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“Spiritualità sì, religione no”

Mirko Testa - pubblicato il 02/10/12

La filosofia di chi non cerca un centro di gravità permanente

Riscuote sempre più successo lo stile di vita del “Sono spirituale ma non religioso”. Ma cosa c'è dietro questo atteggiamento? Le istituzioni come le Chiese sono considerate rigide e coercitive, ma non ci sarà forse dietro un tentativo di sfuggire alle responsabilità e scegliere solo l'aspetto più semplice e meno impegnativo?

Per Alan Miller, co-direttore del The New York Salon, il ritornello sempre più ossessionante del “Sono spirituale, ma non religioso” è “uno degli aspetti più retrogradi della società contemporanea” e sottolinea “l'implosione della fede che ha colpito al cuore la società occidentale” (Religion.blog.cnn.com, 29 settembre).

Ad essere interessati da questo nuovo “movimento” – che in realtà non si può definire propriamente tale perché ciò presupporrebbe un aspetto organizzativo invece mancante – sono soprattutto i giovani, anche se studi recenti hanno indicato che la gente non ha realmente smesso di credere in Dio, ma si è allontanata dalle istituzioni formali.

“Sembra che il semplice fatto di far parte di un'istituzione religiosa sia oggi associato a qualcosa di negativo, spaziando dal diritto religioso all'abuso di bambini fino alle Crociate e ovviamente al terrorismo contemporaneo”, ha osservato Miller.

Quanti dicono di essere spirituali ma non religiosi sostengono che essendo indipendenti – “scegliendo un 'rapporto individuale' con qualche concetto di 'potere superiore', energia, unicità ecc.” – sono in una relazione più profonda rispetto a chi è inserito in un'istituzione ampia come una Chiesa.

Un atteggiamento di questo tipo “si adatta al messaggio che stiamo ricevendo sempre più frequentemente per cui 'sentire' qualcosa in qualche modo è più puro e forse più 'vero' che doversi adattare alla dottrina, alle pratiche, alle regole e alle osservazioni di un'istituzione formale”.

L'approccio “spirituale ma non religioso” vede l'essere umano come qualcuno che “vuole semplicemente sperimentare 'cose belle' e 'sentirsi meglio'. C'è una ben scarsa trasformazione, e nulla che sottolinei un qualsiasi tipo di progetto che possa ispirarci o modificarci”.

Secondo Miller, alla base di questo atteggiamento c'è il fatto di non voler prendere decisioni. “Prendete posizione!”, esorta. “Quale? Credere in Dio e nella Scrittura o impegnarsi nei confronti dell'ideale illuministico della conoscenza basata sull'uomo, della ragione e dell'azione? Essere spirituali ma non religiosi evita di dover pensare troppo al fatto di dover decidere”.

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