gruppo si allarga, attirando studenti anche da altri atenei.

Quindi, dalla Comunità Incontro sorta diversi anni prima nasce Swap (acronimo di Share with all people), con l’intento di condividere la propria identità per mostrarne la bellezza a tutti.

I ragazzi continuano a ritrovarsi, cristiani e musulmani di diversa provenienza, alla ricerca del filo rosso che può tenere insieme mondi considerati estranei l’uno all’altro. Così l’attualità s’intreccia con l’amicizia che nasce tra di loro, e questa diventa l’opportunità per prendere posizione su ciò che accade, in università come nel mondo.

Quest’anno l’amicizia del gruppo Swap ha dato un nuovo frutto, dallo studio degli avvenimenti della primavera araba e della rivoluzione egiziana: dopo quasi otto mesi di ricerche e di testimonianze raccolte, il 25 marzo è stata inaugurata all’Università Cattolica la mostra “Quando i valori prendono vita”, alla presenza di moltissimi studenti e di autorità internazionali, dal console d’Egitto Aly el-Halawlani a padre Samir Khalil Samir, docente all’Università San Giuseppe di Beirut. L’esposizione – che al Meeting è ospitata nel padiglione C1 – riporta alcuni fatti che hanno interessato gli ultimi anni di storia dell’Egitto, lasciando intravvedere la speranza di un ponte aperto tra diverse religioni, come quando migliaia di musulmani hanno rischiato la propria vita per difendere i cristiani e le loro chiese, preda dell’odio fondamentalista. A guardare la mostra sembra ritornare una frase che quest’anno è risuonata più volte: «Ciò che ci unisce è più forte di ciò che ci divide». A pronunciarla e a sottoscriverla furono i padri costituenti d’Europa, e in un anno di confronto sulle elezioni è diventata quasi un motto con cui aprire qualsiasi discussione. È curioso che i nuovi abitanti d’Europa possano riportarci, dalle sponde opposte del Mediterraneo, valori che noi europei avevamo trovato, ma che spesso ormai non sappiamo riconoscere: la mostra del gruppo Swap fa davvero scoprire qualcosa di nuovo, fa riconquistare un punto di vista sottovalutato e dimenticato, affollato da forme e protocolli. Senza bisogno di grandi dissertazioni, a nulla vale guardare con i propri occhi “quando i valori prendono vita” nel dialogo tra persone vive che, nel 2014, hanno il desiderio di non dare niente per scontato, proprio per poter riscoprire tutto.

Qui l’originale

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