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CyberGrace, la logica hacker nella vita di fede

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Lucandrea Massaro - pubblicato il 12/04/13

L'ultimo e-book di padre Antonio Spadaro, direttore della “Civilità Cattolica”

Una volta si sarebbe detto che il tal autore aveva “dato alle stampe” una nuova opera. Anche questo modo di dire andrà superato anche perché – nello specifico – vogliamo analizzare un e-book: “CyberGrace” del direttore della “Civilità Cattolica”, il gesuita Antonio Spadaro.

Teorico della cosiddetta “cyberteologia", Spadaro affronta in questo agile volumetto di una ventina di pagine alcuni aspetti chiave dei nuovi media e della capacità che essi hanno di costruire un immaginario differente da quello sequenziale della carta stampata o della tv tradizionale, e di come questo abbia un impatto sulla fede e sulla spiritualità.

E' in effetti un lavoro pregevole e per nulla banale quello che il gesuita ha in testa, il fatto che parli di file sharing o di connettività per argomentare sull'esperienza di fede nel mondo contemporaneo è la prova di come internet, gli smartphone e l'informatica abbiano oggi – sull'umanità in generale, sull'uomo occidentale in particolare – un peso determinante nella nostra rappresentazione della realtà: “Tra le tante mi soffermo su una: il possibile cambiamento radicale nella percezione della domanda religiosa”. Da sempre la fede cristiana adopera la metafora e le altre figure retoriche per spiegare ed avvicinare il proprio popolo ai misteri di Dio, affrontare come i linguaggi, e dunque l'organizzazione del pensiero, siano mutati nell'era di “internet come ambiente” è una tappa essenziale per capire come evangelizzare questi nuovi “luoghi” e in particolare i suoi cittadini più smaliziati: le giovani generazioni, gli under 30 completamente immersi nei social network.

Così Spadaro ci introduce al cambio di punto di vista: “L’immagine che oggi è più presente è quella dell’uomo che si sente smarrito se il suo cellulare non ha campo o se il suo device tecnologico (computer, tablet o smartphone) non può accedere a qualche forma di connessione di rete wireless. Se una volta il radar era alla ricerca di un segnale, oggi invece siamo noi a cercare un canale di accesso attraverso il quale i dati possano passare”. L'uomo moderno si fa “decoder”, immerso com'è nelle informazioni, egli seleziona solo i contenuti che lo interessano, solo i contenuti che danno un senso alla sua vita e alla sua ricerca personale: “La logica di Instapaper consiste nel fatto che i dati frutto delle mie ricerche vengono 'pescati' dalla Rete, selezionati per interesse, privati dalle loro radici e fatti convergere su una piattaforma che li conserva in modo che sia possibile rinviare la lettura a un momento successivo. Così si sviluppa il senso che la conoscenza è chiamata ad orbitare attorno al soggetto in maniera a lui del tutto funzionale e orientata. Oggi la fede sembra partecipare di questa logica che è un modo per gestire la complessità”.



Ecco che il nuovo richiama l'antico, segno che la strada è probabilmente quella giusta: “La grande parola da riscoprire, allora, è una vecchia conoscenza del vocabolario cristiano: il discernimento. La risposta è il luogo di emersione della domanda. Tocca all’uomo d’oggi distinguere le domande religiose vere dalle risposte che lui si vede offrire continuamente. È un lavoro complesso, che richiede una grande preparazione e una grande sensibilità spirituale”.

Di qui la domanda teologica e pastorale che l'autore si pone e propone ai lettori (sacerdoti, educatori, comunicatori): “Quale sarà dunque la spiritualità di quelle persone il cui modus cogitandi è in fase di 'mutazione' a causa del loro abitare nell’ambiente digitale? […] Una via per evitare questa perdita e per vivere una spiritualità significativa e incarnata nell’oggi consiste nel fare appello a quelle fonti vive della tradizione cristiana che hanno saputo dare indicazione su come essere in actione contemplativi, coniugando interazione e contemplazione ed evitando di opporre troppo velocemente profondità a interazione, superficialità a interiorizzazione”.


“La spiritualità – spiega molto efficacemente padre Spadaro – è una sorta di hacking interiore, qualcosa che rompe il sistema e che ne cambia le regole, le visioni abituali, le logiche automatiche, ponendo la domanda di senso. Le nuove tecnologie plasmano non solo il nostro modo di vivere, ma anche il nostro modo di orientare ed esprimere il nostro spirito e il nostro rapporto con Dio”. In una parola: “Conversione”.

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