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Coppie gay: ora il sostegno alla legge che vuole Renzi è bipartisan

United Kingdom Gay Marriage – it

AFP PHOTO/Leon Neal

Gelsomino Del Guercio - Aleteia - pubblicato il 04/07/14

Anche il leader del Ncd Alfano a favore delle unioni civili, come il premier e Berlusconi

«Non abbiamo difficoltà a ragionare, nell’ambito del codice civile, di un tema che esiste ed è la tutela delle persone che convivono, anche gay. Siamo pronti a un’accelerazione su questo genere di tutele, la nostra è un’apertura significativa». Le dichiarazioni riportate da L’Huffington Post (3 luglio) sono di Angelino Alfano, leader del Nuovo Centrodestra.

Crolla così anche uno degli ultimi baluardi a difesa della famiglia tradizionale. Il Nuovo Centrodestra, attraverso le parole del suo leader apre alle unioni civili e in questo modo si assottiglia sempre più il fronte che si schiera contro le unioni tra omosessuali. Peccato che lo stesso Alfano nel 2012, in piena campagna elettorale, affermava: «Se la sinistra andrà al governo – insiste – farà quello che ha fatto la sinistra in Spagna: il matrimonio tra uomini, le coppie di fatto, buttando fumo sulla società spagnola distraendo le forze migliori dalla crescita e lo sviluppo» (Il Fatto Quotidiano, 10 marzo 2012).

Ncd appariva granitico, fino a qualche tempo, sulla famiglia tradizionale. Il braccio destro di Alfano, Maurizio Sacconi ad inizio 2014, faceva un ragionamento che non ammetteva repliche: «Con il massimo rispetto per l’affettività di ciascuno, l’unica coppia che ha una dimensione pubblica è e resta quella tra un uomo e una donna che si uniscono in matrimonio. Il cedimento aprirebbe una rapida deriva: anche solo con sentenze si passerebbe presto all’estensione delle adozioni e dei benefici economici che già oggi, solo per il coniuge, costano 70 miliardi di euro l’anno» (Tempi, 3 gennaio 2014).

Lo stesso Sacconi, insieme ad Eugenia Roccella, Raffaele Calabrò, Alfredo Mantovano, Maurizio Gasparri e Gaetano Quagliariello, in un manifesto diffuso nell’agosto 2012, quando erano ancora nel Pdl, sostenevano che «l’introduzione del matrimonio omosessuale nel nostro ordinamento giuridico non è e non potrebbe essere una proposta reale e attuale da parte di nessun partito. Tale obiettivo, infatti, sarebbe impossibile da raggiungere se non attraverso una modifica della Costituzione: impresa nella quale nessuna forza politica può o vuole al momento cimentarsi» (L’Occidentale, 10 agosto 2012).

L’unica voce fuori dal coro, che oggi però sembra aver convinto tutti, è il ciellino di ferro Maurizio Lupi che su Repubblica del 2 gennaio scorso, in riferimento alle unioni gay, spiegava: «Non c’è fretta. Una modifica del codice civile non ci vede contrari, però nell’agenda di questo paese in crisi vengono prima altre cose». E invece no, il via libera alle unioni civile è diventato addirittura una priorità.

In questi giorni è piombata tra le forze parlamentari un’accelerazione inattesa. Che è giunta dopo l’apertura di un altro ormai ex difensore della famiglia tradizionale, cioè il leader di Forza Italia Silvio Berlusconi – che ha definito quella per i diritti delle coppie dello stesso sesso una «battaglia che in un paese moderno e democratico dovrebbe essere un impegno di tutti» (Corriere della Sera, 30 giugno 2014).

Ma è stato sopratutto il premier Matteo Renzi, che attraverso la bozza di legge consegnata dal deputato Monica Cirinnà, ha ufficialmente spalancato le porte alle unioni. L’Espresso del 27 giugno ha descritto nei dettagli la proposta di legge: «Non si chiamerà “matrimonio”, ma garantirà gli stessi diritti e doveri. Ad esclusione delle adozioni di figli. Marito e marito, dunque, moglie e moglie. Con cerimonia in municipio, davanti al sindaco con fascia tricolore. E con due testimoni, proprio come per le coppie eterosessuali. Si potrà anche prendere il cognome del coniuge, ereditarne i beni anche in assenza di testamento. Fino all’assistenza sanitaria. Il testo base sulle unioni civili fra omosessuali è pronto».

Il settimanale aggiungeva: «Il dibattito che rischia di infiammare il Parlamento sta per partire. La bozza è in commissione giustizia e, nei prossimi giorni, andrà in votazione». Ma di fuoco e fiamme, vista l’improvvisa accondiscendenza bipartisan, ce ne potrebbero essere molte meno di quelle attese.

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