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Legge elettorale, il sistema più equo è il proporzionale selettivo

Legge elettorale, il sistema più equo è il proporzionale selettivo

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Gelsomino Del Guercio - Aleteia Team - pubblicato il 03/12/13

Bonini: Consulta rinvia decisione sul Porcellum? Scelta saggia, ma è impressionante la debolezza del sistema politico e istituzionale

«Si prospettano tempi più lunghi per la decisione della Consulta sulla legge elettorale. Decisione che, da quanto emerge al termine dell'udienza che si è chiusa poco fa, potrebbero non arrivare tra oggi e domani ma slittare al 2014. "Sarebbe infondato e pretestuoso qualsiasi dubbio sull'ammissibilità" del ricorso sulla legge elettorale. Lo ha detto l'avvocato Aldo Bozzi, promotore dei ricorsi, nell'udienza in Corte Costituzionale. "Questa era l'unica azione proponibile a tutela del voto libero e diretto, arbitrariamente violato" dal Porcellum, ha aggiunto» (Avvenire, 3 dicembre).

La maledizione del Porcellum potrebbe colpire anche la Consulta. Dopo i rinvii a catena nelle aule parlamentari anche la Corte Costituzionale potrebbe prolungare l'agonia del sistema elettorale italiano. Il perché di questa lentezza nel modificare la legge Calderoli lo spiega ad Aleteia Francesco Bonini, professore ordinario di storia delle istituzioni politiche alla Lumsa di Roma, che propone di puntare al «proporzionale selettivo» per plasmare un sistema elettorale che sia efficiente e funzionale.  

Professor Bonini, anche la Consulta rinvia la decisione sulla legge elettorale.

«L'attuale sistema elettorale giova alla gran parte degli attori in campo. Giova perché da un lato consente la nomina dei parlamentari, dall'altro consente di ambire ad un premio di maggioranza molto superiore alle possibilità elettorali di qualsiasi forza politica. In realtà l'attuale sistema elettorale giova alla gran parte degli attori in campo. Giova perché da un lato consente la nomina dei parlamentari, dall'altro consente di ambire ad un premio di maggioranza molto superiore delle possibilità elettorali di qualsiasi forza politica. Ma, guardi, è una mostruosità che la Corte Costituzionale debba giudicare su atto del Parlamento. Il questo contesto se anche ci fosse un rinvio, sarebbe un segno di saggezza, fermo restando la debolezza del sistema politico e istituzionale».

Il Mattarellum sembra essere diventato l'àncora di salvezza per cancellare l'attuale Porcellum.

«E invece è un sistema elettorale molto complesso e debole. E' frutto del referendum abrogativo del 1993. Non è una legge pensata in positivo, ma una specie di espediente. Anche all'epoca nessuna forza politica e nessun accordo era possibile per costruire un sistema elettorale che fosse semplice e coerente. Pertanto il Mattarellum è l'aggregazione di due possibilità, ovvero un maggioritario puro e un recupero proporzionale. Quindi per definizione non è chiaro e coerente, e non a caso si è provato a cambiarlo sin da subito, ma si è riusciti solo col compromesso al ribasso della legge Calderoli, il Porcellum, del 2005. Ecco si riscopre il Mattarellum perché di fronte al peggio, sembra buono, ma in realtà non lo è».

Undici anni per cambiare una legge elettorale e farne una peggiore?

«Siamo in una fase di lunga transizione, preda di veti incrociati tra attori deboli. Questo comporta la paralisi decisionale. Non credo che le cose cambieranno in breve tempo anche perché l'elettorato dà oggi sempre più segnali di protesta. I cittadini sono preoccupati per il presente ma sopratutto per il futuro».

Quindi lei è abbastanza scettico su modifiche all'attuale legge nei prossimi mesi?

«Noi avremo una consultazione elettorale sicura che è quella delle europee, per la quale la campagna elettorale è già iniziata. E' difficile stringere accordi tra forze politiche durante una campagna elettorale perché ognuno tutela la propria identità partitica in contrapposizione agli altri. Certo bisogna essere realisti ma non abbandonarsi alla disperazione. E' necessario che le forze sociali e culturali del paese facciano pressione sui politici affinché si assumano le loro responsabilità».   

Invece secondo lei qual è il sistema elettorale più equo e giusto per gli elettori?

«Il sistema elettorale ideale non esiste. Bisogna sempre tenere conto di due principi opposti da rispettare: massima rappresentanza da un lato e dall'altro migliore capacità di decisione. Io ritengo che il "migliore" sistema elettorale sia il proporzionale selettivo».

Cioè?

«Assegnate una rappresentanza in proporzione al peso delle forze politiche, facendo pesare una clausola di sbarramento che oscilli intorno al 5%. Questa tipologia di sistema può essere introdotto in termini espliciti, o in termini impliciti, riconsiderando la formula dei collegi e ponendo correttivi rispetto ai precedenti sistemi proporzionali. In Spagna sta funzionando benissimo. Ritengo tuttavia dagli esiti elettorali in Europa, che la gran parte dei paesi possa essere governata da accordi di coalizione per fronteggiare una fase politica e istituzionale come quella della più grande crisi economica e sociale dal secondo dopoguerra. Occorrono, dunque, larghe intese e vanno accantonate ipotesi maggioritarie, che magari in un altro contesto storico avrebbero pure un loro fondamento».  

All'orizzonte c'è il rischio che esplodano anche elettoralmente i populismi.

«La situazione europea ci insegna che una parte considerevole dell'opinione pubblica, intorno al 25%, in questo momento assume posizioni di protesta e rifiuto. Indubbiamente bisogna tenere conto di questo fenomeno e dare ad esso la possibilità di un'espressione per così dire istituzionale, ma allo stesso tempo limitarlo con possibilità di accordi e convergenze di governo che hanno posizioni costruttive. Questo è avvenuto in Gran Bretagna, Germania, Austria e Grecia».

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